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Ricorso inammissibile: le conseguenze di un appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché si limitava a riproporre motivi già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. La decisione evidenzia che, per essere ammissibile, un ricorso deve contenere una critica specifica alla sentenza impugnata. In questo caso, la contestazione sul mancato riconoscimento di un’attenuante e di benefici di legge è stata giudicata generica, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di un Appello Ripetitivo

Quando si impugna una sentenza, non è sufficiente dissentire dalla decisione; è necessario articolare critiche specifiche e pertinenti. Un caso recente della Corte di Cassazione illustra perfettamente le conseguenze di un ricorso inammissibile, ovvero un appello che si limita a ripetere argomentazioni già respinte, senza confrontarsi con le motivazioni del giudice precedente. Analizziamo questa ordinanza per comprendere i requisiti di un ricorso efficace e i rischi di un’impugnazione formulata in modo generico.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’imputato, condannato in secondo grado, ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando un unico vizio: la carenza e l’illogicità della motivazione con cui i giudici di merito avevano negato la concessione dell’attenuante del risarcimento del danno (prevista dall’art. 62, n. 6, del codice penale) e dei cosiddetti ‘doppi benefici di legge’ (come la sospensione condizionale della pena).

L’imputato sosteneva, in sostanza, che la Corte d’Appello avesse errato nel non ridurre la sua pena, nonostante avesse parzialmente risarcito la persona offesa.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione (se l’attenuante dovesse essere concessa o meno), ma si ferma a un livello procedurale. La Corte ha stabilito che il ricorso non superava il vaglio di ammissibilità perché era meramente ‘riproduttivo’.

In altre parole, l’imputato non ha formulato una critica puntuale e specifica contro le argomentazioni della sentenza d’appello, ma si è limitato a riproporre le stesse doglianze già valutate e respinte in secondo grado. Questo tipo di ricorso non è consentito, perché il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito in modo netto le ragioni della sua decisione. Il principio fondamentale è che un ricorso, per essere ammissibile, deve instaurare un dialogo critico con la sentenza che si impugna. Nel caso specifico, i giudici hanno evidenziato due punti cruciali già affrontati e motivati dalla Corte d’Appello:

1. Incongruità del Risarcimento: La sentenza di secondo grado aveva già spiegato perché il risarcimento offerto alla persona offesa era stato ritenuto ‘non congruo’, ovvero insufficiente a integrare pienamente l’attenuante. Il ricorso non ha contestato specificamente questa valutazione, limitandosi a lamentare genericamente il mancato riconoscimento del beneficio.

2. Entità della Pena e Benefici di Legge: La Corte d’Appello aveva inoltre sottolineato che la pena inflitta, superiore ai due anni di reclusione, impediva per legge il riconoscimento dei ‘doppi benefici’ richiesti. Anche su questo punto, il ricorso non ha mosso una critica specifica, ma ha solo riproposto una richiesta già legalmente preclusa.

Poiché il ricorso si è dimostrato privo di una critica analitica e specifica, è stato considerato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per scoraggiare impugnazioni dilatorie o manifestamente infondate.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del diritto processuale: un’impugnazione deve essere specifica, non generica. Non basta essere in disaccordo con una decisione; è necessario smontare, pezzo per pezzo, le argomentazioni logico-giuridiche su cui essa si fonda. Un ricorso inammissibile perché ripetitivo non solo non produce alcun risultato utile per il ricorrente, ma comporta anche significative conseguenze economiche. La decisione serve da monito sull’importanza di affidarsi a una difesa tecnica che sappia articolare motivi di ricorso pertinenti e critici, evitando di sprecare risorse processuali in impugnazioni prive di fondamento.

Cosa significa che un ricorso è ‘inammissibile’?
Significa che il giudice non esamina la questione nel merito perché l’atto di impugnazione manca dei requisiti richiesti dalla legge. In questo caso, il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era ‘riproduttivo’, cioè si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già respinte dal giudice precedente senza una critica specifica.

Perché non è stata concessa l’attenuante del risarcimento del danno?
La Corte d’Appello, con motivazione ritenuta valida dalla Cassazione, ha considerato che la cifra versata a titolo di risarcimento alla persona offesa non fosse congrua, cioè non fosse adeguata e sufficiente per giustificare la diminuzione di pena.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Oltre a non ottenere la riforma della sentenza, chi presenta un ricorso inammissibile viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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