LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: la prova della querela mancante

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Procuratore della Repubblica avverso una sentenza di non doversi procedere per diffamazione. Il motivo del ricorso si basava sull’affermazione che esistesse una valida querela, assente dagli atti per un mero errore di copia. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile poiché il ricorrente non ha fornito alcuna prova documentale dell’esistenza di tale querela, rendendo l’impugnazione priva di fondamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Onere di Provare l’Esistenza degli Atti Processuali

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale: chi impugna un provvedimento ha l’onere di fornire la prova documentale a sostegno delle proprie affermazioni. La Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un Pubblico Ministero proprio perché fondato su un atto — una querela — la cui esistenza era solo asserita ma non provata, in quanto assente dal fascicolo processuale.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Giudice di Pace, il quale aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di un imputato per il reato di diffamazione. La ragione di tale decisione risiedeva nel “difetto di valida querela”, un atto indispensabile per la procedibilità di questo tipo di reato.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale competente proponeva appello, sostenendo una tesi precisa: agli atti del suo fascicolo era presente la querela, regolarmente sottoscritta dalla persona offesa. La sua assenza nel fascicolo del giudice, secondo il PM, era dovuta a un “mero errore di copia atti” e proprio per questo motivo era stato richiesto un rinvio dell’udienza. L’atto di appello veniva successivamente riqualificato come ricorso per cassazione e trasmesso alla Suprema Corte.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso del Pubblico Ministero e lo ha dichiarato inammissibile. Il fulcro della decisione risiede in una constatazione tanto semplice quanto perentoria: il ricorrente non ha documentato in alcun modo la circostanza che affermava. Nonostante la tesi difensiva del PM si basasse interamente sull’esistenza di una querela mancante per errore, non è stata fornita alcuna prova di tale esistenza né della sua presenza in altri fascicoli.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nelle motivazioni, i giudici supremi sottolineano che il ricorso si fonda sull’assunto che esisterebbe una copia della querela di cui, però, “non si rinviene traccia negli atti trasmessi a questa Corte”. La semplice affermazione dell’esistenza di un documento, senza alcun supporto probatorio, non è sufficiente a fondare un motivo di impugnazione. Di fronte a questa carenza probatoria fondamentale, la Corte ha ritenuto del tutto irrilevanti e inconferenti le altre argomentazioni proposte, come quelle relative alla presenza della parte civile nel procedimento o all’onere della prova sulla tempestività della querela stessa. Se l’atto fondante dell’azione penale (la querela) non risulta agli atti, ogni altra discussione diventa superflua. La Corte, in sostanza, non può decidere sulla base di documenti solo menzionati ma materialmente assenti.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio cardine del sistema delle impugnazioni: l’onere della prova spetta a chi ricorre. Non è compito del giudice ricercare d’ufficio atti o documenti che il ricorrente avrebbe dovuto produrre a sostegno della propria tesi. La decisione evidenzia la necessità di un rigoroso rispetto delle formalità processuali. Un ricorso inammissibile come quello in esame serve da monito: le affermazioni fatte in un atto di impugnazione devono essere sempre supportate da una solida base documentale, presente nel fascicolo sottoposto al giudice superiore. In caso contrario, l’impugnazione è destinata a fallire ancora prima di essere esaminata nel merito.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Perché si basava sull’affermazione dell’esistenza di una querela che però non era presente negli atti trasmessi alla Corte di Cassazione, e il ricorrente non ha fornito alcuna prova documentale a sostegno della sua esistenza.

È sufficiente affermare che un documento è mancante per errore per sostenere un ricorso?
No, la sentenza chiarisce che la semplice affermazione non è sufficiente. Chi presenta il ricorso ha l’onere di documentare le circostanze che sostiene, specialmente quando si tratta di un atto processuale fondamentale come la querela.

Quale principio fondamentale ribadisce questa sentenza in materia di impugnazioni?
La sentenza ribadisce che l’onere della prova grava interamente sulla parte che impugna. È responsabilità del ricorrente assicurarsi che tutti i documenti necessari a sostenere le proprie ragioni siano correttamente inclusi nel fascicolo trasmesso alla corte superiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati