LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: la Cassazione sui motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano una mera ripetizione di quelli già presentati in appello, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata, violando il principio di specificità dei motivi di impugnazione. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Ripetizione dei Motivi Comporta la Sconfitta

Presentare un appello o un ricorso in Cassazione è un diritto fondamentale nel nostro sistema giudiziario, ma deve seguire regole precise. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci ricorda un principio cruciale: la specificità dei motivi. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta quando ci si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza un’analisi critica della decisione che si sta impugnando. Analizziamo questo caso per capire meglio.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. Un individuo era stato riconosciuto colpevole del reato di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. La pena inflitta era di sei mesi di reclusione e 1.200 euro di multa.

Contro la sentenza d’appello, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. Errata applicazione della legge e vizi di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.
2. Mancata qualificazione del fatto come uso personale di sostanze stupefacenti, una condotta non penalmente rilevante, ai sensi dell’art. 75 dello stesso D.P.R.

La Decisione della Corte: la Dichiarazione di Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito delle questioni sollevate dalla difesa (cioè se l’imputato fosse o meno colpevole o se la sua condotta fosse uso personale), ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale.

Il cuore della decisione risiede nella constatazione che i motivi del ricorso erano una semplice riproposizione delle stesse critiche già avanzate nell’atto di appello. La difesa non si era confrontata in modo specifico e critico con le argomentazioni con cui la Corte d’Appello aveva respinto quelle stesse doglianze.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: la funzione tipica dell’impugnazione è la “critica argomentata” avverso il provvedimento che si contesta. Questo significa che un atto di impugnazione, per essere valido, deve contenere motivi specifici che indichino le ragioni di diritto e gli elementi di fatto a sostegno della richiesta.

Il contenuto essenziale di un ricorso non può essere una sterile ripetizione di argomenti già esaminati. Al contrario, deve instaurare un “confronto puntuale” con le motivazioni della decisione impugnata. Se l’atto di ricorso ignora le ragioni esposte dal giudice precedente e si limita a ripresentare le medesime tesi, perde la sua funzione essenziale. In questi casi, il ricorso inammissibile diventa l’unica conclusione possibile.

I giudici citano diverse sentenze precedenti (tra cui la Sez. 6, n. 8700 del 2013) per sottolineare come un ricorso che non si confronta con la motivazione della decisione impugnata sia destinato all’inammissibilità, poiché viene meno la sua unica funzione: la critica argomentata al provvedimento.

Conclusioni: L’Importanza della Specificità dei Motivi di Ricorso

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale per chiunque si approcci al processo penale. La presentazione di un’impugnazione, in particolare un ricorso per cassazione, non è un atto formale da prendere alla leggera. Non basta essere in disaccordo con una sentenza; è necessario articolare questo dissenso in modo tecnico e specifico.

La decisione della Corte di Cassazione conferma che l’efficacia di un ricorso dipende dalla sua capacità di smontare, pezzo per pezzo, il ragionamento del giudice che ha emesso la sentenza contestata. La mera ripetizione di argomenti, senza un dialogo critico con la decisione precedente, equivale a non dire nulla di rilevante per il giudizio di legittimità, portando a una declaratoria di inammissibilità e alla condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza confrontarsi criticamente e in modo specifico con le motivazioni della sentenza impugnata.

Qual è la funzione principale di un atto di impugnazione secondo la Corte?
Secondo la Corte, la funzione tipica dell’impugnazione è quella di una critica argomentata avverso il provvedimento che si contesta. Ciò richiede un confronto puntuale con le argomentazioni della decisione impugnata, indicando specificamente le ragioni di diritto e di fatto che fondano il dissenso.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato, per legge, al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati