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Ricorso inammissibile: la valutazione dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la condanna di un imputato. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma controllare la corretta applicazione della legge. L’appello, basato sulla presunta inattendibilità di una testimonianza e sulla richiesta di cause di non punibilità, è stato giudicato manifestamente infondato, in quanto mirava a un nuovo giudizio di merito, non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Divieto di Riesame dei Fatti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23103/2025, offre un chiaro esempio di quando un ricorso inammissibile viene rigettato senza appello. Il caso in esame riguarda un individuo condannato per aver ricevuto una telecamera di provenienza illecita. La decisione della Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove si possono rivalutare le prove e i fatti già accertati.

I Fatti del Caso

L’imputato, condannato nei primi due gradi di giudizio, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la decisione della Corte di Appello. Le sue difese si concentravano su quattro punti principali: l’illegittimità della decisione basata su una testimonianza ritenuta inaffidabile, la richiesta di riqualificare il reato in una fattispecie meno grave (incauto acquisto), l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e il riconoscimento dell’attenuante del danno patrimoniale di lieve entità.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno sottolineato che tutte le questioni sollevate dall’imputato non erano altro che un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti, un’attività preclusa in sede di legittimità. Il compito della Cassazione è, infatti, quello di controllare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione, non di stabilire se i fatti si siano svolti in un modo piuttosto che in un altro.

Analisi dei Motivi del Ricorso Inammissibile

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa:

1. Sulla testimonianza: La motivazione dei giudici di merito è stata ritenuta logica e coerente. La prova si basava sulla deposizione di chi aveva ceduto la refurtiva all’imputato, corroborata dal successivo sequestro del bene. La Corte ha ribadito che la valutazione dell’attendibilità di un teste spetta al giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se motivata in modo non manifestamente illogico.

2. Sulla qualificazione del reato: La richiesta di derubricare il fatto a ‘incauto acquisto’ (art. 712 c.p.) è stata respinta. Secondo la Corte, la prova del dolo, almeno nella forma del dolo eventuale (cioè l’accettazione del rischio che il bene fosse di provenienza illecita), era macroscopica e impediva tale riqualificazione.

3. Sulla particolare tenuità del fatto: Anche la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. è stata negata. La Corte territoriale aveva correttamente escluso la particolare tenuità basandosi su elementi concreti: la non occasionalità della condotta, il valore della telecamera e le modalità allarmanti della sua ricezione, collegate alla cessione di stupefacenti. Questi elementi, secondo i giudici, delineavano un’offesa tutt’altro che tenue.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si fonda sul principio cardine della distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto. La Corte ha spiegato che il ricorrente non ha evidenziato vizi di legittimità (come una violazione di legge o una motivazione inesistente), ma ha semplicemente proposto una lettura alternativa delle prove già vagliate. Questo approccio è inammissibile. La Suprema Corte ha citato una consolidata giurisprudenza secondo cui la valutazione delle emergenze probatorie è ‘legalmente inibita al giudice di legittimità’. La decisione dei giudici di merito è stata considerata ‘doppia conforme’, logica e ben argomentata, e pertanto non censurabile in questa sede.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante: il ricorso in Cassazione non è un ‘terzo tempo’ del processo in cui si può sperare di ribaltare una condanna semplicemente offrendo una diversa interpretazione dei fatti. Per avere successo, un ricorso deve concentrarsi su precise violazioni di legge o su vizi logici macroscopici e incontrovertibili nella motivazione della sentenza impugnata. Tentare di rimettere in discussione l’attendibilità di un teste o la valutazione complessiva delle prove, senza dimostrare una palese illogicità del ragionamento del giudice, porta quasi inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità e alla condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato, ovvero quando le argomentazioni proposte mirano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non al giudice di legittimità.

La testimonianza confermata solo dopo una contestazione è utilizzabile in un processo penale?
Sì. Secondo la sentenza, una deposizione sollecitata con contestazioni è utilizzabile nella parte in cui conferma le dichiarazioni predibattimentali, conformemente a un indirizzo costante della giurisprudenza di legittimità.

Perché la Corte ha negato l’applicazione della particolare tenuità del fatto in questo caso?
La Corte ha ritenuto che l’offesa non fosse particolarmente tenue a causa di specifici elementi: la non occasionalità della condotta, il valore non trascurabile della telecamera e le allarmanti modalità della sua ricezione, avvenuta in un contesto sinallagmaticamente collegato alla cessione di stupefacenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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