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Ricorso inammissibile: la censura deve essere specifica

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per detenzione di stupefacenti. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano mere censure generiche sia sulla valutazione delle prove sia sulla determinazione della pena, confermando la decisione della Corte d’Appello e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Critica Generica non Basta

Nel processo penale, presentare un ricorso in Cassazione è un diritto fondamentale, ma deve rispettare requisiti precisi per essere esaminato. Un recente provvedimento della Suprema Corte, l’Ordinanza n. 5771/2025, chiarisce un punto cruciale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando le critiche mosse alla sentenza impugnata sono generiche e non individuano vizi specifici. Analizziamo questa decisione per capire perché la specificità dei motivi è un pilastro della procedura penale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari, che lo aveva condannato per detenzione di sostanze stupefacenti. L’imputato basava il suo ricorso su due motivi principali:
1. Una critica alla valutazione delle prove, sostenendo che il suo coinvolgimento fosse stato erroneamente dedotto dalla Corte territoriale sulla base di intercettazioni e sequestri.
2. Una contestazione sulla congruità della pena inflitta, ritenuta un non corretto esercizio del potere discrezionale del giudice.

La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse commesso un errore nel collegare l’imputato ai fatti contestati e nell’applicare una pena ritenuta eccessiva.

L’Analisi della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, lo ha rigettato dichiarandolo inammissibile. La motivazione di questa decisione si fonda sulla natura dei motivi presentati, entrambi giudicati come ‘censure generiche’. Vediamo nel dettaglio perché.

La Censura sulla Responsabilità Penale

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha osservato che la critica del ricorrente non individuava alcun vizio logico o giuridico nel ragionamento della Corte d’Appello. Al contrario, si limitava a contestare ‘in fatto’ la valutazione probatoria, proponendo una lettura alternativa delle prove già esaminate dal giudice di merito. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la correttezza logica e giuridica della decisione impugnata. Poiché la sentenza d’appello aveva correttamente e logicamente collegato l’imputato alla detenzione dello stupefacente tramite intercettazioni e altri elementi, la censura è stata ritenuta generica e, quindi, inammissibile.

La Critica sulla Determinazione della Pena

Anche il secondo motivo ha subito la stessa sorte. La contestazione sulla pena è stata definita una ‘generica censura’ all’esercizio del potere discrezionale del giudice. La Corte di Cassazione ha evidenziato che la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato la sua decisione, considerando gli indici di gravità del fatto e la personalità dell’imputato, desunta anche da un precedente specifico. La pena, inflitta poco sopra la media edittale, era quindi il risultato di una valutazione ponderata e non arbitraria, rendendo la critica del ricorrente infondata e, di nuovo, generica.

Le Motivazioni

La Corte ha rilevato che entrambi i motivi di ricorso si risolvevano in una richiesta di rivalutazione del merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità. Il ricorso per Cassazione deve indicare con precisione gli errori di diritto o i vizi logici manifesti che inficiano la sentenza, non limitarsi a esprimere un dissenso sulla ricostruzione dei fatti o sulla valutazione del giudice. La mancanza di specificità ha trasformato il ricorso in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio nel merito, che non rientra nelle funzioni della Corte di Cassazione. Pertanto, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: per avere successo, un ricorso in Cassazione deve essere specifico, tecnico e puntuale. Le censure generiche, che si limitano a contestare l’esito del giudizio senza attaccare specifici errori procedurali o logici, sono destinate a essere dichiarate inammissibili. Per gli avvocati, ciò significa che la redazione di un ricorso deve essere un’opera di precisione chirurgica, focalizzata a smontare il ragionamento del giudice di merito attraverso argomentazioni giuridiche solide e non attraverso una mera riproposizione delle proprie tesi fattuali.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano ‘censure generiche’, ovvero critiche vaghe e non specifiche che non individuavano precisi errori logici o giuridici nella sentenza della Corte d’Appello, ma si limitavano a contestarne la valutazione dei fatti e della pena.

Cosa si intende per ‘censura generica’ in un ricorso?
Per ‘censura generica’ si intende una contestazione che non indica un errore specifico nella decisione del giudice, ma esprime un generale dissenso sulla ricostruzione dei fatti o sulla pena applicata. Non è sufficiente per un ricorso in Cassazione, che richiede l’individuazione di vizi di legittimità.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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