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Ricorso inammissibile: la Cassazione e la pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per detenzione di marijuana. La pena, leggermente superiore al minimo, è stata ritenuta giustificata dall’ingente quantitativo sequestrato, idoneo a produrre 1291 dosi. La confessione dell’imputato non è stata considerata espressione di sincero ravvedimento, rendendo il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Quantità di Stupefacente Giustifica la Pena

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di detenzione di stupefacenti, fornendo chiarimenti cruciali sulla valutazione della pena e sui motivi che possono portare a un ricorso inammissibile. La decisione sottolinea come la motivazione della sentenza di merito, se adeguata e logica, sia difficilmente censurabile in sede di legittimità, specialmente quando la pena è giustificata da elementi oggettivi come l’ingente quantitativo di droga sequestrata.

I Fatti del Caso

Il ricorrente si era opposto a una sentenza della Corte d’Appello di Catania che lo aveva condannato per detenzione di sostanze stupefacenti. L’appello si basava principalmente sulla presunta inadeguatezza della pena inflitta, ritenuta eccessiva. Tra gli argomenti difensivi, veniva citata una confessione resa dall’imputato, che a suo dire avrebbe dovuto comportare un trattamento sanzionatorio più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione ha confermato in toto la sentenza di secondo grado, rendendo definitiva la condanna. Oltre a respingere il ricorso, la Corte ha condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica in caso di inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni punti fondamentali. In primo luogo, ha ritenuto che la sentenza impugnata fosse ‘adeguatamente motivata’ riguardo alla pena inflitta. I giudici di merito avevano infatti stabilito una pena non di molto superiore al minimo edittale, giustificandola in modo specifico. L’elemento decisivo è stato il quantitativo di marijuana sequestrata, risultato idoneo a produrre ben 1291 dosi medie singole. Questo dato oggettivo, secondo la Cassazione, è sufficiente a motivare un leggero inasprimento della pena base.

In secondo luogo, la Corte ha analizzato la questione della confessione. I giudici hanno osservato che la confessione era stata resa di fronte a ‘inconfutabili elementi di colpevolezza’. Di conseguenza, non poteva essere considerata espressione di un ‘sincero ravvedimento’, ma piuttosto una presa d’atto dell’inevitabile. Pertanto, non le è stato attribuito il valore di circostanza attenuante che la difesa auspicava. Anche le altre circostanze attenuanti invocate non erano state sostenute da argomentazioni positive sufficienti a convincere i giudici.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza penale: la determinazione della pena è una prerogativa del giudice di merito, il cui giudizio è sindacabile in Cassazione solo per vizi di motivazione manifestamente illogici o contraddittori. In questo caso, la motivazione basata sul notevole quantitativo di stupefacente è stata giudicata logica e sufficiente. La decisione insegna inoltre che non tutte le confessioni hanno lo stesso peso: una confessione tardiva o resa di fronte all’evidenza dei fatti difficilmente verrà interpretata come segno di un reale pentimento, utile a ottenere uno sconto di pena. La dichiarazione di ricorso inammissibile comporta, infine, non solo la conferma della condanna, ma anche un ulteriore onere economico per il ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione ha ritenuto che la sentenza d’appello fosse adeguatamente motivata, in particolare riguardo alla determinazione della pena, non ravvisando quindi vizi di legittimità che potessero essere esaminati nel merito.

In che modo la quantità di droga ha influenzato la decisione sulla pena?
L’ingente quantitativo di marijuana sequestrata, idoneo a produrre 1291 dosi medie singole, è stato considerato un elemento oggettivo sufficiente a giustificare una pena leggermente superiore al minimo previsto dalla legge.

Perché la confessione dell’imputato non ha portato a una pena più bassa?
Secondo la Corte, la confessione è stata resa di fronte a prove schiaccianti e non poteva quindi essere considerata espressione di un sincero ravvedimento, motivo per cui non le è stato attribuito valore di circostanza attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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