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Ricorso inammissibile: la valutazione del fatto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per evasione. Le censure dell’imputata, relative alla ricostruzione dei fatti e alla valutazione del dolo, sono state respinte poiché riservate alla competenza esclusiva del giudice di merito. La Corte ha confermato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla cassa delle ammende, ribadendo i limiti del giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non può riesaminare i fatti

Nel sistema giudiziario italiano, la Corte di Cassazione svolge un ruolo fondamentale come giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che il suo compito non è rivalutare le prove o ricostruire gli eventi, ma assicurare la corretta applicazione della legge. Una recente ordinanza della Suprema Corte ha ribadito questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile proposto contro una condanna per evasione e chiarendo i limiti invalicabili per chi si rivolge al massimo organo della giurisdizione.

Il caso: un appello contro una condanna per evasione

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Lecce, che aveva confermato la condanna di un’imputata per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del Codice Penale. L’imputata, sottoposta a una misura restrittiva, aveva violato le prescrizioni imposte. Avverso tale decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, basando le proprie argomentazioni su una presunta errata valutazione dei fatti e sull’assenza dell’elemento soggettivo del reato, il dolo.

In particolare, la difesa sosteneva che l’imputata fosse incorsa in un errore di fatto, non avendo compreso correttamente la natura e la portata del provvedimento che le era stato notificato, relativo a un cumulo di pene in esecuzione.

La decisione della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. Con questa decisione, la Suprema Corte non è entrata nel vivo della ricostruzione fattuale, ma ha stabilito che le censure sollevate non erano proponibili in sede di legittimità. Di conseguenza, ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende.

Le motivazioni: i limiti del ricorso inammissibile in Cassazione

L’ordinanza offre spunti chiari e didattici sui confini del giudizio di Cassazione. Le motivazioni della decisione si fondano su due pilastri fondamentali.

La valutazione del fatto è riservata al giudice di merito

Il primo punto, e il più importante, è che il ricorso presentava censure che riguardavano “la ricostruzione e la valutazione del fatto, nonché l’apprezzamento del materiale probatorio”. Queste attività, sottolinea la Corte, sono di competenza esclusiva del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica, contraddittoria o carente, vizi che nel caso di specie non sono stati riscontrati. La Corte di Appello, infatti, aveva fornito una motivazione “congrua e adeguata”, basata su corretti criteri di inferenza e massime di esperienza.

La sussistenza del dolo e l’errore di fatto

In secondo luogo, la Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse motivato adeguatamente sulla sussistenza del dolo. L’atto notificato all’imputata, relativo a un cumulo di pene, era sufficientemente chiaro da escludere un errore di fatto scusabile. La difesa, inoltre, non aveva fornito prove concrete a sostegno della sua tesi, dato che non vi era stato un esame specifico dell’imputata su questo punto nel corso del processo. Pertanto, l’argomentazione dell’errore è stata giudicata “ipotetica ed astratta”.

Conclusioni: le conseguenze pratiche di un ricorso inammissibile

Questa ordinanza riafferma un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il ricorso inammissibile è quello che tenta di trasformare la Corte di Cassazione in un terzo grado di giudizio di merito. Le parti devono strutturare i propri ricorsi su questioni di pura legittimità, come la violazione di legge o vizi di motivazione gravi e palesi. Proporre censure sulla valutazione delle prove o sulla ricostruzione dei fatti porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, come previsto dall’articolo 616 del Codice di Procedura Penale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte riguardavano la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove, questioni che sono di competenza esclusiva del giudice di merito e non possono essere riesaminate dalla Corte di Cassazione nel giudizio di legittimità.

Cosa significa che la Corte di Cassazione è un “giudice di legittimità”?
Significa che il suo compito non è decidere nuovamente la causa nel merito (cioè riesaminare i fatti e le prove), ma controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 del Codice di Procedura Penale, la parte che ha proposto un ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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