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Ricorso inammissibile: la convalida dell’espulsione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un cittadino straniero condannato per rientro illegale in Italia. L’imputato contestava la regolarità della procedura di espulsione. La Corte ha stabilito che l’appello costituiva un tentativo di riesaminare i fatti, non consentito in sede di legittimità. Inoltre, ha confermato che la Corte d’appello aveva correttamente accertato l’avvenuta udienza di convalida del provvedimento di accompagnamento alla frontiera, rispettando le indicazioni fornite in un precedente annullamento con rinvio.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Rientro Illegale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44252/2024, ha affrontato un caso di rientro illegale nel territorio nazionale, dichiarando il ricorso inammissibile e ponendo fine a una complessa vicenda processuale. La decisione sottolinea i limiti del giudizio di legittimità e chiarisce quali prove sono sufficienti per dimostrare la regolarità di un provvedimento di espulsione. Questa pronuncia offre spunti fondamentali sulla corretta applicazione delle norme in materia di immigrazione e sulla struttura del processo penale.

I fatti del caso e lo svolgimento processuale

Un cittadino straniero era stato condannato per essere rientrato illegalmente in Italia il 14 maggio 2017, in violazione di un precedente ordine di espulsione. La vicenda giudiziaria era stata particolarmente articolata. Una prima sentenza della Corte di Cassazione, nel 2021, aveva annullato con rinvio la condanna emessa dalla Corte d’appello dell’Aquila. Il motivo dell’annullamento era la mancata prova dell’effettivo svolgimento dell’udienza di convalida del provvedimento di accompagnamento alla frontiera, un passaggio fondamentale per garantire la legittimità della procedura espulsiva.

Il caso era stato quindi rinviato alla Corte d’appello di Perugia, la quale, riesaminando gli atti, aveva confermato la condanna. I giudici di Perugia avevano accertato che l’udienza di convalida si era regolarmente tenuta dinanzi al Tribunale di Ferrara il 16 maggio 2014, alla presenza del difensore di fiducia dell’imputato. Contro questa nuova decisione, l’imputato ha proposto un ulteriore ricorso in Cassazione.

La censura del ricorrente e il motivo del ricorso inammissibile

Il ricorrente lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione, sostenendo che la Corte d’appello non avesse acquisito la prova della regolarità dell’intera procedura di accompagnamento alla frontiera. In sostanza, la difesa contestava che non vi fosse la certezza che l’imputato fosse stato effettivamente espulso per poi rientrare illegalmente nel Paese prima del 14 maggio 2017.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, articolando il proprio ragionamento su due pilastri principali.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. Il ricorrente, postulando carenze motivazionali, chiedeva di fatto un riesame della vicenda processuale, attività preclusa in sede di legittimità. Se la sentenza impugnata presenta una struttura logica e coerente, come nel caso di specie, la Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

In secondo luogo, la Corte di Cassazione ha evidenziato come la Corte d’appello di Perugia si fosse scrupolosamente attenuta ai principi di diritto stabiliti nella precedente sentenza di annullamento con rinvio. Il compito del giudice del rinvio era limitato a verificare se l’udienza di convalida si fosse effettivamente svolta, e non a riesaminare ogni singolo aspetto della procedura. La Corte di Perugia ha adempiuto a questo compito, accertando, tramite la documentazione processuale, che:
1. L’udienza di convalida si era tenuta regolarmente il 16 maggio 2014 a Ferrara.
2. L’imputato era assistito dal suo difensore di fiducia.
3. Il provvedimento di accompagnamento alla frontiera era stato regolarmente notificato.
4. L’espulsione era stata effettivamente eseguita, con l’imputato imbarcato su un volo diretto a Bucarest.

Di fronte a tali elementi probatori, la Corte di Cassazione ha concluso che la decisione impugnata era corretta e pienamente motivata, rendendo le censure del ricorrente palesemente infondate.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa sentenza riafferma principi consolidati del nostro ordinamento processuale. Anzitutto, chiarisce i confini invalicabili del giudizio di legittimità: la Cassazione valuta la corretta applicazione della legge, non i fatti. In secondo luogo, evidenzia l’importanza cruciale dell’udienza di convalida come garanzia giurisdizionale nei procedimenti di espulsione. Una volta che la sua regolare celebrazione è provata documentalmente, insieme all’effettiva esecuzione del provvedimento, la procedura si presume legittima. Infine, la decisione serve da monito: un ricorso basato su motivi generici o mirato a una rivalutazione del merito è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione tenta di far riesaminare i fatti del caso?
Di norma, viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici di merito, non ricostruire o rivalutare i fatti del processo.

In un procedimento per rientro illegale, quale prova è fondamentale per dimostrare la regolarità dell’espulsione?
Secondo questa sentenza, la prova documentale dell’avvenuta udienza di convalida del provvedimento di accompagnamento alla frontiera è un elemento cruciale. Se a questa si aggiunge la prova dell’effettiva esecuzione dell’espulsione (es. verbale di imbarco su un volo), la procedura è considerata legittima.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. Le argomentazioni del ricorrente erano un tentativo di ottenere un nuovo giudizio sui fatti e non contestavano vizi di legittimità. Inoltre, la Corte d’appello aveva correttamente seguito le indicazioni fornite dalla stessa Cassazione in una precedente pronuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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