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Ricorso inammissibile: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6636/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti. Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza individuare vizi logici nella sentenza impugnata, confermando la valutazione negativa sulle attenuanti generiche basata sulla modalità del reato e la personalità dell’imputato.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello alla Cassazione è Inutile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove ridiscutere i fatti. Se i motivi presentati sono una semplice fotocopia di quelli già respinti in appello, il ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile. Analizziamo questa decisione per capire i limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un giovane condannato in primo grado e in appello per detenzione a fini di spaccio di un considerevole quantitativo di marijuana. Nello specifico, si trattava di 67 involucri, sufficienti a confezionare oltre 400 dosi singole. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la prima sentenza, rideterminando la pena ma confermando nel resto la condanna. La difesa dell’imputato decideva quindi di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e la valutazione della pena.

Il Ricorso in Cassazione e la sua Inammissibilità

La Suprema Corte ha stroncato sul nascere le speranze della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Il motivo è tanto semplice quanto cruciale: le argomentazioni (o ‘doglianze’) presentate erano una mera riproduzione delle censure già sollevate davanti alla Corte d’Appello. Quest’ultima le aveva già esaminate e respinte con una motivazione definita dalla Cassazione ‘congrua, non contraddittoria e neppure manifestamente illogica’. In pratica, il ricorso non evidenziava veri vizi di legge o palesi errori logici nella sentenza di secondo grado, ma tentava, inutilmente, di ottenere una nuova valutazione dei fatti, cosa preclusa nel giudizio di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che i giudici di merito avevano correttamente motivato la loro decisione di non concedere le attenuanti generiche e di non ridurre ulteriormente la pena. Per farlo, avevano valorizzato elementi specifici e negativi emersi dal processo. In primo luogo, le modalità e le circostanze del fatto, che indicavano un’attività di spaccio in forma organizzata, non occasionale. In secondo luogo, l’ingente quantitativo di droga detenuta. Infine, la personalità dell’imputato che, nonostante la giovane età, presentava un precedente specifico per furto in abitazione. Questi elementi, secondo la Corte, giustificavano ampiamente il diniego delle attenuanti. La decisione, quindi, risulta perfettamente coerente con i principi consolidati della giurisprudenza di legittimità, che richiedono al giudice di motivare adeguatamente il proprio convincimento, sia nel concedere che nel negare tali benefici.

Le Conclusioni

La conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito: il ricorso in Cassazione deve essere uno strumento tecnico, finalizzato a denunciare errori di diritto o vizi logici evidenti e decisivi nella motivazione della sentenza impugnata. Non può e non deve essere un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti già compiuto nei due gradi di merito. Presentare un ricorso ‘fotocopia’ non solo è inutile, ma comporta anche ulteriori costi per chi lo propone.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché i motivi proposti erano una mera riproduzione delle censure già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, senza che venissero evidenziati specifici vizi di legittimità o palesi illogicità nella motivazione della sentenza impugnata.

Quali elementi sono stati considerati per negare le attenuanti generiche all’imputato?
I giudici hanno considerato le modalità del reato (un’attività di spaccio organizzata), l’ingente quantitativo di droga sequestrata e la personalità dell’imputato, che annoverava un precedente per furto in abitazione nonostante la giovane età.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità?
L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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