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Ricorso inammissibile: la Cassazione e la recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per tentato furto. L’imputato contestava l’applicazione della recidiva, il diniego delle attenuanti generiche e la determinazione della pena. La Corte ha ritenuto i motivi infondati, confermando che i numerosi precedenti penali dell’imputato giustificavano sia la valutazione di una maggiore capacità a delinquere sia il trattamento sanzionatorio applicato dal giudice di merito.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Precedenti Contano

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito principi fondamentali in materia di valutazione della recidiva e concessione delle attenuanti generiche, dichiarando un ricorso inammissibile e facendo luce sulla discrezionalità del giudice di merito. La decisione offre spunti importanti per comprendere come il passato criminale di un imputato influenzi concretamente l’esito del processo e la determinazione della pena. Vediamo insieme i dettagli del caso e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Tentato Furto e Condanna

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di tentato furto, commesso nel marzo 2017. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale, veniva confermata dalla Corte di Appello nel settembre 2022. L’imputato, non rassegnato alla condanna, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a tre specifici motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Un Attacco su Tre Fronti

L’imputato ha contestato la sentenza d’appello su tre punti principali:

1. Applicazione della recidiva: Si doleva di un vizio di motivazione riguardo all’aumento di pena per la recidiva.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Censurava la decisione dei giudici di non riconoscergli le circostanze attenuanti.
3. Determinazione della pena: Lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione nella quantificazione della sanzione.

L’Analisi della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato ciascun motivo, giungendo a una conclusione netta: il ricorso inammissibile in ogni sua parte. I giudici hanno ritenuto le censure dell’imputato meramente riproduttive di argomenti già vagliati e disattesi nei gradi di merito, oppure manifestamente infondate.

La Valutazione della Recidiva

Sul primo punto, la Corte ha ricordato che il giudice, di fronte a una recidiva contestata, deve verificare se la reiterazione del reato sia sintomo di una maggiore pericolosità sociale e riprovevolezza della condotta. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente motivato, sottolineando come i numerosi precedenti penali a carico dell’imputato dimostrassero una “ingravescente capacità a delinquere”, giustificando pienamente l’aumento di pena.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per ottenere le attenuanti generiche non basta l’assenza di elementi negativi, ma è necessaria la dimostrazione di elementi di segno positivo che le giustifichino. I giudici di merito avevano correttamente rilevato che, nel caso in esame, tali elementi positivi non erano ravvisabili.

La Discrezionalità nella Determinazione della Pena

Infine, per quanto riguarda la determinazione della pena, la Corte ha sottolineato che tale valutazione rientra nella discrezionalità del giudice di merito, purché adeguatamente motivata. La Corte d’Appello aveva spiegato in modo logico le sue scelte: la riduzione per il tentativo non era stata applicata nella misura massima a causa dello sviluppo dell’iter criminis, e la pena base si era discostata dal minimo edittale in ragione della capacità a delinquere dell’imputato, comprovata dai suoi precedenti.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti erano generici, ripetitivi di censure già respinte o miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. I giudici hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione logica, coerente e conforme ai principi di diritto su tutti i punti contestati. La decisione di condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende è la diretta conseguenza di questa inammissibilità.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma che la valutazione dei precedenti penali è un elemento cruciale nel giudizio. Non si tratta di un automatismo, ma di un’analisi concreta della personalità dell’imputato e della sua pericolosità. Per ottenere un trattamento sanzionatorio più mite, come la concessione delle attenuanti generiche, è onere dell’imputato fornire prove di elementi positivi e meritevoli. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche ulteriori costi per il ricorrente, come dimostra la condanna al pagamento delle spese e della sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano o una semplice riproposizione di censure già esaminate e respinte nei gradi di merito, oppure erano manifestamente infondati e non indicavano vizi specifici della sentenza impugnata.

Come deve essere motivata l’applicazione della recidiva dal giudice?
Il giudice deve verificare concretamente se il nuovo reato commesso sia un effettivo sintomo di una maggiore riprovevolezza e pericolosità dell’autore, fornendo un’adeguata motivazione. Nel caso in esame, i numerosi precedenti sono stati considerati un indice di una crescente capacità a delinquere.

Quali sono i requisiti per la concessione delle circostanze attenuanti generiche?
Per la concessione delle circostanze attenuanti generiche non è sufficiente l’assenza di elementi negativi, ma è richiesta la dimostrazione di elementi di segno positivo che possano giustificarle. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che tali elementi positivi non fossero stati provati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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