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Ricorso inammissibile: le censure generiche

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per false dichiarazioni (art. 496 c.p.). I motivi sono stati ritenuti generici, volti a una non consentita rivalutazione dei fatti, e uno dei punti sollevati (la non punibilità per particolare tenuità del fatto) è stato proposto per la prima volta in Cassazione. La decisione conferma la condanna e aggiunge il pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di una Decisione della Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 18666 del 2024, offre un chiaro esempio di come un’impugnazione possa naufragare di fronte ai rigidi paletti del giudizio di legittimità. Il caso riguarda un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per false dichiarazioni, e la decisione della Suprema Corte sottolinea principi fondamentali della procedura penale, come la distinzione tra questioni di diritto e di merito e la corretta formulazione dei motivi di impugnazione.

I Fatti del Processo

Un soggetto veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Milano per il reato di cui all’art. 496 c.p., per aver fornito false dichiarazioni a un pubblico ufficiale riguardo la propria appartenenza a un’agenzia di intelligence. La sentenza veniva integralmente confermata dalla Corte d’Appello di Milano, realizzando una cosiddetta “doppia conforme”.

L’imputato decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, affidando la sua difesa a due motivi principali: un’errata valutazione delle prove e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131 bis c.p.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, dichiarandolo integralmente inammissibile. Vediamo nel dettaglio perché ciascuna censura è stata respinta.

La Genericità delle Censure sul Merito

Il primo motivo lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo all’affermazione di responsabilità. L’imputato sosteneva che non fosse stato adeguatamente provato che le sue false dichiarazioni fossero state rese in risposta a una specifica richiesta dell’agente operante.

La Cassazione ha liquidato questa doglianza come una censura di merito, del tutto generica. I giudici hanno ribadito che il loro compito non è quello di riesaminare le prove o di fornire una lettura alternativa dei fatti, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge. Poiché sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano concordemente stabilito che le dichiarazioni erano seguite alla richiesta di declinare le generalità, il motivo si risolveva in un tentativo, non consentito, di ottenere una nuova valutazione del compendio probatorio.

La Proposizione Tardiva della Particolare Tenuità del Fatto

Il secondo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131 bis c.p., è stato giudicato inammissibile per due ragioni distinte. In primo luogo, è stato ritenuto assolutamente generico nella sua formulazione, in violazione dell’art. 581 c.p.p., che richiede specificità nei motivi di impugnazione.

In secondo luogo, e in modo dirimente, la Corte ha rilevato che questa specifica richiesta non era mai stata avanzata nei motivi di appello. Proporre una questione per la prima volta in sede di legittimità è una pratica vietata dall’art. 606, co. 3, c.p.p., che rende il relativo motivo inammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati. Ha sottolineato che il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. Pertanto, sono precluse tutte le argomentazioni che, pur mascherate da vizi di legge, mirano in realtà a una riconsiderazione dei fatti. Il concetto di “doppia conforme” ha ulteriormente rafforzato la decisione, poiché le motivazioni dei due giudici di merito si sono saldate in un unico blocco argomentativo.

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro a favore della cassa delle ammende. La Corte ha giustificato tale condanna sottolineando l’evidente inammissibilità dei motivi, che non consentiva di ritenere l’impugnante immune da colpa nel proporre il ricorso.

Conclusioni: Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile

Questa ordinanza serve da monito: un ricorso per cassazione deve essere formulato con estremo rigore tecnico. Non può essere un’occasione per ridiscutere i fatti, ma deve concentrarsi su specifiche violazioni di legge o vizi logici manifesti nella motivazione del giudice d’appello. Introdurre motivi nuovi o formulare censure generiche conduce inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente aggravio di spese per il ricorrente. La decisione evidenzia l’importanza di una strategia difensiva che articoli tutte le questioni rilevanti fin dai primi gradi di giudizio.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando si basa su censure di merito che mirano a una rivalutazione delle prove, quando è formulato in modo generico, o quando introduce motivi che non sono stati proposti nei precedenti gradi di giudizio.

È possibile chiedere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.) per la prima volta in Cassazione?
No, la sentenza chiarisce che tale richiesta, se non è stata presentata nei motivi di appello, non può essere introdotta per la prima volta con il ricorso per cassazione. Farlo rende il relativo motivo inammissibile.

Cosa significa che le sentenze di primo e secondo grado formano una “doppia conforme”?
Significa che la sentenza d’appello ha confermato pienamente quella di primo grado. In questo caso, le motivazioni delle due sentenze si integrano a vicenda, creando un unico corpo argomentativo solido che è più difficile da contestare efficacemente in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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