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Ricorso inammissibile: l’analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per truffa emessa dalla Corte d’Appello. La decisione si basa sulla genericità e manifesta infondatezza dei motivi, che reiteravano doglianze già esaminate e si basavano su apprezzamenti di fatto riservati al giudice di merito. Inoltre, la richiesta di sospensione condizionale della pena è stata respinta a causa dei precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Decisione di Merito

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando una condanna per truffa. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione sui limiti del giudizio di legittimità e sui criteri che rendono un’impugnazione inefficace. Analizziamo insieme i dettagli del caso, le motivazioni della Corte e le implicazioni pratiche di questa pronuncia.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la responsabilità penale di un individuo per il reato di truffa, previsto dall’art. 640 del codice penale. L’imputato, non accettando la condanna, ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:

1. Mancata assunzione di una prova decisiva: L’imputato sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel non disporre l’esame della persona intestataria di un’utenza telefonica utilizzata durante le trattative con la vittima. Secondo la difesa, questa testimonianza sarebbe stata cruciale per dimostrare la sua estraneità ai fatti.
2. Vizio di motivazione: La difesa contestava il diniego del beneficio della sospensione condizionale della pena, ritenendo la motivazione dei giudici illogica o insufficiente.

L’Analisi della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, ritenendoli entrambi inammissibili e manifestamente infondati. Per quanto riguarda il primo punto, la Corte ha sottolineato che la doglianza si risolveva in una semplice reiterazione di argomenti già presentati e respinti in appello. I giudici di secondo grado avevano già fornito una motivazione logica e congrua, in linea con i principi consolidati della giurisprudenza. Pertanto, il ricorso non presentava una critica concreta e specifica alla sentenza impugnata, ma si limitava a riproporre le stesse tesi, rendendosi così generico e apparente.

Inoltre, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione delle prove e la scelta di quali fonti utilizzare per fondare la decisione sono attività riservate esclusivamente al giudice del merito. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del tribunale o della Corte d’Appello, a meno che la motivazione di questi ultimi non sia palesemente illogica o contraddittoria, cosa che non è stata riscontrata nel caso di specie.

Il Diniego della Sospensione Condizionale della Pena

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla sospensione condizionale, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha osservato che la decisione dei giudici di merito di negare il beneficio si basava su un dato oggettivo e incontestabile: l’esistenza di due precedenti penali a carico dell’imputato per reati di truffa e violenza privata. Questi precedenti, risultanti dal certificato del casellario giudiziale, sono stati considerati un elemento sufficiente a formulare un giudizio prognostico negativo sulla futura condotta del ricorrente, giustificando pienamente il diniego del beneficio.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per una duplice serie di ragioni. In primo luogo, i motivi proposti non erano consentiti in sede di legittimità. Essi non denunciavano una violazione di legge o un vizio logico della motivazione, ma chiedevano di fatto un nuovo giudizio sui fatti, un’attività preclusa alla Cassazione. La scelta delle prove da parte dei giudici di merito è insindacabile se supportata da una motivazione coerente.

In secondo luogo, il ricorso è stato considerato generico perché non si confrontava specificamente con le argomentazioni della sentenza d’appello, limitandosi a riproporre le medesime questioni. La giurisprudenza costante richiede che il ricorso per Cassazione contenga una critica puntuale e argomentata della decisione impugnata.

Infine, la valutazione sulla pericolosità sociale dell’imputato, basata sui precedenti penali, è stata ritenuta corretta e sufficiente per negare la sospensione condizionale della pena, rendendo anche questo motivo manifestamente infondato.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma con chiarezza i confini del giudizio di Cassazione. Non è una terza istanza di merito dove si possono ridiscutere i fatti o la credibilità delle prove. Un ricorso, per essere ammissibile, deve individuare vizi specifici di legittimità (errori di diritto o gravi difetti logici nella motivazione) e non può limitarsi a riproporre le stesse difese già respinte nei gradi precedenti. La decisione sottolinea anche come la presenza di precedenti penali costituisca un ostacolo significativo all’ottenimento di benefici come la sospensione condizionale, in quanto incide negativamente sulla prognosi di futuro ravvedimento del condannato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici, si limitavano a reiterare questioni già esaminate e respinte in appello, e chiedevano una rivalutazione dei fatti, attività non consentita alla Corte di Cassazione.

È possibile contestare in Cassazione la scelta delle prove fatta dal giudice di merito?
No, la valutazione dei dati processuali e la scelta tra le varie fonti di prova sono riservate al giudice del merito. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione a supporto di tale scelta è manifestamente illogica o contraddittoria, ma non può sostituire la propria valutazione.

Per quale motivo è stata negata la sospensione condizionale della pena?
La sospensione condizionale della pena è stata negata a causa dell’esistenza di due precedenti penali a carico del ricorrente (per truffa e violenza privata), come risultava dal certificato del casellario giudiziale. Questi precedenti hanno indotto i giudici a formulare un giudizio negativo sulla sua futura condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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