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Ricorso inammissibile: le conseguenze in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di cui all’art. 651 c.p. Il ricorso è stato respinto perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita nel giudizio di legittimità, e perché l’eccezione di prescrizione è stata ritenuta infondata a causa di un periodo di sospensione del processo. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una terza occasione per ridiscutere i fatti. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile, sottolineando la distinzione fondamentale tra giudizio di merito e di legittimità. Questo caso evidenzia come un appello mal impostato possa tradursi non solo in una sconfitta, ma anche in sanzioni economiche per il ricorrente.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza del Tribunale di Busto Arsizio, con cui un imputato veniva condannato per il reato previsto dall’art. 651 del codice penale (rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale). L’imputato, ritenendo ingiusta la condanna, decideva di presentare ricorso per Cassazione.

Le sue doglianze si basavano su due punti principali:

1. Una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo all’accertamento della sua responsabilità penale.
2. L’avvenuta estinzione del reato per prescrizione, ovvero per il superamento dei termini massimi previsti dalla legge per giungere a una condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto completamente le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza, ma si ferma a un livello precedente, constatando che il ricorso stesso non aveva i requisiti per essere giudicato.

La Corte ha stabilito che i motivi presentati erano “non consentiti e manifestamente infondati”, portando a una condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi distinti, uno per ciascun motivo di ricorso.

1. La pretesa di rivalutare i fatti

Il primo motivo di ricorso, relativo alla responsabilità dell’imputato, è stato giudicato inammissibile perché tendeva a “riproporre valutazioni in fatto”. Questo è un errore comune ma fatale nei ricorsi per Cassazione. La Corte Suprema non è un “terzo grado di merito”; il suo compito, detto giudizio di legittimità, è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio. Non può, invece, riesaminare le prove (come testimonianze o documenti) per giungere a una diversa ricostruzione dei fatti. Tentare di farlo rende il ricorso, su quel punto, automaticamente inammissibile.

2. Il calcolo della prescrizione e l’effetto della sospensione

Anche il secondo motivo, relativo alla prescrizione, è stato rigettato. La difesa sosteneva che il tempo per punire il reato fosse scaduto. Tuttavia, la Corte ha rilevato che nel corso del processo vi era stato un periodo di sospensione (nella fattispecie, un rinvio per astensione di un giudice durato quasi cinque mesi). I periodi di sospensione del processo, per legge, “congelano” il decorso della prescrizione. Sottraendo questo periodo dal calcolo totale, la sentenza impugnata risultava emessa entro i termini di legge. Di conseguenza, l’eccezione di prescrizione è stata giudicata manifestamente infondata.

Le Conclusioni: Le Conseguenze dell’Inammissibilità

La dichiarazione di ricorso inammissibile non è priva di conseguenze. L’articolo 616 del codice di procedura penale prevede che, in questi casi, il ricorrente sia condannato:

1. Al pagamento delle spese processuali.
2. Al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. L’importo, stabilito discrezionalmente dal giudice, è stato fissato in questo caso in 3.000 euro, ritenuto congruo dalla Corte.

Questa sanzione viene applicata perché si presume la “colpa” del ricorrente nell’aver promosso un giudizio che non poteva avere successo fin dall’inizio, gravando inutilmente sul sistema giudiziario. L’ordinanza sottolinea come non vi fossero elementi per escludere tale colpa. La decisione serve quindi da monito sull’importanza di valutare attentamente i presupposti e i limiti del ricorso per Cassazione prima di intraprendere questa strada.

Cosa significa quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che l’appello non può essere esaminato nel merito perché presenta vizi fondamentali, come il tentativo di ridiscutere i fatti già accertati dai giudici precedenti, anziché contestare unicamente errori nell’applicazione della legge.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende, a meno che non dimostri di non avere colpa nell’aver causato l’inammissibilità.

La sospensione del processo per astensione di un giudice influisce sulla prescrizione del reato?
Sì, il provvedimento conferma che il periodo durante il quale il processo è sospeso non viene conteggiato nel calcolo del tempo necessario a far estinguere il reato per prescrizione, di fatto allungando i termini per arrivare a una decisione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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