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Ricorso inammissibile: la Cassazione e la specificità

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per essersi rifiutato di sottoporsi all’alcoltest. Il motivo è che l’impugnazione si limitava a ripetere le argomentazioni già respinte in appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza di secondo grado, violando così il principio di specificità dei motivi.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: perché non basta ripetere i motivi d’appello

Presentare un ricorso in Cassazione non è come giocare una terza partita. È un’azione legale che richiede precisione, tecnica e, soprattutto, specificità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, dichiarando un ricorso inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse lamentele già sollevate in appello, senza un confronto critico con la decisione dei giudici di secondo grado. Analizziamo questa decisione per capire quali sono i requisiti essenziali di un’impugnazione efficace.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imputato da parte del Tribunale per il reato previsto dall’articolo 186, comma 7, del Codice della Strada (rifiuto di sottoporsi all’accertamento per la verifica dello stato di ebbrezza). La pena inflitta era di un anno di arresto e 6.000 euro di ammenda.

La sentenza veniva confermata dalla Corte d’Appello. Contro questa seconda decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando un unico motivo: il travisamento della prova, in particolare riguardo alle trascrizioni della testimonianza di una teste della difesa, resa durante il processo di primo grado.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha tagliato corto, dichiarando il ricorso manifestamente inammissibile. Secondo i giudici, il ricorso non era altro che una sterile riproposizione delle stesse critiche già avanzate nell’atto di appello. La difesa, in sostanza, non si era confrontata con le argomentazioni con cui la Corte d’Appello aveva già respinto quelle medesime doglianze, spiegando perché non vi fosse stato alcun travisamento probatorio.

La Funzione dell’Impugnazione e la Specificità dei Motivi

La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio cardine del nostro sistema processuale. La funzione tipica di un’impugnazione, come stabilito dagli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale, è quella di svolgere una critica argomentata e specifica contro il provvedimento che si contesta. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso. È necessario indicare in modo puntuale:

1. Le ragioni di diritto: quali norme si ritengono violate e perché.
2. Gli elementi di fatto: quali prove o fatti sono stati, a dire del ricorrente, mal valutati.

Il contenuto essenziale di un atto di impugnazione è, quindi, un confronto diretto e puntuale con la motivazione della sentenza impugnata. Se questo confronto manca, l’atto perde la sua funzione e diventa inevitabilmente inammissibile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Un ricorso inammissibile è quello che, come nel caso di specie, si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già presentati in appello e motivatamente respinti in secondo grado. Questo comportamento processuale viene considerato generico e aspecifico, poiché non attacca le fondamenta logico-giuridiche della decisione che si intende demolire.

La Corte ha chiarito che non è ammissibile un ricorso che si limiti a lamentare una presunta carenza o illogicità della motivazione in modo generico, senza criticare specificamente gli argomenti usati dal giudice precedente per giungere alla sua conclusione. La critica deve essere pertinente e mirata, non una semplice riproposizione di argomenti già vagliati e respinti.

Le Conclusioni

La decisione in commento offre un’importante lezione pratica. Il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Per questo, chi intende presentare un ricorso deve studiare a fondo la sentenza d’appello e costruire una critica mirata, che ne evidenzi gli specifici errori di diritto o i vizi logici.

Limitarsi a un ‘copia e incolla’ dei motivi d’appello non solo è inutile, ma è anche controproducente: porta a una declaratoria di inammissibilità e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti previsti dalla legge. In questo caso specifico, l’inammissibilità è dovuta alla mancanza di specificità dei motivi, poiché il ricorso si limitava a ripetere le argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza un confronto critico con la sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi del ricorso devono essere ‘specifici’?
Significa che l’atto di impugnazione non può limitarsi a un dissenso generico, ma deve indicare in modo puntuale e argomentato le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la richiesta. Deve esserci un confronto diretto con le motivazioni della sentenza che si contesta, evidenziandone i presunti errori.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Oltre all’impossibilità di far esaminare il proprio caso nel merito, la dichiarazione di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questa vicenda, la somma è stata quantificata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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