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Ricorso inammissibile: la Cassazione e l’art. 133 c.p.

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per lesioni. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza del motivo, che contestava la valutazione del giudice di merito sulla capacità a delinquere dell’imputato, basata sui suoi precedenti penali, ai sensi dell’art. 133 c.p. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Valutazione del Giudice di Merito

L’esito di un procedimento penale può spesso dipendere da cavilli procedurali tanto quanto dal merito della questione. Un esempio lampante è il caso del ricorso inammissibile, una decisione che blocca sul nascere l’esame di un’impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare i confini del giudizio di legittimità, il ruolo dell’art. 133 del codice penale nella determinazione della pena e le severe conseguenze di un ricorso presentato senza validi presupposti legali.

La Vicenda Processuale: Dalla Condanna per Lesioni al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per il reato di lesioni personali (artt. 582 e 583 c.p.). In secondo grado, la Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo la pena inflitta (in mitius), ma confermando in tutto il resto la responsabilità penale dell’imputato. Non soddisfatto della decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo di impugnazione. L’obiettivo era contestare i criteri con cui il giudice d’appello aveva valutato la sua pericolosità sociale nel determinare la sanzione.

L’Unico Motivo del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato le speranze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile perché basato su un motivo ‘manifestamente infondato’. Il cuore della decisione risiede nella distinzione fondamentale tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorrente, infatti, non contestava un errore di diritto o un vizio logico nella motivazione della sentenza d’appello, ma tentava di ottenere una nuova e più favorevole valutazione di elementi di fatto, come il suo comportamento processuale.

Il Ruolo dell’Art. 133 c.p. e la Capacità a Delinquere

La Corte di Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse correttamente esercitato il proprio potere discrezionale nell’applicare l’art. 133 del codice penale. Questo articolo guida il giudice nella commisurazione della pena, tenendo conto di due parametri principali: la gravità del fatto e la capacità a delinquere del reo. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano ritenuto preponderanti i ‘plurimi precedenti penali, anche recenti’ dell’imputato, considerandoli un indice significativo della sua capacità a delinquere. La Cassazione ha ribadito che questa valutazione, se congrua e logicamente motivata, non può essere censurata in sede di legittimità.

Le Conseguenze del Ricorso Inammissibile: Spese e Sanzione

La declaratoria di inammissibilità non è priva di conseguenze. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. Ma non solo: la Corte ha ravvisato una colpa nell’aver proposto un’impugnazione ‘evidenemente inammissibile’. Per questo motivo, ha condannato l’imputato anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che funge da deterrente contro ricorsi pretestuosi.

La Posizione della Parte Civile

Un dettaglio procedurale interessante riguarda la parte civile. Le sue conclusioni scritte sono state ignorate dalla Corte perché presentate tardivamente, ovvero oltre il termine di quindici giorni prima dell’udienza, come previsto dall’art. 611 c.p.p. Questo sottolinea l’importanza del rispetto dei termini perentori nel processo penale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio consolidato secondo cui il giudizio di Cassazione è un controllo di legittimità e non un terzo grado di merito. Il ricorso era manifestamente infondato perché mirava a una riconsiderazione degli elementi di fatto (come il bilanciamento delle circostanze) che rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente per aver dato maggior peso ai precedenti penali dell’imputato nel determinare la pena, in piena conformità con i criteri dell’art. 133 c.p. Pertanto, non sussisteva alcun vizio di legge o di motivazione che potesse essere validamente censurato in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: non si può adire la Corte di Cassazione per ottenere una semplice rivalutazione dei fatti. Un ricorso inammissibile non solo non viene esaminato nel merito, ma comporta anche significative sanzioni economiche per il ricorrente. Questa decisione serve da monito sull’importanza di fondare le proprie impugnazioni su solidi motivi di diritto, evitando di intasare il sistema giudiziario con ricorsi palesemente infondati che contestano il legittimo esercizio del potere discrezionale dei giudici di merito.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’unico motivo presentato è stato ritenuto ‘manifestamente infondato’. Esso non contestava un errore di diritto, ma mirava a ottenere una nuova valutazione nel merito del bilanciamento delle circostanze, attività che spetta esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti e non alla Corte di Cassazione.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base alla decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e, a causa della colpa ravvisata nell’aver proposto un ricorso palesemente infondato, anche al versamento di una sanzione di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

In base a quali criteri il giudice ha valutato la pena dell’imputato?
Il giudice ha valutato la pena secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale. In particolare, ha considerato preponderanti la gravità del fatto e la capacità a delinquere dell’imputato, desunta dai suoi numerosi e recenti precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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