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Ricorso inammissibile: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per tentata truffa. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano una mera ripetizione di quanto già discusso e respinto in appello, mancando quindi della specificità necessaria. Questa decisione conferma che un ricorso, per essere valido, deve contenere una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse difese.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Boccia la Semplice Ripetizione dei Motivi d’Appello

L’ordinanza n. 31994 del 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, sottolineando come la semplice riproposizione dei motivi già esaminati in appello porti a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questa decisione è fondamentale per comprendere la funzione del giudizio di legittimità e i doveri difensivi nell’impugnare una sentenza. Analizziamo insieme i dettagli del caso e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Due soggetti venivano condannati in secondo grado dalla Corte d’Appello di Milano per il reato di tentata truffa in concorso, previsto dagli articoli 110, 56 e 640 del codice penale. La difesa dei due imputati decideva di presentare ricorso per Cassazione, basando la propria impugnazione su due argomenti principali: la presunta scorrettezza della motivazione della sentenza d’appello e la mancata declaratoria di improcedibilità del reato per un presunto difetto di querela. In sostanza, i ricorrenti contestavano sia la validità della procedura che la sussistenza degli elementi costitutivi del reato, ovvero gli artifici e i raggiri.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha respinto categoricamente le argomentazioni difensive, dichiarando entrambi i ricorsi inammissibili. La Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a un livello preliminare, quello appunto dell’ammissibilità. Secondo i giudici supremi, i motivi presentati non erano idonei a superare il vaglio di ammissibilità perché si limitavano a essere una “pedissequa reiterazione” di quelli già dedotti in appello. La Corte di merito, infatti, aveva già puntualmente esaminato e disatteso tali argomentazioni nella sua sentenza, motivando in modo corretto sia sulla ritualità della querela sia sulla presenza degli elementi della tentata truffa.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine del processo di legittimità: il ricorso non può essere una semplice riproposizione delle stesse argomentazioni già vagliate nei gradi di merito. Per essere ammissibile, un ricorso deve contenere una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata, evidenziando vizi logici o violazioni di legge. Nel caso di specie, i ricorsi sono stati giudicati “non specifici ma soltanto apparenti”, in quanto omettevano di assolvere alla “tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso”. In altre parole, la difesa non ha contestato come e perché la Corte d’Appello avesse sbagliato nel suo ragionamento, ma si è limitata a ripetere le proprie tesi. Questo comportamento processuale svuota di significato il ricorso per Cassazione, trasformandolo in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, funzione che non le compete. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile e ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce un’importante lezione per la pratica legale: la redazione di un ricorso per Cassazione richiede un’attenta analisi critica della sentenza di secondo grado. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione; è necessario individuare e argomentare in modo puntuale i vizi specifici (violazione di legge o vizio di motivazione) che la inficiano. La “pedissequa reiterazione” dei motivi d’appello è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’aggiunta di ulteriori spese e sanzioni. L’ordinanza serve quindi da monito sull’importanza della specificità e della pertinenza dei motivi di ricorso, che devono confrontarsi criticamente con la ratio decidendi della sentenza impugnata.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti previsti dalla legge. In questo caso, è stato ritenuto tale perché i motivi erano una semplice ripetizione di argomenti già presentati e respinti in appello, mancando quindi di specificità e di una critica argomentata contro la sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è una ‘pedissequa reiterazione’?
Significa che il motivo si limita a ripetere letteralmente e senza alcuna rielaborazione critica le stesse argomentazioni già formulate nel precedente grado di giudizio (l’appello), senza confrontarsi con le motivazioni con cui il giudice d’appello le aveva respinte.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La principale conseguenza è che la Corte di Cassazione non esamina il caso nel merito. Inoltre, come stabilito in questa ordinanza, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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