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Ricorso inammissibile: la Cassazione sui limiti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in un caso di spaccio di stupefacenti. La sentenza analizza tre motivi di ricorso: la distinzione tra reato tentato e consumato in presenza della polizia, la restituzione dei beni sotto sequestro conservativo e l’applicazione delle pene sostitutive. La Corte ha ritenuto le doglianze dell’imputato generiche e legalmente infondate, confermando la condanna.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione sui limiti dell’Impugnazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2101 del 2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità delle impugnazioni in materia penale. Questa pronuncia offre spunti fondamentali sulla differenza tra reato consumato e tentato in caso di arresto in flagranza, sulla disciplina del sequestro conservativo e sull’applicazione delle pene sostitutive. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte di Appello di Bologna nei confronti di un imputato per reati legati agli stupefacenti. Nello specifico, l’imputato era stato riconosciuto colpevole per la cessione di una piccola quantità di marijuana, per la detenzione illegale di un quantitativo più consistente (circa 50 grammi) della medesima sostanza e per precedenti cessioni di dosi a un acquirente.

La difesa dell’imputato, non condividendo la decisione dei giudici di merito, ha proposto ricorso presso la Corte di Cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La strategia difensiva si è basata su tre argomentazioni principali:

1. Errata qualificazione giuridica del fatto: Secondo la difesa, la condotta di cessione di 1,8 grammi di sostanza, avvenuta sotto la sorveglianza della polizia giudiziaria pronta a intervenire, avrebbe dovuto essere qualificata come reato tentato e non consumato. Si sosteneva che l’intervento degli agenti avesse di fatto impedito il perfezionamento del reato.
2. Violazione di legge sul sequestro: L’imputato contestava la mancata restituzione di una somma di denaro (4.590 euro) sottoposta a sequestro conservativo, richiesta depositata in sede di conclusioni nel giudizio d’appello.
3. Mancata applicazione delle pene sostitutive: Si lamentava che la Corte d’Appello non avesse informato le parti della possibilità di richiedere la sostituzione della pena detentiva breve, come previsto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale.

Analisi del ricorso inammissibile: Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutte le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile per la sua manifesta infondatezza e genericità. Vediamo nel dettaglio le motivazioni per ciascun punto.

Primo Motivo: Reato Consumato, non Tentato

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la consumazione del reato di spaccio non è esclusa dalla circostanza che l’operazione avvenga sotto il controllo della polizia. Il reato si perfeziona con il raggiungimento dell’accordo tra le parti o, come nel caso di specie, con la ricezione fisica dello stupefacente da parte dell’acquirente. Anche se la disponibilità della sostanza da parte dell’acquirente è stata momentanea e di breve durata, essa è sufficiente a integrare la fattispecie del reato consumato. L’intervento successivo degli agenti per l’arresto non degrada il fatto a mero tentativo.

Secondo Motivo: l’Irrevocabilità del Sequestro Conservativo

Sul tema del sequestro, la Corte ha chiarito che la richiesta di restituzione era inammissibile perché non consentita dalla legge in quella fase processuale. L’articolo 317 del codice di procedura penale stabilisce che gli effetti del sequestro conservativo cessano solo con una sentenza di proscioglimento passata in giudicato. Prima di tale momento, la misura è considerata “irrevocabile” e può essere revocata solo in caso di offerta di un’idonea cauzione, non per un presunto venir meno dei presupposti. La richiesta, pertanto, non aveva fondamento giuridico.

Terzo Motivo: Discrezionalità del Giudice sulle Pene Sostitutive

Infine, riguardo alle pene sostitutive, la Cassazione ha precisato che il giudice non ha l’obbligo di proporre d’ufficio tale opzione all’imputato. Si tratta di un potere discrezionale. L’omessa formulazione dell’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p. non comporta la nullità della sentenza, ma presuppone una valutazione implicita di insussistenza dei presupposti. Inoltre, la Corte ha sottolineato che se la difesa non sollecita l’esercizio di tale potere durante le conclusioni o subito dopo la lettura del dispositivo, non può dolersene in sede di impugnazione. Anche questo motivo è stato quindi giudicato generico e infondato.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa sentenza ribadisce l’importanza della specificità e del fondamento giuridico dei motivi di ricorso. Un’impugnazione basata su affermazioni generiche e che non si confronta puntualmente con la motivazione della sentenza impugnata è destinata a essere dichiarata inammissibile. La pronuncia offre tre lezioni pratiche fondamentali: la presenza della polizia non esclude la consumazione del reato di spaccio; il sequestro conservativo è una misura stabile fino a sentenza definitiva; l’accesso alle pene sostitutive richiede un’iniziativa della difesa e resta una facoltà discrezionale del giudice, non un obbligo.

La presenza della polizia per un arresto in flagranza trasforma un reato consumato in un tentativo?
No. Secondo la Corte, la consumazione del reato di cessione di stupefacenti non è esclusa dalla circostanza che l’operazione si svolga sotto il controllo della polizia. Il reato si considera consumato nel momento in cui l’acquirente riceve la sostanza, anche se la sua disponibilità è solo momentanea e di breve durata prima dell’intervento degli agenti.

È possibile ottenere la restituzione di beni sotto sequestro conservativo prima della fine del processo?
No, non semplicemente chiedendola. La Corte chiarisce che il sequestro conservativo è una misura cautelare i cui effetti cessano solo con una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere divenuta irrevocabile. Prima di tale momento, la misura è suscettibile di revoca solo se viene offerta un’idonea cauzione, non per il presunto venir meno dei presupposti iniziali.

Il giudice è sempre obbligato a proporre l’applicazione di una pena sostitutiva?
No. La Corte ha affermato che il giudice non ha l’obbligo di proporre all’imputato l’applicazione di una pena sostitutiva. Si tratta di un potere discrezionale del giudice. L’omessa formulazione dell’avviso previsto dalla legge non comporta la nullità della sentenza e, se la difesa non sollecita tale potere, non può lamentarsene in sede di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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