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Ricorso inammissibile: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile presentato da tre individui condannati in appello per ricettazione. La Corte ha ritenuto i motivi di ricorso manifestamente infondati, generici e ripetitivi rispetto a quelli già presentati in appello, confermando la solidità della cosiddetta “doppia conforme” (decisione identica tra primo e secondo grado) e l’irrilevanza di un mero errore materiale nell’intestazione della sentenza.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi sono Generici e Ripetitivi

Il ricorso inammissibile è una delle decisioni più nette che la Corte di Cassazione possa prendere. Significa che l’appello non viene neppure esaminato nel merito, perché presenta vizi che ne impediscono l’analisi. Una recente sentenza della Suprema Corte (Sent. Num. 4911/2024) offre un chiaro esempio pratico dei principi che governano l’ammissibilità del ricorso, specialmente in presenza di una ‘doppia conforme’, ovvero due sentenze di merito che giungono alla stessa conclusione.

I Fatti del Caso: Condanna per Ricettazione

Il caso nasce da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello nei confronti di tre individui per il reato di ricettazione in concorso (artt. 110 e 648 c.p.). Gli imputati erano stati ritenuti responsabili di aver ricevuto beni di provenienza illecita, legati presumibilmente alla ‘cannibalizzazione’ di veicoli rubati.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, le difese dei tre imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando una serie di motivi volti a ottenere l’annullamento della condanna.

Analisi dei Motivi e la Decisione sul Ricorso Inammissibile

I ricorsi presentati si basavano su diverse censure, tra cui:

1. Vizi processuali: Una presunta nullità della sentenza per una difformità tra i giudici indicati nell’intestazione e quelli presenti al momento della decisione.
2. Vizio di motivazione: Illogicità nella valutazione del concorso di persone nel reato, errata qualificazione giuridica del fatto e omessa valutazione di circostanze attenuanti.
3. Violazione di legge: Errata applicazione delle norme sulla recidiva, sulla continuazione e sul trattamento sanzionatorio.

La Corte di Cassazione ha esaminato e respinto ogni singolo motivo, dichiarando tutti i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

Il Principio della “Doppia Conforme” e la Genericità dei Motivi

Un punto centrale della sentenza riguarda la natura dei motivi proposti. La Corte ha osservato che i ricorsi erano in gran parte generici, aspecifici e, soprattutto, meramente ripetitivi delle stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello.

Quando, come in questo caso, si è in presenza di una “doppia conforme”, la sentenza di appello e quella di primo grado formano un unico corpo argomentativo. Per superare questo vaglio, il ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse doglianze, ma deve confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza d’appello, evidenziando specifiche illogicità o errori di diritto che non siano già stati vagliati.

La Suprema Corte ribadisce che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sui fatti, ma di un controllo sulla corretta applicazione della legge. Proporre una lettura alternativa delle prove, senza dimostrare un vero e proprio ‘travisamento’ (ovvero una lettura distorta e palesemente errata di una prova specifica), non è sufficiente per ottenere l’annullamento.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la dichiarazione di ricorso inammissibile evidenziando che i motivi presentati erano manifestamente infondati e non consentiti. Per quanto riguarda il presunto vizio processuale sulla composizione del collegio, la Corte ha chiarito che un errore materiale nell’intestazione della sentenza non causa alcuna nullità quando dal verbale d’udienza e dalla sottoscrizione risulta correttamente la composizione del collegio giudicante. Si tratta di una mera irregolarità formale.

Per tutti gli altri motivi, la Corte ha sottolineato la loro genericità e la mancanza di un reale confronto con la motivazione della sentenza impugnata. Le difese si erano limitate a riproporre le stesse questioni del giudizio d’appello, senza argomentare in modo specifico contro le ragioni con cui la Corte territoriale aveva respinto le loro tesi. La motivazione della Corte d’Appello, pur essendo in parte per relationem (cioè richiamando quella di primo grado), è stata giudicata logica, coerente e sufficiente, formando un unico blocco argomentativo con la prima sentenza. I ricorsi, quindi, si risolvevano in una richiesta di rilettura del merito, inammissibile in sede di legittimità.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende. Questa sentenza riafferma un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione deve essere uno strumento tecnico e specifico, finalizzato a denunciare vizi di legittimità e non a reiterare genericamente le proprie difese nella speranza di un nuovo giudizio di merito. La mancata specificità e il non confrontarsi con le argomentazioni del giudice d’appello portano inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Un errore nell’intestazione della sentenza riguardo ai nomi dei giudici la rende nulla?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di un mero errore materiale che non determina la nullità della sentenza, a condizione che dal verbale di udienza e dalla sottoscrizione della sentenza stessa risulti la corretta composizione del collegio giudicante.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile se ripropone gli stessi motivi dell’appello?
Perché il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio. Se le sentenze di primo grado e d’appello sono conformi (“doppia conforme”), il ricorso deve criticare specificamente le ragioni della sentenza d’appello, dimostrando vizi di legge o illogicità manifeste, e non può limitarsi a ripetere argomentazioni già respinte senza un confronto critico.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono ‘generici’ o ‘aspecifici’?
Significa che le censure sono formulate in modo vago, senza un reale confronto con la motivazione della decisione impugnata, oppure si limitano a proporre una diversa valutazione dei fatti. Un motivo specifico, invece, deve individuare un preciso errore di diritto o un’evidente illogicità nell’argomentazione del giudice e spiegare perché tale errore sia decisivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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