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Ricorso inammissibile: la Cassazione e la ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in quanto i motivi presentati erano una mera riproposizione di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Suprema Corte ha sottolineato che non è sufficiente ripetere le stesse argomentazioni, ma è necessario confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata. La decisione ha anche confermato la correttezza del calcolo delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Rigetta le Argomentazioni Ripetitive

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, stabilendo che la semplice riproposizione di argomenti già valutati e respinti nei gradi precedenti conduce a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge.

I Fatti del Processo

Due persone venivano condannate dalla Corte d’Appello per reati contro il patrimonio, nello specifico per invasione di terreni ed edifici e danneggiamento. Avverso tale sentenza, proponevano ricorso per Cassazione basandolo su tre motivi principali:

1. La mancata applicazione della causa di giustificazione dello stato di necessità.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).
3. Un’errata valutazione del trattamento sanzionatorio, con specifico riferimento alla misura della riduzione per le attenuanti generiche.

I ricorrenti, in sostanza, riproponevano le medesime doglianze già avanzate e disattese dal giudice d’appello.

L’Analisi della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, giungendo a una conclusione netta di inammissibilità per ciascuno di essi. L’analisi si è concentrata non tanto sul merito delle questioni, quanto sulla modalità con cui sono state presentate.

La Ripetitività dei Motivi di Ricorso

I primi due motivi, relativi allo stato di necessità e alla tenuità del fatto, sono stati giudicati inammissibili perché meramente riproduttivi di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha evidenziato come i ricorrenti non si siano confrontati con le argomentazioni logico-giuridiche della sentenza impugnata, limitandosi a ripetere le proprie tesi difensive. Questo comportamento processuale non è consentito, poiché il ricorso per Cassazione deve individuare vizi specifici della decisione di secondo grado, non limitarsi a un generico dissenso.

La Questione delle Attenuanti Generiche

Anche il terzo motivo, riguardante il trattamento sanzionatorio, è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza. La Corte di Appello aveva chiarito che la riduzione per le attenuanti generiche può avvenire ‘fino a un terzo’, il che significa che il giudice ha la facoltà di applicare una riduzione anche in misura inferiore a tale limite massimo. La decisione del giudice di merito di concedere una riduzione inferiore al terzo secco è stata quindi ritenuta corretta e ben motivata, rendendo la censura dei ricorrenti priva di fondamento.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nel principio secondo cui il ricorso per Cassazione deve essere specifico e critico nei confronti della sentenza impugnata. Non è una sede in cui si può chiedere un nuovo giudizio sui fatti. La Corte ha ribadito che, di fronte a una motivazione corretta e logica del giudice di merito, il ricorrente ha l’onere di dimostrare l’errore di diritto o il vizio logico, e non può semplicemente riproporre le stesse argomentazioni sperando in un esito diverso. La decisione di dichiarare il ricorso inammissibile è quindi la diretta conseguenza della violazione di questo onere processuale. Inoltre, per quanto riguarda le attenuanti, la Corte ha semplicemente applicato il dettato normativo, che conferisce al giudice di merito un potere discrezionale nella quantificazione della riduzione, purché non superi il limite massimo di un terzo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia della Cassazione serve come monito per la redazione dei ricorsi: è essenziale un confronto puntuale e critico con la sentenza che si intende impugnare. La mera riproposizione di vecchie argomentazioni è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la reiezione del ricorso ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Per i legali, ciò significa studiare approfonditamente la motivazione della sentenza d’appello per individuare vizi specifici, mentre per gli assistiti implica la consapevolezza che la Cassazione non riesamina i fatti, ma valuta solo la legittimità della decisione.

Perché la Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice riproposizione di censure già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello, senza che i ricorrenti si confrontassero con le motivazioni della sentenza impugnata.

È sufficiente riproporre le stesse argomentazioni dell’appello nel ricorso per Cassazione?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, i motivi di ricorso che si limitano a ripetere censure già vagliate e disattese dal giudice di merito, senza un confronto critico con la decisione impugnata, non sono consentiti e portano all’inammissibilità.

Come vengono applicate le attenuanti generiche per la riduzione della pena?
La legge prevede che la riduzione per le attenuanti generiche possa avvenire ‘fino a un terzo’. Questo significa che il giudice ha il potere discrezionale di applicare una riduzione in qualsiasi misura inferiore o uguale a un terzo, non obbligatoriamente nella misura massima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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