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Ricorso inammissibile: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per tre imputati condannati per furto aggravato. Le ragioni includono vizi formali, accordi procedurali in appello che precludono ulteriori doglianze, e la corretta interpretazione delle nuove norme sulle pene sostitutive, la cui applicazione spetta al giudice dell’esecuzione e non alla Cassazione. La decisione conferma la condanna e aggiunge il pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione non Supera il Vaglio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6762 del 2024, ha affrontato un caso complesso che si conclude con una dichiarazione di ricorso inammissibile per tre imputati. Questa decisione offre spunti fondamentali su questioni procedurali cruciali, come i limiti del ricorso personale, gli effetti del cosiddetto “concordato in appello” e la corretta applicazione delle nuove norme sulle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. Analizziamo come la Suprema Corte ha dipanato la matassa, confermando le condanne e stabilendo principi di diritto rilevanti.

I Fatti: Dal Furto Aggravato al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una serie di furti aggravati in abitazione. Il Tribunale di primo grado aveva condannato tre individui per questi reati. In sede di appello, la Corte territoriale aveva parzialmente riformato la sentenza per due degli imputati. Questi ultimi, tramite un accordo con la Procura Generale ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., avevano rinunciato ad alcuni motivi di impugnazione, ottenendo in cambio il riconoscimento delle attenuanti generiche come equivalenti alle aggravanti e una conseguente riduzione della pena. La posizione del terzo imputato era stata invece interamente confermata.

Nonostante l’esito dell’appello, tutti e tre gli imputati hanno deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso: Diverse Strategie Difensive

Le doglianze presentate alla Suprema Corte erano eterogenee:

* Un imputato lamentava un’errata valutazione delle circostanze attenuanti, che a suo dire dovevano essere considerate prevalenti sulle aggravanti, e una pena base eccessiva.
* Lo stesso imputato presentava anche un ricorso personale, contestando il riconoscimento della recidiva.
* Un altro ricorrente sollevava una questione di diritto intertemporale, chiedendo l’applicazione delle nuove e più favorevoli norme sulle pene sostitutive (art. 20-bis c.p.), entrate in vigore dopo la sentenza d’appello.
* Il terzo imputato, infine, contestava il mancato riconoscimento dell’attenuante della minima partecipazione al fatto (art. 114 c.p.) e delle attenuanti generiche.

La Decisione della Cassazione: Un Ricorso Inammissibile su Tutta la Linea

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i ricorsi, dichiarandoli inammissibili per ragioni diverse e specifiche per ciascuna posizione.

L’inammissibilità del ricorso personale

Il ricorso presentato personalmente da uno degli imputati è stato dichiarato inammissibile per un vizio formale insuperabile. La Corte ha ricordato che, a seguito della legge n. 103 del 2017, la possibilità per l’imputato di presentare personalmente ricorso per cassazione è stata eliminata. Tale facoltà è ora riservata esclusivamente ai difensori iscritti nell’apposito albo speciale.

L’effetto preclusivo del “concordato in appello”

Per le censure relative alla quantificazione della pena e al bilanciamento delle circostanze, la Corte ha sottolineato come l’accordo raggiunto in appello ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. avesse un effetto preclusivo. Avendo gli imputati rinunciato a specifici motivi in cambio di una riduzione di pena, non potevano poi riproporre le stesse o simili questioni in sede di legittimità. L’accordo ha, di fatto, cristallizzato quella parte della decisione.

Le pene sostitutive e il ruolo del Giudice dell’Esecuzione

Di particolare interesse è la risposta della Corte alla richiesta di applicare le nuove pene sostitutive. Citando un proprio precedente, la Cassazione ha chiarito che la disciplina transitoria della Riforma Cartabia prevede una specifica procedura. Per i processi pendenti in Cassazione al momento dell’entrata in vigore della nuova legge, l’imputato non può chiedere l’applicazione delle pene sostitutive alla Suprema Corte. Dovrà invece attendere che la sentenza diventi definitiva e, solo allora, presentare un’istanza al Giudice dell’Esecuzione, che è l’organo competente a valutare la richiesta.

La manifesta infondatezza delle censure sulla pena

Infine, per quanto riguarda il ricorso del terzo imputato, la Corte lo ha ritenuto manifestamente infondato. Le motivazioni della Corte d’Appello sul diniego delle attenuanti sono state giudicate logiche e congrue, mentre i motivi di ricorso sono apparsi generici, lamentando una “ingiustizia” della pena senza sollevare specifiche violazioni di legge.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un rigoroso rispetto delle norme procedurali. La Corte ha ribadito che il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito, e che i ricorsi devono rispettare precisi requisiti formali e sostanziali per essere ammessi. La decisione sottolinea come gli accordi processuali, come il concordato in appello, producano effetti vincolanti che non possono essere aggirati. Inoltre, chiarisce la corretta interpretazione delle norme transitorie, indirizzando le istanze degli imputati verso la sede processuale corretta, ovvero quella dell’esecuzione penale. La reiezione delle censure generiche sulla pena riafferma infine il principio secondo cui la valutazione del trattamento sanzionatorio è una prerogativa del giudice di merito, sindacabile in Cassazione solo in caso di vizi logici o giuridici manifesti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre importanti lezioni pratiche. In primo luogo, evidenzia l’importanza di affidarsi a un difensore abilitato per il ricorso in Cassazione, essendo preclusa la via del ricorso personale. In secondo luogo, dimostra come le scelte strategiche compiute nei gradi di merito, come l’adesione a un concordato, possano limitare le successive opzioni di impugnazione. Infine, fornisce una guida chiara sulla procedura da seguire per beneficiare delle nuove pene sostitutive per i processi già in corso. La conseguenza finale di un ricorso inammissibile, come in questo caso, non è solo la conferma della condanna, ma anche l’ulteriore condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Un imputato può presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione?
No. La sentenza chiarisce che, a seguito delle modifiche legislative introdotte dalla legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente proposto da un difensore iscritto all’albo speciale, eliminando la possibilità per l’imputato di agire personalmente.

Se una nuova legge più favorevole sulle pene entra in vigore mentre il processo è in Cassazione, può essere applicata direttamente dalla Suprema Corte?
No. Per quanto riguarda le nuove pene sostitutive (art. 20-bis c.p.), la Corte ha specificato che la competenza non è sua. L’imputato deve attendere che la sentenza diventi irrevocabile e successivamente presentare un’istanza al Giudice dell’Esecuzione, che valuterà se applicare la nuova normativa.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna impugnata diventa definitiva. Inoltre, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro in favore della cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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