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Ricorso inammissibile: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto aggravato. La Corte chiarisce che il ricorso era generico e che il calcolo della prescrizione, in presenza di più aggravanti, non era corretto, confermando la condanna dell’imputato al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Spiega i Requisiti di Specificità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2028 del 2025, ha offerto importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, dichiarando un ricorso inammissibile perché generico e infondato. La pronuncia analizza anche il calcolo della prescrizione in caso di furto aggravato da più circostanze, confermando la condanna emessa nei gradi di merito. Questo caso evidenzia l’importanza di redigere un’impugnazione che si confronti criticamente e specificamente con le motivazioni della decisione impugnata.

I Fatti: il Furto Aggravato e la Condanna

Il caso trae origine da un ingente furto di circa 14.674 paia di occhiali ai danni di una nota azienda del settore eyewear. Il furto, avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 giugno 2013, era stato perpetrato con violenza sulle cose, mediante l’effrazione di un lucernaio, e aveva causato un danno patrimoniale di rilevante entità. Per questi fatti, l’imputato era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Belluno e successivamente dalla Corte d’Appello di Venezia alla pena di tre anni di reclusione e 400 euro di multa.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando due principali vizi della sentenza d’appello.

L’eccezione di prescrizione

In primo luogo, la difesa sosteneva che il reato fosse ormai estinto per intervenuta prescrizione, essendo stato commesso nel giugno 2013. Su questo punto, anche il Procuratore Generale presso la Corte aveva concluso per l’annullamento della sentenza.

La critica alla valutazione della prova

In secondo luogo, il ricorso criticava la motivazione della Corte d’Appello, ritenendola carente e contraddittoria riguardo all’accertamento della responsabilità penale. Secondo la difesa, il quadro probatorio si basava su indizi non gravi, precisi e concordanti, in violazione degli articoli 191 e 192 del codice di procedura penale.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile per due ragioni fondamentali: la manifesta infondatezza del motivo sulla prescrizione e la genericità del motivo relativo alla valutazione delle prove. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La sentenza della Cassazione si sofferma dettagliatamente sulle ragioni che hanno portato a considerare il ricorso inammissibile.

Prescrizione non maturata per la doppia aggravante

La Corte ha giudicato ‘manifestamente infondato’ il motivo sulla prescrizione. I giudici hanno chiarito che, essendo state riconosciute due aggravanti (il danno patrimoniale di rilevante entità ex art. 61 n. 7 c.p. e la violenza sulle cose ex art. 625 n. 2 c.p.), la pena massima applicabile era di dieci anni di reclusione, secondo quanto previsto dall’ultimo comma dell’art. 625 c.p. Di conseguenza, il termine massimo di prescrizione, comprese le interruzioni, ammontava a dodici anni e mezzo. Poiché il reato era stato commesso nel giugno 2013, la prescrizione non sarebbe maturata prima di dicembre 2025.

La genericità del motivo sulla prova indiziaria

Il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile perché generico. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: un ricorso non può limitarsi a una critica astratta e generica della sentenza impugnata, ma deve confrontarsi in modo specifico con le argomentazioni del giudice di merito. La Corte d’Appello aveva puntualmente confutato le tesi difensive, basando la condanna su una serie di elementi indiziari convergenti: la disponibilità di un’auto di grossa cilindrata vista transitare in zona, l’utilizzo di una scheda telefonica che agganciava le celle del luogo del furto, il rinvenimento dell’indirizzo dell’azienda nel portafogli dell’imputato e, infine, il ritrovamento nell’auto di una SIM card collegata alla stessa cella e di un telefono con foto di occhiali griffati. A fronte di queste precise motivazioni, il ricorso non ha mosso critiche specifiche, risultando così privo della necessaria autosufficienza.

Conclusioni: L’Importanza della Specificità nel Ricorso

Questa sentenza riafferma due principi cardine del processo penale. In primo luogo, chiarisce le modalità di calcolo della prescrizione per i reati aggravati, sottolineando come la presenza di più circostanze aggravanti incida sulla pena massima e, di conseguenza, sui termini di estinzione. In secondo luogo, e con maggior enfasi, ribadisce la necessità che l’atto di impugnazione, specialmente in sede di legittimità, sia caratterizzato da specificità e concretezza. Un ricorso inammissibile è quello che non instaura un dialogo critico con la decisione impugnata, ma si limita a riproporre doglianze generiche, senza dimostrare la decisività dei vizi lamentati.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è dichiarato inammissibile per genericità quando si limita a lamentare vizi di motivazione senza confrontarsi criticamente e specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata. L’atto deve essere autosufficiente, indicando in modo preciso le ragioni di diritto e gli elementi di fatto contestati, senza limitarsi a rinviare a censure già formulate in appello.

Come si calcola la prescrizione per il reato di furto con più aggravanti?
In caso di furto con la concorrenza di due o più aggravanti (nel caso di specie, violenza sulle cose e danno patrimoniale di rilevante entità), si applica la cornice edittale prevista dall’ultimo comma dell’art. 625 c.p., che prevede una pena massima di dieci anni. Il termine di prescrizione massimo, tenuto conto delle interruzioni, è quindi pari a dodici anni e mezzo.

Può una condanna penale basarsi esclusivamente su prove indiziarie?
Sì, una condanna può basarsi su prove indiziarie, a condizione che queste siano gravi, precise e concordanti, come richiesto dall’art. 192 c.p.p. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva motivato la condanna sulla base di una serie di elementi convergenti (disponibilità dell’auto, aggancio delle celle telefoniche, ritrovamento dell’indirizzo e di una SIM card) che, nel loro complesso, conducevano a un’affermazione di responsabilità al di là di ogni ragionevole dubbio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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