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Ricorso inammissibile: la genericità dei motivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per la violazione della sorveglianza speciale. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, che non specificavano le argomentazioni difensive asseritamente ignorate dai giudici di merito. Tale inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Genericità dei Motivi Costa Cara

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e specificità. Un’impugnazione basata su motivi vaghi non solo è destinata al fallimento, ma può anche comportare significative conseguenze economiche per il ricorrente. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito questo principio dichiarando un ricorso inammissibile e condannando l’imputato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprendere l’importanza di formulare censure chiare e circostanziate.

I Fatti del Caso: Violazione della Sorveglianza Speciale

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un individuo per la violazione delle prescrizioni imposte dalla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. In particolare, la persona era soggetta all’obbligo di rimanere nella propria abitazione dalle ore 20:00 alle ore 7:00. Tuttavia, le autorità avevano accertato che in due giornate consecutive, il 28 e 29 luglio 2017, l’uomo si era allontanato dalla sua dimora durante la fascia oraria vietata.

Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano confermato la sua responsabilità penale per il reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. 159/2011 (Codice Antimafia), ritenendo provata la violazione.

Il Motivo del Ricorso e la Difesa dell’Imputato

Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente considerato le istanze difensive relative alla “volontà dell’imputato di rispettare gli obblighi impostigli”. In sostanza, si contestava la valutazione dell’elemento soggettivo del reato, sostenendo che non vi fosse una piena consapevolezza e volontà di trasgredire.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. La ragione di questa decisione risiede interamente nella modalità con cui è stato formulato il motivo di ricorso. I giudici supremi hanno osservato che l’impugnazione era del tutto generica.

Il ricorrente si era limitato a menzionare non meglio identificate “istanze difensive” che la Corte d’Appello avrebbe ignorato, omettendo però di indicare quali fossero specificamente tali istanze. Questa mancanza di precisione ha reso la censura vaga e, di conseguenza, non valutabile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha sottolineato che un ricorso in Cassazione deve contenere motivi specifici, chiari e pertinenti. Non è sufficiente una lamentela generica contro la decisione impugnata. Il ricorrente ha l’onere di individuare con precisione il punto della motivazione che contesta e di esporre le ragioni giuridiche per cui la ritiene errata. Nel caso di specie, l’appellante non ha adempiuto a tale onere.

I giudici hanno inoltre ribadito che la motivazione della Corte d’Appello sull’elemento soggettivo del reato era adeguata, poiché aveva correttamente evidenziato la consapevolezza del ricorrente di essere sottoposto a una misura di prevenzione e, dunque, la sua conoscenza delle prescrizioni da osservare. La genericità del ricorso ha impedito qualsiasi ulteriore valutazione. Di conseguenza, non essendo emersi elementi che potessero escludere la colpa nella proposizione di un’impugnazione palesemente infondata, la Corte ha applicato le sanzioni previste dalla legge.

Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche di un Ricorso Generico

Questa ordinanza offre un importante monito: la redazione di un atto di impugnazione è un’attività che richiede rigore e meticolosità. Un ricorso inammissibile perché generico non è solo un’occasione persa per la difesa, ma si trasforma in un costo concreto. La condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma (in questo caso, 3.000 euro) alla Cassa delle ammende rappresenta una sanzione per aver attivato inutilmente il complesso meccanismo della giustizia di legittimità. La specificità non è un mero formalismo, ma un requisito essenziale per garantire un dialogo costruttivo tra le parti e il giudice.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano del tutto generici. L’imputato si è limitato a lamentare un mancato confronto con non meglio specificate “istanze difensive”, senza indicare quali fossero, rendendo la censura vaga e non scrutinabile nel merito.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in questo caso?
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Come ha valutato la Corte l’elemento soggettivo del reato?
La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero motivato adeguatamente l’elemento soggettivo, evidenziando che il ricorrente era pienamente consapevole di essere sottoposto alla misura di prevenzione e, di conseguenza, conosceva le prescrizioni che era tenuto a rispettare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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