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Ricorso inammissibile: la Cassazione sui limiti del merito

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero condannato per non aver rispettato un ordine di allontanamento. La Suprema Corte ha stabilito che i motivi del ricorso, tra cui la richiesta di applicazione della tenuità del fatto e delle attenuanti generiche, costituivano un tentativo non consentito di rivalutare il merito della vicenda, compito che non spetta al giudice di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti alla Rivalutazione del Merito

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 8718/2024, ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: un ricorso inammissibile è tale quando mira a ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità. La vicenda riguarda un cittadino straniero condannato per non aver ottemperato a un ordine di allontanamento emesso dal Questore. L’analisi della Suprema Corte offre spunti preziosi per comprendere i confini tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna inflitta dal Giudice di Pace di Palermo a un cittadino straniero. L’imputato era accusato di non aver rispettato l’ordine del Questore di lasciare il territorio nazionale. A seguito della condanna, l’uomo ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a tre distinti motivi con l’obiettivo di annullare la sentenza.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

L’imputato ha basato il suo ricorso su tre argomentazioni principali:

1. Vizio di motivazione: Sosteneva che la decisione del giudice fosse illogica nel desumere la sua volontà di disobbedire all’ordine, proponendo una lettura alternativa delle prove.
2. Tenuità del fatto: Chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la presunta modestia dell’offesa.
3. Attenuanti generiche: Sollecitava la concessione delle circostanze attenuanti generiche, non riconosciute nel precedente grado di giudizio.

La Corte di Cassazione, esaminati i motivi, ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni del ricorrente, chiarendo perché ciascun motivo non potesse superare il vaglio preliminare di ammissibilità.

Il Divieto di una Nuova Valutazione del Fatto

Con riferimento al primo motivo, i giudici hanno sottolineato che il ricorrente non denunciava un vero errore di legge o una palese illogicità nella motivazione della sentenza impugnata. Piuttosto, tentava di sovrapporre la propria interpretazione del compendio probatorio a quella, non manifestamente illogica, del giudice di merito. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un “terzo grado” di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge. La consapevolezza e la volontà di disobbedire erano state logicamente desunte dalla notifica di due provvedimenti e dalla successiva, prolungata permanenza illegale sul territorio senza alcuna giustificazione valida.

La Necessità di una Critica Puntuale

Anche il secondo e il terzo motivo sono stati respinti perché non si confrontavano criticamente con le specifiche ragioni addotte dal Giudice di Pace. Il giudice di merito aveva già escluso la tenuità del fatto, evidenziando la “non occasionalità della condotta” e la “lesione non minima del bene protetto”. Allo stesso modo, aveva giustificato il diniego delle attenuanti generiche con “l’assenza di elementi favorevoli apprezzabili”. Il ricorrente, invece di contestare la logicità di queste motivazioni, si è limitato a sollecitare un diverso esercizio del potere discrezionale, una richiesta inammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un chiaro monito: il ricorso per Cassazione deve essere fondato su vizi di legittimità concreti e non può risolversi in una richiesta di riconsiderazione del merito della causa. La decisione rafforza la distinzione tra i gradi di giudizio e conferma che la valutazione delle prove e l’esercizio di poteri discrezionali, se adeguatamente motivati, sono di competenza esclusiva dei giudici di merito. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’atto di appello in Cassazione deve essere redatto con estremo rigore tecnico, concentrandosi sulla violazione di norme di legge o su difetti motivazionali che siano palesi e decisivi, pena una declaratoria di ricorso inammissibile.

Perché un ricorso per Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando, invece di denunciare vizi di legge o motivazioni manifestamente illogiche, si limita a proporre una diversa lettura delle prove o a chiedere alla Corte di esercitare poteri discrezionali che spettano al giudice di merito. In sostanza, quando si trasforma in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sui fatti.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove (documenti, testimonianze, ecc.), ma verificare che il giudice precedente abbia applicato correttamente la legge e abbia motivato la sua decisione in modo logico e coerente, senza cadere in palesi contraddizioni.

Cosa succede se il ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come nel caso di specie, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, di regola, al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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