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Ricorso inammissibile: le conseguenze per il ricorrente

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché le motivazioni addotte dall’imputato contro la sentenza della Corte d’Appello sono state ritenute generiche. L’ordinanza conferma la sussistenza di una circostanza aggravante, basata su moventi di astio e vendetta. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende. Viene inoltre chiarito che la richiesta di liquidazione delle spese da parte della parte civile è inammissibile se depositata oltre il termine di quindici giorni prima dell’udienza.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Impugnazione si Ferma in Cassazione

Presentare un ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, una fase delicata in cui si contesta la corretta applicazione della legge da parte dei giudici di merito. Tuttavia, non tutti i ricorsi superano il vaglio preliminare della Corte. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile e delle sue dirette conseguenze, sia per il ricorrente che per la parte civile. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i principi applicati.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte di Appello di Catania. La difesa contestava la decisione dei giudici di secondo grado, in particolare riguardo al riconoscimento di una circostanza aggravante prevista dall’articolo 61, n. 1 del codice penale, ovvero l’aver agito per motivi abietti o futili. Secondo il ricorrente, le motivazioni della Corte territoriale su questo punto non erano sufficienti a giustificare l’aggravante.

La Valutazione sul Ricorso Inammissibile della Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, ha concluso per la sua manifesta infondatezza. I giudici supremi hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse, in realtà, illustrato in modo completo e logico le ragioni che sostenevano la presenza dell’aggravante. Erano stati chiaramente descritti i sentimenti di astio e vendetta, le condotte devianti dell’imputato e la sua ostinazione nel rifiutare le decisioni della persona offesa. Questi elementi, secondo la Corte, configuravano un ‘movente spregevole ed esecrabile’, giustificando pienamente l’applicazione dell’aggravante.

Il ricorso dell’imputato, al contrario, è stato giudicato generico, in quanto non si confrontava specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a una critica non pertinente. Questa carenza ha portato direttamente alla dichiarazione di ricorso inammissibile.

La Posizione della Parte Civile e i Termini Processuali

Un altro aspetto interessante dell’ordinanza riguarda la richiesta di liquidazione delle spese processuali avanzata dalla parte civile. La Cassazione ha dichiarato anche questa richiesta inammissibile. La Corte ha infatti richiamato un proprio precedente (sentenza n. 7852/2020), secondo cui, nei procedimenti in camera di consiglio, la richiesta di liquidazione delle spese deve essere contenuta in una memoria depositata entro il termine di quindici giorni prima dell’udienza. Poiché la parte civile non ha rispettato tale termine, la sua richiesta non è stata presa in considerazione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione principale per cui il ricorso è stato dichiarato inammissibile risiede nella sua genericità. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si riesaminano i fatti, ma un giudice di legittimità che valuta la corretta applicazione delle norme di diritto. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere critiche specifiche e puntuali alla sentenza impugnata, evidenziando errori di diritto o vizi logici nella motivazione. In questo caso, il ricorso non ha assolto a tale funzione.

Di conseguenza, in applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, non ravvisando ipotesi di esonero, lo ha condannato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di inammissibilità del ricorso.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali della procedura penale in Cassazione.

1. La specificità dei motivi di ricorso: Non è sufficiente una critica generica alla sentenza impugnata; è necessario articolare censure precise che mettano in discussione la legittimità della decisione. Un ricorso vago è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile.
2. Le conseguenze economiche: La dichiarazione di inammissibilità non è priva di effetti. Comporta l’automatica condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende. Questo serve a disincentivare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate.

Infine, la pronuncia offre un importante monito anche per le parti civili, sottolineando la perentorietà dei termini per la presentazione delle richieste di liquidazione delle spese, a pena di inammissibilità.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, se non vi sono cause di esclusione, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Per quale motivo il ricorso dell’imputato è stato ritenuto inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché le sue motivazioni erano generiche e non contestavano in modo specifico e pertinente le argomentazioni ben illustrate dalla Corte d’Appello riguardo alla sussistenza della circostanza aggravante.

La parte civile può sempre ottenere il rimborso delle spese legali in Cassazione?
No. Nel procedimento in camera di consiglio, la richiesta della parte civile per la liquidazione delle spese è inammissibile se viene presentata tramite una memoria depositata oltre il termine di quindici giorni prima della data dell’udienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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