LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: le conseguenze e la decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la violazione di prescrizioni imposte. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso fossero una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello, senza contestare efficacemente la motivazione della sentenza impugnata riguardo la volontarietà della condotta e l’impossibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa dell’abitualità del comportamento del reo. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna Senza Esaminare il Merito

Presentare un ricorso in Cassazione richiede argomentazioni solide e specifiche, capaci di evidenziare vizi di legge o di motivazione nella sentenza impugnata. Quando ciò non avviene, il risultato è una declaratoria di ricorso inammissibile, come stabilito dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza. Questo articolo analizza un caso emblematico, che offre spunti cruciali sulla differenza tra contestare una decisione e riproporre sterilmente le medesime difese, nonché sulle conseguenze di tale scelta processuale.

Il caso riguarda un individuo condannato sia in primo grado sia in appello per la violazione, in due distinte occasioni, delle prescrizioni previste dall’art. 75, comma 2, del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia). La pena inflitta era di otto mesi e venti giorni di reclusione, nonostante la concessione delle attenuanti generiche equivalenti alla recidiva contestata. L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, ha proposto ricorso per cassazione, ma l’esito non è stato quello sperato.

Le Ragioni del Ricorso e la Risposta della Corte

Il ricorrente basava il suo appello su due argomenti principali:

1. Insussistenza del reato: Sosteneva che la sua condotta non integrasse gli estremi del reato contestato, negando la presenza dell’elemento soggettivo (la volontarietà).
2. Errata applicazione della legge: Censurava il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rilevato come tali argomentazioni non fossero altro che una ripetizione di quelle già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. La sentenza di secondo grado aveva già spiegato in modo logico e coerente perché le giustificazioni addotte per il ritardo nella presentazione agli uffici di polizia fossero riconducibili a fattori ‘prevenibili e controllabili’ dall’imputato. Di conseguenza, la violazione era stata il frutto di una ‘scelta volontaria’, configurando pienamente il dolo richiesto dalla norma.

Le Motivazioni: Perché il ricorso inammissibile è stato confermato

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi consolidati del diritto processuale penale. Un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione delle difese già esaminate nei gradi di merito. Deve, invece, individuare specifici errori di diritto o palesi vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata.

Nel caso di specie, il ricorrente non ha fatto altro che reiterare le sue tesi senza confrontarsi criticamente con le ragioni esposte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva chiaramente motivato la sua decisione, e il ricorso non ha saputo scalfire la coerenza di quel ragionamento.

Inoltre, per quanto riguarda la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., il ricorso ignorava completamente un punto decisivo menzionato nella sentenza d’appello: la preclusione derivante dall’abitualità della condotta. La norma sulla particolare tenuità del fatto non si applica, infatti, a chi delinque abitualmente, e la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato questa circostanza ostativa. Il silenzio del ricorrente su questo punto ha reso la sua censura manifestamente infondata.

Le Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Decisione

La declaratoria di ricorso inammissibile non è priva di conseguenze. La prima e più importante è che la sentenza di condanna diventa definitiva. In secondo luogo, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma significativa (tremila euro) alla Cassa delle ammende, a titolo sanzionatorio per aver intrapreso un’impugnazione infondata. Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale: un ricorso efficace deve dialogare con la decisione che contesta, attaccandone le fondamenta logico-giuridiche, e non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già ritenute infondate.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza contestare specificamente le motivazioni della sentenza impugnata. In pratica, non ha presentato nuovi e validi vizi di legittimità.

Come ha valutato la Corte l’elemento soggettivo del reato?
La Corte ha confermato la valutazione del giudice d’appello, secondo cui la violazione commessa era frutto di una scelta volontaria. Le cause del ritardo nella presentazione alla polizia sono state considerate ‘prevenibili e controllabili’ dal ricorrente, integrando così l’elemento soggettivo del reato.

Per quale motivo non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
L’applicazione di tale beneficio è stata esclusa a causa dell’ ‘abitualità’ del comportamento del reo. La legge prevede che la non punibilità per particolare tenuità del fatto non si applichi ai soggetti che sono considerati delinquenti abituali, e la sentenza impugnata aveva già evidenziato questa preclusione, che il ricorso non ha contestato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati