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Ricorso inammissibile: l’appello deve essere specifico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per spaccio di stupefacenti. Il motivo, basato sulla presunta mancata valutazione delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., è stato giudicato generico e assertivo, poiché non specificava quali cause sarebbero state trascurate né su quali basi fattuali. La Corte ribadisce che una motivazione di condanna approfondita include implicitamente la valutazione sull’insussistenza di cause di proscioglimento.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché i Motivi Generici non Funzionano in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi in Cassazione, sottolineando come la genericità dei motivi conduca inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: non basta evocare una norma di legge, ma è necessario argomentare in modo specifico e puntuale, confrontandosi con la decisione impugnata. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Processo

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte d’Appello aveva confermato la pena di 4 anni e 2 mesi di reclusione e 20.000 euro di multa, basando la decisione su prove concrete. Durante le indagini, infatti, erano stati rinvenuti ingenti quantitativi di diverse droghe (oltre 90 grammi di cocaina, 137 di hashish e 50 di marijuana), materiale per il confezionamento e appunti manoscritti con nomi e cifre. Questi elementi, secondo i giudici di merito, delineavano un quadro di un’attività di spaccio continuativa e non occasionale, respingendo la richiesta di riqualificazione del reato in un’ipotesi di minore gravità.

Il Ricorso Inammissibile e la Decisione della Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando un unico motivo: la mancanza di motivazione da parte della Corte d’Appello sulla sussistenza di eventuali cause di proscioglimento previste dall’art. 129 del codice di procedura penale.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile definendolo ‘apodittico ed assertivo’. Il ricorrente, infatti, si era limitato a menzionare la norma senza specificare a quali cause di proscioglimento facesse riferimento e quali elementi fattuali o giuridici avrebbero dovuto indurre la Corte territoriale a rilevarne l’esistenza. Una tale doglianza si traduce, secondo gli Ermellini, in una richiesta mascherata di rivalutazione del merito, compito precluso al giudice di legittimità.

Le Motivazioni: il Principio di Specificità del Ricorso

La decisione della Cassazione si fonda sul principio di specificità dei motivi di ricorso. Non è sufficiente contestare genericamente una sentenza, ma è obbligatorio che il ricorrente articoli una critica circostanziata e puntuale delle argomentazioni contenute nel provvedimento impugnato. La Corte richiama l’orientamento consolidato (tra cui la sentenza delle Sezioni Unite ‘Galtelli’) secondo cui il ricorso deve essere scandito da una necessaria critica alle argomentazioni poste a fondamento della decisione.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione completa e logicamente ineccepibile, spiegando nel dettaglio perché le prove raccolte (quantità e varietà della droga, modalità di occultamento, materiale per il confezionamento) dimostravano la responsabilità penale dell’imputato per un’attività di spaccio strutturata. Secondo la Cassazione, una motivazione così approfondita e argomentata ‘contiene in sé la valutazione sull’insussistenza di cause di proscioglimento’. In altre parole, quando un giudice spiega in modo convincente perché un imputato è colpevole, sta implicitamente affermando che non esistono ragioni per assolverlo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ribadisce una lezione cruciale per la pratica forense: un ricorso per cassazione, per avere speranza di essere accolto, deve essere estremamente specifico. Non si può sperare di ottenere un annullamento della condanna semplicemente citando una violazione di legge in astratto. È indispensabile dimostrare, punto per punto, dove e come il giudice di merito ha errato nell’applicare la legge o nel costruire il suo ragionamento logico. La mera evocazione dell’art. 129 c.p.p., senza un’analisi concreta e pertinente ai fatti di causa, costituisce una sollecitazione inammissibile a compiere una nuova valutazione delle prove, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione. La difesa deve quindi concentrarsi su critiche precise e fondate, evitando argomentazioni generiche destinate a essere respinte.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico, apodittico e assertivo. Il ricorrente ha lamentato la mancata valutazione delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. senza specificare a quali cause si riferisse né quali elementi fattuali o giuridici avrebbero dovuto essere considerati.

È sufficiente richiamare una norma di legge per contestare una sentenza in Cassazione?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, la mera evocazione di una norma, come l’art. 129 c.p.p., senza precisare quali cause di proscioglimento sarebbero state trascurate, rappresenta una sollecitazione inammissibile a una rivalutazione delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Una motivazione di condanna dettagliata esclude automaticamente le cause di proscioglimento?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che l’approfondita motivazione della sentenza impugnata, che ha dato conto in modo puntuale delle ragioni della colpevolezza dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio, contiene implicitamente la valutazione sull’insussistenza di cause di proscioglimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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