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Ricorso inammissibile: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per furto aggravato. I motivi, incentrati sulla recidiva, la mancata concessione delle attenuanti generiche e l’eccessività della pena, sono stati giudicati manifestamente infondati. La Corte ha ribadito che la valutazione della recidiva era ben motivata, basata su numerosi precedenti e sulla pericolosità sociale del soggetto. Inoltre, ha confermato che il diniego delle attenuanti e la quantificazione della pena rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito, se adeguatamente giustificati.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Decisione del Giudice

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione valuti un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del sindacato di legittimità riguardo alla recidiva, alle attenuanti generiche e alla discrezionalità del giudice nella determinazione della pena. La decisione sottolinea come non ogni doglianza possa trovare accoglimento in sede di legittimità, specialmente quando le decisioni dei giudici di merito sono sorrette da una motivazione logica e coerente con i principi di diritto.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un imputato condannato in Corte d’Appello per il reato di furto aggravato ai sensi degli articoli 624 e 625 del codice penale. La Corte territoriale aveva confermato la condanna, pur riducendo la pena inflitta in primo grado. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a tre motivi principali: la mancata esclusione della recidiva, il diniego delle attenuanti generiche e l’eccessività del trattamento sanzionatorio.

Analisi della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso nel suo complesso inammissibile. L’analisi della Corte si è concentrata sulla manifesta infondatezza delle argomentazioni proposte dalla difesa, ribadendo principi consolidati in materia.

La Valutazione della Recidiva

Il primo motivo di ricorso contestava il riconoscimento della recidiva. La Cassazione ha ritenuto tale motivo infondato, evidenziando come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione solida e completa. Il giudice di merito aveva valorizzato non solo il presupposto formale (gli innumerevoli precedenti penali per gravi delitti contro il patrimonio e un’ultima condanna per estorsione divenuta irrevocabile), ma anche il presupposto sostanziale. Quest’ultimo si concretizzava nell’espressione di una “maggiore pericolosità” da parte dell’imputato, un elemento che giustifica pienamente l’applicazione dell’aggravante della recidiva.

Il Diniego delle Attenuanti e l’eccessivo Trattamento Sanzionatorio: un ricorso inammissibile

Anche il secondo e il terzo motivo, relativi al diniego delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) e all’eccessività della pena, sono stati giudicati inammissibili. La Corte ha ricordato che, secondo un orientamento giurisprudenziale consolidato, per motivare il diniego delle attenuanti è sufficiente che il giudice di merito faccia un riferimento congruo agli elementi ritenuti decisivi. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adempiuto a tale onere.

Per quanto riguarda la presunta eccessività della pena, gli Ermellini hanno ribadito un principio cardine: la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Tale discrezionalità non è sindacabile in sede di legittimità se, come nel caso esaminato, il suo esercizio è stato giustificato in maniera adeguata e logica.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La Cassazione non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Nel caso in esame, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato i principi giuridici in materia di recidiva e aveva esercitato il proprio potere discrezionale in modo non arbitrario ma motivato. Pertanto, i motivi di ricorso si risolvevano in una mera richiesta di rivalutazione del merito, non consentita in sede di Cassazione, rendendo così il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione ribadisce l’importanza di presentare ricorsi fondati su vizi di legittimità concreti e non su un generico dissenso rispetto alle valutazioni di merito del giudice. Per gli operatori del diritto, è un monito a strutturare i motivi di ricorso in modo rigoroso, concentrandosi su eventuali violazioni di legge o vizi manifesti della motivazione, unici terreni su cui la Corte di Cassazione può intervenire.

Quando è giustificata l’applicazione della recidiva secondo la Corte?
La Corte ritiene giustificata l’applicazione della recidiva quando la motivazione del giudice di merito si basa sia su un presupposto formale, come numerosi precedenti penali, sia su un presupposto sostanziale, quale la dimostrazione di una maggiore pericolosità sociale del soggetto.

È sufficiente una motivazione sintetica per negare le attenuanti generiche?
Sì, secondo l’indirizzo consolidato della giurisprudenza citato nell’ordinanza, per motivare il diniego delle attenuanti generiche è sufficiente un congruo riferimento, da parte del giudice, agli elementi ritenuti decisivi o rilevanti per la decisione.

La Corte di Cassazione può modificare la quantità della pena decisa dal giudice di merito?
No, la graduazione e la quantificazione della pena rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione non può intervenire su questo punto se il giudice ha giustificato la sua scelta in maniera adeguata, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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