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Ricorso inammissibile: la Cassazione e la tenuità

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in quanto i motivi proposti erano una mera reiterazione di quelli già respinti in Appello. La Corte ha confermato la decisione di merito che negava l’applicazione dell’attenuante della particolare tenuità del fatto, basandosi sul valore del bene e sulla personalità negativa dell’imputato.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa porre fine a un percorso processuale. Quando i motivi di ricorso non sono specifici ma si limitano a ripetere argomentazioni già respinte, la Suprema Corte interviene per confermare la decisione precedente, ribadendo importanti principi sia di diritto processuale che sostanziale. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio le ragioni dietro la declaratoria di inammissibilità e il rigetto delle richieste dell’imputato, in particolare riguardo l’attenuante della particolare tenuità del fatto e la continuazione tra reati.

I Fatti del Processo

Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello di Milano, ha presentato ricorso per Cassazione contro la sentenza. I motivi del ricorso si concentravano su due punti principali: la richiesta di applicazione della circostanza attenuante speciale della particolare tenuità del fatto, prevista per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.), e il riconoscimento della continuazione tra diversi episodi criminosi. La difesa sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel valutare questi aspetti, ma il ricorso proposto non introduceva elementi di critica nuovi rispetto a quanto già discusso e rigettato nel precedente grado di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 3882/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende. La decisione si fonda sulla natura del ricorso stesso, giudicato come una ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi già presentati in appello, e quindi privo della specificità richiesta per un valido esame in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Analisi del Ricorso Inammissibile

La Corte ha spiegato che i motivi di ricorso, per essere ammissibili, devono contenere una critica argomentata e specifica contro le ragioni della sentenza impugnata. Non è sufficiente riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte dalla Corte di merito. Nel caso di specie, il ricorso era solo ‘apparentemente’ specifico, ma in realtà ometteva di confrontarsi con le motivazioni della sentenza d’appello. Analizziamo i punti chiave della motivazione.

La Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione ha confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello di non concedere l’attenuante della particolare tenuità del fatto. La motivazione dei giudici di merito si basava su due pilastri: il valore intrinseco del bene oggetto di ricettazione e la personalità negativa dell’imputato. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il valore del bene è un elemento cruciale. Se tale valore non è ‘particolarmente lieve’, l’attenuante va esclusa a priori. Solo nel caso di un valore economico modesto, il giudice può procedere a valutare gli altri elementi indicati dall’art. 133 c.p., come la capacità a delinquere dell’agente. Poiché nel caso di specie erano emersi elementi negativi sia sul piano oggettivo (valore del bene) che soggettivo (personalità dell’imputato), il diniego dell’attenuante è stato ritenuto correttamente motivato.

Il Mancato Riconoscimento della Continuazione

Anche per quanto riguarda il mancato riconoscimento della continuazione tra reati, la Corte ha giudicato il motivo di ricorso una semplice ripetizione. I giudici d’appello avevano già spiegato in modo adeguato le ragioni del diniego, sottolineando in particolare la distanza temporale tra i diversi episodi. Questa distanza, secondo la Corte, era tale da non poter considerare i reati come l’attuazione di un ‘unitario, benché generico, proposito criminoso’. La Cassazione ha ritenuto questa motivazione logica e sufficiente, respingendo la doglianza del ricorrente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce l’importanza di redigere un ricorso per Cassazione che non sia una mera fotocopia dell’atto d’appello. È fondamentale che la difesa articoli una critica puntuale e specifica contro la sentenza impugnata, evidenziandone vizi logici o violazioni di legge. In assenza di ciò, il rischio di un ricorso inammissibile è estremamente elevato. Inoltre, la decisione conferma i criteri per l’applicazione dell’attenuante della particolare tenuità del fatto, sottolineando che la valutazione non si limita al solo valore economico del bene, ma si estende a un giudizio complessivo sulla condotta e sulla personalità dell’imputato, come delineato dall’art. 133 del codice penale.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, come in questo caso, i motivi proposti non sono specifici ma si limitano a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza contestare in modo critico e argomentato la sentenza impugnata.

Quali elementi valuta il giudice per concedere l’attenuante della particolare tenuità del fatto?
Il giudice valuta sia elementi oggettivi, come la lieve consistenza economica del bene, sia elementi soggettivi. Se il valore del bene non è particolarmente lieve, l’attenuante è esclusa. Se è lieve, si procede a verificare altri elementi, come la capacità a delinquere dell’agente desumibile dall’art. 133 c.p., che possono comunque portare a negare l’attenuante.

Per quale motivo non è stata riconosciuta la continuazione tra i reati?
La continuazione non è stata riconosciuta perché il giudice d’appello ha adeguatamente motivato che la distanza temporale tra i diversi episodi criminali non permetteva di considerarli come parte di un unico e generico proposito criminoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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