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Ricorso inammissibile: la prova dello spaccio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di cocaina a fini di spaccio. La Corte ha stabilito che la presenza di un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento, unita alla mancanza di altri mezzi di sostentamento, costituisce una prova logica e sufficiente della finalità di spaccio, rendendo il ricorso una mera contestazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando gli Indizi Diventano Prova di Spaccio

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i confini del proprio giudizio, dichiarando un ricorso inammissibile e chiarendo quali elementi sono sufficienti a provare la finalità di spaccio nella detenzione di stupefacenti. Questa pronuncia offre un’importante lezione sui limiti del ricorso in sede di legittimità e sulla valutazione degli indizi da parte dei giudici di merito.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per il reato di detenzione di sostanza stupefacente (cocaina) ai fini di spaccio. Oltre alla droga, le forze dell’ordine avevano rinvenuto un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento delle dosi, come ritagli di cellophane. La Corte d’Appello aveva confermato la sentenza di condanna, ritenendo provata la destinazione della sostanza al mercato illegale.

I Motivi del Ricorso e le Questioni Sollevate

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:
1. Carenza di motivazione sulla finalità di spaccio: Secondo la difesa, la finalità di spaccio era stata dedotta erroneamente dalle modalità di occultamento della sostanza e non era supportata da prove concrete, come il sequestro di denaro contante.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava inoltre una motivazione insufficiente riguardo al diniego delle circostanze attenuanti generiche e alla commisurazione della pena, ritenuta non proporzionata alla condotta.

La Decisione della Cassazione: un ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha respinto entrambe le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza dell’imputato, ma si concentra sulla correttezza formale e logica della sentenza d’appello e sulla natura dei motivi presentati. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano, in realtà, un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni Giuridiche

La Corte ha spiegato che il primo motivo era inammissibile perché costituito da una doglianza ‘in punto di fatto’. Il ricorrente non contestava un errore di diritto, ma proponeva una rilettura alternativa delle prove. I giudici di legittimità hanno invece confermato che la motivazione della Corte d’Appello era logica e corretta. La presenza congiunta di dosi di stupefacente, un bilancino di precisione e ritagli di cellophane, unita all’assenza di altri mezzi di sostentamento, permetteva di dedurre logicamente l’esistenza di un’attività di spaccio.

Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile. La Cassazione ha rilevato che la decisione sulla pena e sulle attenuanti era sorretta da una motivazione sufficiente e logica, che teneva conto sia delle circostanze fattuali del reato sia dei precedenti penali dell’imputato. Non spettava alla Corte di Cassazione sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Conclusioni: Limiti e Conseguenze del Ricorso in Cassazione

Questa ordinanza è emblematica per comprendere la funzione della Corte di Cassazione nel sistema penale. Il suo ruolo non è quello di un ‘terzo grado’ di giudizio per riesaminare le prove, ma quello di garante della corretta applicazione della legge e della coerenza delle motivazioni. Un ricorso che mira a contestare l’interpretazione dei fatti data dai giudici di primo e secondo grado è destinato a essere dichiarato inammissibile. La conseguenza di tale declaratoria, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

Quando la detenzione di droga si considera finalizzata allo spaccio?
Secondo la decisione, la finalità di spaccio può essere logicamente desunta non solo dalla quantità della sostanza, ma anche dal possesso di strumenti tipici dell’attività, come un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento, soprattutto se l’imputato non dispone di altri mezzi di sostentamento.

È possibile contestare la valutazione delle prove in Corte di Cassazione?
No, la Corte di Cassazione svolge un sindacato di legittimità, non di merito. Non può quindi rivalutare le prove o considerare una ricostruzione dei fatti alternativa a quella dei giudici dei gradi precedenti. Un ricorso che solleva questioni di fatto è perciò inammissibile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale. In questo specifico caso, la somma è stata quantificata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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