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Ricorso inammissibile: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per ricettazione e uso indebito di carta di pagamento. I motivi, ritenuti generici e reiterativi di doglianze già esaminate in appello, e la tardiva richiesta di pene sostitutive, hanno portato alla conferma della condanna e al pagamento di un’ammenda.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Spiega i Limiti dell’Impugnazione

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale che questo rispetti precisi requisiti di forma e sostanza. In caso contrario, il rischio è che venga dichiarato un ricorso inammissibile, impedendo alla Corte di esaminare il caso nel merito. La recente sentenza n. 5717/2025 della Seconda Sezione Penale offre un chiaro esempio di quali errori conducano a tale esito, confermando una condanna per ricettazione e uso indebito di carta di pagamento.

I Fatti del Processo

Due persone venivano condannate in primo grado dal Tribunale di Ferrara per i reati di ricettazione e uso indebito di una carta bancomat. La pena inflitta era di un anno e due mesi di reclusione. La decisione veniva successivamente confermata dalla Corte di Appello di Bologna. Non ritenendosi soddisfatti, gli imputati, tramite il loro difensore, decidevano di proporre ricorso per cassazione, l’ultimo grado di giudizio possibile.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Gli imputati basavano la loro impugnazione su tre motivi principali:
1. Erronea applicazione della legge e vizio di motivazione: Sostenevano che le prove a loro carico fossero generiche e insufficienti a dimostrare la loro colpevolezza, e che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente risposto alle loro specifiche obiezioni.
2. Pena sproporzionata e mancato riconoscimento delle attenuanti: Lamentavano che la pena fosse eccessiva rispetto alla gravità del fatto e che i giudici avessero negato le circostanze attenuanti generiche senza una motivazione adeguata, utilizzando clausole di stile.
3. Mancata sostituzione della pena detentiva: Affermavano che i giudici d’appello non avessero permesso alla difesa di chiedere la sostituzione della pena detentiva con misure alternative, omettendo qualsiasi motivazione sul punto.

L’Analisi del Ricorso Inammissibile da Parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi e li ha dichiarati tutti inammissibili. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che limitano il potere della Suprema Corte al solo controllo di legittimità, escludendo una nuova valutazione dei fatti. Vediamo nel dettaglio perché ogni motivo è stato respinto e quali insegnamenti se ne possono trarre.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive.

Sul primo motivo, relativo alla responsabilità penale, i giudici hanno stabilito che il ricorso era aspecifico e reiterativo. In pratica, la difesa si era limitata a riproporre le stesse lamentele già presentate e respinte in appello, senza confrontarsi con le precise e concludenti argomentazioni della Corte territoriale. La Cassazione ha ricordato che non può riesaminare le prove, ma solo verificare che la motivazione dei giudici di merito sia logica e non contraddittoria, cosa che in questo caso era avvenuta.

Anche il secondo motivo, sulla determinazione della pena, è stato giudicato generico e non consentito. La Corte ha chiarito che la valutazione sulla congruità della pena è di competenza del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se sorretta da motivazione sufficiente. Inoltre, nel negare le attenuanti generiche, la Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato elementi specifici come l’intensità della capacità criminale desumibile dai precedenti penali e la mancanza di resipiscenza, non essendo tenuta ad analizzare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole.

Infine, il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile per una ragione puramente procedurale. La richiesta di sostituzione della pena detentiva non era mai stata avanzata nel corso del giudizio di appello. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: una richiesta di questo tipo non può essere presentata per la prima volta in sede di legittimità, ma deve essere formulata al più tardi durante l’udienza di discussione in appello. Non avendolo fatto, gli imputati hanno perso la possibilità di far valere tale diritto.

Le conclusioni

La sentenza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi e la condanna degli imputati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende. Questa decisione sottolinea l’importanza di redigere ricorsi specifici, che si confrontino criticamente con la sentenza impugnata, anziché limitarsi a ripetere argomenti già respinti. Dimostra, inoltre, la necessità di rispettare le scansioni processuali: le richieste, come quella di pene sostitutive, devono essere presentate nei tempi e nei modi previsti dalla legge, altrimenti decadono. Per gli operatori del diritto, è un monito a preparare le impugnazioni con la massima diligenza per evitare un esito di inammissibilità che preclude ogni discussione sul merito della vicenda.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile se ripropone le stesse argomentazioni dell’appello?
Perché il ricorso viene considerato ‘aspecifico’ e ‘reiterativo’. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito per rivalutare i fatti, ma un giudice di legittimità. Il ricorso deve quindi evidenziare vizi di legge o di logica manifesta nella sentenza impugnata, confrontandosi specificamente con le sue motivazioni, e non semplicemente ripetere doglianze già esaminate e respinte.

Come viene giustificato il diniego delle circostanze attenuanti generiche?
Il giudice non è obbligato a prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli, ma è sufficiente che motivi la sua decisione facendo riferimento a quelli ritenuti decisivi. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto sufficiente valorizzare l’intensità della capacità criminale degli imputati, desunta dai precedenti penali, e la mancanza di pentimento.

Qual è il termine ultimo per chiedere la sostituzione di una pena detentiva breve con una pena alternativa?
Secondo la sentenza, la richiesta di sostituzione della pena detentiva breve (ai sensi dell’art. 20-bis cod. pen.) non può essere avanzata per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione. Deve essere formulata, al più tardi, nel corso dell’udienza di discussione del giudizio di appello. Se non viene presentata in quella sede, il diritto di richiederla decade.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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