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Ricorso inammissibile: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati di lieve entità legati agli stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che miravano a una nuova valutazione dei fatti, e sulla corretta applicazione delle norme relative alla non punibilità e alle attenuanti generiche da parte dei giudici di merito. Questo caso evidenzia i precisi confini del giudizio di legittimità, ribadendo che la Corte Suprema non può riesaminare il merito della vicenda.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude le Porte

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile, delineando con precisione i confini invalicabili del giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione, con questa decisione, ribadisce il suo ruolo di custode della corretta applicazione della legge, senza trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Analizziamo come e perché i motivi di appello di un imputato sono stati respinti, fornendo una guida pratica sui requisiti di un ricorso efficace.

La Vicenda Processuale

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per un reato di lieve entità previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90), decide di presentare ricorso per Cassazione. La difesa articola l’impugnazione su tre punti principali:
1. Un presunto vizio di motivazione riguardo alla valutazione delle prove e all’affermazione della responsabilità penale.
2. La violazione di legge e il vizio di motivazione per la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. La violazione di legge e il vizio di motivazione per il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.).

L’Analisi della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte Suprema esamina ciascun motivo e giunge a una conclusione netta: il ricorso è manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. La decisione si basa su argomentazioni tecniche che meritano un’analisi approfondita.

1. La Critica alla Ricostruzione dei Fatti

Il primo motivo di ricorso viene liquidato come generico e non pertinente al giudizio di legittimità. La Corte sottolinea che le doglianze, pur presentate come vizi di legittimità, miravano in realtà a una nuova valutazione delle prove e a una diversa ricostruzione dei fatti. Tale operazione è di esclusiva competenza dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), i quali, nel caso di specie, avevano fornito una motivazione “congrua e adeguata”, priva di vizi logici e basata su corretti criteri di inferenza. Tentare di rimettere in discussione l’apprezzamento del materiale probatorio in Cassazione è un errore che conduce inevitabilmente all’inammissibilità.

2. L’Applicazione delle Norme Sostanziali

Anche i motivi relativi al trattamento sanzionatorio vengono respinti.
Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: La Corte evidenzia come la non punibilità per particolare tenuità del fatto fosse stata correttamente esclusa a causa dei due precedenti specifici a carico dell’imputato. La presenza di precedenti penali di questo tipo costituisce un ostacolo normativo all’applicazione del beneficio.
Diniego delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.): La Cassazione ritiene che la Corte d’Appello avesse motivato in modo conferente la sua decisione, evidenziando “l’assenza di positivi elementi di valutazione e la mancanza di manifestazioni di resipiscenza”. In altre parole, l’imputato non aveva mostrato alcun segno di pentimento, elemento che il giudice di merito ha legittimamente valutato in senso negativo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del sistema processuale penale: la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorso per Cassazione non può diventare un pretesto per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, a meno che la motivazione delle sentenze precedenti non sia manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. In questo caso, i giudici di merito avevano costruito un ragionamento coerente e ben fondato. Inoltre, la Corte ribadisce che la determinazione della pena e la concessione o meno delle attenuanti rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito, il cui operato è censurabile in sede di legittimità solo se frutto di “mero arbitrio o di un ragionamento illogico”. Poiché tale arbitrarietà non è stata riscontrata, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito: un ricorso per Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità concreti e ben argomentati, non su un generico dissenso rispetto alla valutazione dei fatti operata dai giudici di merito. La genericità e la richiesta di una nuova valutazione delle prove sono strade che portano direttamente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente aggravio di spese per l’imputato.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, si limitano a contestare la valutazione dei fatti già compiuta dai giudici di merito, oppure non individuano specifiche violazioni di legge o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata.

Perché all’imputato non è stata concessa la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale è stata esclusa perché l’imputato risultava gravato da due precedenti penali specifici, una condizione che per legge impedisce l’applicazione di tale beneficio.

Qual è la ragione del mancato riconoscimento delle attenuanti generiche?
Le attenuanti generiche non sono state concesse perché la Corte di merito ha motivato la sua decisione evidenziando l’assenza di elementi positivi da valutare e, in particolare, la totale mancanza di manifestazioni di pentimento (resipiscenza) da parte dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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