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Ricorso inammissibile: la Cassazione e la doppia conforme

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per reati di droga. La sentenza sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di ricorso, specialmente in presenza di una ‘doppia conforme’, dove primo e secondo grado concordano. Il ricorso è stato giudicato generico e reiterativo, portando alla conferma della condanna e al pagamento delle spese.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna per Mancanza di Specificità

Presentare un ricorso in Cassazione richiede un’attenzione scrupolosa ai motivi di impugnazione. La sentenza in commento, la n. 12169/2024, offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga respinto quando si limita a riproporre argomenti già valutati, specialmente in presenza di una ‘doppia conforme’. Analizziamo come la Suprema Corte ha affrontato un caso di reati legati agli stupefacenti, confermando la condanna.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine con una condanna emessa dal Tribunale di Trani nei confronti di un imputato per il reato previsto dall’art. 73, comma 4, del D.P.R. 309/1990. L’imputato, non accettando la decisione, proponeva appello.

La Corte d’Appello di Bari, riesaminando il caso, confermava integralmente la sentenza di primo grado, ritenendo l’imputato colpevole e confermando la pena inflitta. Si è così creata una situazione di cosiddetta ‘doppia conforme’, dove due gradi di giudizio di merito sono giunti alla medesima conclusione.

L’Appello in Cassazione e i Motivi del Ricorrente

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due principali argomenti:

1. Vizio di motivazione: Lamentava una mancanza o manifesta illogicità nella motivazione che affermava la sua responsabilità penale.
2. Mancato riconoscimento dell’ipotesi lieve: Contestava il mancato riconoscimento della fattispecie attenuata del ‘fatto di lieve entità’, prevista dal comma 5 dell’art. 73 D.P.R. 309/1990, e criticava la pena inflitta.

In sostanza, il ricorrente chiedeva alla Suprema Corte di rivalutare le fondamenta della sua condanna e di ridimensionarne la gravità.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. La motivazione della Corte si articola su principi procedurali e sostanziali consolidati.

In primo luogo, viene richiamato il principio della ‘doppia conforme’. Secondo la giurisprudenza costante, quando le sentenze di primo e secondo grado giungono a conclusioni identiche, le loro motivazioni si integrano a vicenda, formando un unico e inscindibile corpo argomentativo. Di conseguenza, il ricorrente in Cassazione ha l’onere di confrontarsi criticamente con l’intero percorso logico-giuridico tracciato dai giudici di merito.

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse censure e argomentazioni già esaminate e respinte sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello, senza introdurre elementi di critica specifici contro la motivazione della sentenza impugnata. Questo ha reso il ricorso generico e reiterativo.

Per quanto riguarda la richiesta di derubricazione a ‘fatto di lieve entità’, la Corte ha sottolineato che tale ipotesi può essere riconosciuta solo in casi di minima offensività della condotta. Questa valutazione si basa su dati qualitativi e quantitativi. Se anche uno solo degli indici previsti dalla legge (come la quantità o qualità della sostanza) risulta ‘negativamente assorbente’, ovvero particolarmente grave, ogni altra considerazione perde di rilevanza. Anche su questo punto, il ricorso è stato ritenuto aspecifico.

Infine, riguardo al trattamento sanzionatorio, la Cassazione ha ribadito che la valutazione degli elementi per la concessione delle attenuanti e la determinazione della pena rientrano nella discrezionalità del giudice di merito. Tale giudizio è sindacabile in sede di legittimità solo se frutto di arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, eventualità non riscontrata nel caso in esame, dato che la pena era stata fissata all’interno della media edittale.

Le Conclusioni: La Decisione Finale

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Tale decisione comporta non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo di legittimità. Per avere successo, un ricorso deve essere specifico, puntuale e deve demolire logicamente le argomentazioni della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre difese già respinte.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato e aspecifico, in quanto si limitava a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte dai giudici di primo e secondo grado, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata.

Cosa significa ‘doppia conforme’ e quale importanza ha avuto in questo caso?
‘Doppia conforme’ si ha quando la Corte d’Appello conferma la sentenza del Tribunale. In tal caso, le motivazioni delle due sentenze si integrano a vicenda. L’importanza è che il ricorrente in Cassazione deve contestare in modo specifico l’intera struttura argomentativa risultante dalle due sentenze conformi.

Perché non è stata riconosciuta l’ipotesi di reato lieve (art. 73 comma 5)?
La Corte ha ritenuto che il motivo del ricorso su questo punto fosse aspecifico. Ha inoltre ribadito che l’ipotesi lieve richiede una minima offensività della condotta, valutata su parametri qualitativi e quantitativi. Se anche solo uno di questi parametri è negativo in modo assorbente, la richiesta non può essere accolta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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