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Ricorso inammissibile: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per i reati di cui agli artt. 477, 482 e 495 c.p. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi del ricorso erano una mera reiterazione di quelli già respinti in appello e che la contestazione sulla recidiva era manifestamente infondata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Reiterazione dei Motivi

L’esito di un procedimento penale non si conclude sempre con il primo o secondo grado di giudizio. Spesso si arriva dinanzi alla Corte di Cassazione, ma l’accesso a questo ultimo grado di giudizio è tutt’altro che scontato. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa essere rapidamente archiviato, sottolineando l’importanza di presentare argomenti validi e non mere ripetizioni. Analizziamo insieme questo caso per capire le ragioni dietro una tale decisione.

I Fatti del Caso

Un individuo, già condannato dal Tribunale e la cui condanna era stata confermata dalla Corte di Appello di Roma per i reati previsti dagli articoli 477, 482 e 495 del codice penale, ha deciso di proporre ricorso per Cassazione. L’obiettivo era quello di ottenere l’annullamento della sentenza di secondo grado, contestando sia la valutazione della sua responsabilità penale sia il riconoscimento della recidiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi presentati dal ricorrente e ha emesso un’ordinanza netta: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione ha comportato non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di farsi carico delle spese processuali e di versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali, corrispondenti ai due motivi di ricorso sollevati dalla difesa.

La Pedissequa Reiterazione dei Motivi

Il primo motivo di doglianza riguardava la correttezza della motivazione della sentenza d’appello sulla responsabilità dell’imputato. La Cassazione ha rilevato che le argomentazioni presentate non erano nuove, ma costituivano una ‘pedissequa reiterazione’ di quelle già esposte e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, infatti, aveva fornito una motivazione logica e priva di vizi, confutando le obiezioni difensive. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono rivalutare i fatti, ma un giudice di legittimità che verifica la corretta applicazione della legge. Riproporre le stesse questioni senza evidenziare un errore di diritto rende il ricorso privo di fondamento e, quindi, inammissibile.

La Manifesta Infondatezza sulla Recidiva

Il secondo motivo contestava il riconoscimento della recidiva. Anche in questo caso, la Corte ha giudicato il motivo ‘manifestamente infondato oltre che generico’. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: la valutazione della recidiva non può basarsi unicamente sulla gravità dei fatti o sul tempo trascorso. Il giudice di merito deve, invece, esaminare in concreto, sulla base dei criteri dell’art. 133 c.p., il legame tra il reato per cui si procede e le condanne precedenti. L’obiettivo è verificare se la condotta passata indichi una ‘perdurante inclinazione al delitto’ che ha influenzato la commissione del nuovo reato. La Corte d’Appello aveva seguito correttamente questo iter logico, e la contestazione del ricorrente è stata ritenuta generica e incapace di scalfire la correttezza di tale valutazione.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La decisione in esame ribadisce un principio cruciale nella procedura penale: il ricorso in Cassazione deve essere fondato su vizi di legittimità specifici e non può trasformarsi in un pretesto per ridiscutere il merito dei fatti già vagliati nei gradi precedenti. La dichiarazione di ricorso inammissibile comporta conseguenze onerose per il ricorrente, che oltre a vedere la propria condanna diventare irrevocabile, è tenuto al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Questo serve da monito sull’importanza di un approccio tecnico e rigoroso nella redazione degli atti destinati alla Suprema Corte, evitando la semplice riproposizione di tesi difensive già disattese.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, si limita a riproporre pedissequamente gli stessi motivi già presentati e respinti nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare nuove e specifiche questioni di legittimità.

Come viene valutata la recidiva dal giudice?
La valutazione della recidiva non si basa solo sulla gravità dei fatti o sul tempo trascorso, ma richiede un esame concreto del rapporto tra il nuovo reato e le condanne precedenti, per verificare se la condotta passata sia indicativa di una perdurante inclinazione al delitto che ha agito come fattore criminogeno.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito discrezionalmente dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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