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Ricorso inammissibile: la Cassazione e i motivi

Un soggetto, condannato per furto aggravato, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, che lo ha dichiarato inammissibile. La Corte ha ribadito che non è possibile introdurre nuovi motivi in Cassazione se non sono stati sollevati in appello. Ha inoltre confermato il diniego delle attenuanti a causa del rilevante valore dei beni sottratti, del ruolo attivo dell’imputato e dei suoi numerosi precedenti penali. La decisione sottolinea il rigore procedurale che caratterizza un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi di Appello Non Possono Essere Cambiati in Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui limiti procedurali dell’impugnazione e sui criteri di valutazione delle circostanze attenuanti. La decisione riguarda un caso di furto aggravato e mette in luce un principio fondamentale: i motivi di doglianza non possono essere sollevati per la prima volta davanti alla Suprema Corte se non sono stati precedentemente discussi in appello. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per furto aggravato in abitazione, pronunciata dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello. All’imputato era stata inflitta una pena di tre anni di reclusione e mille euro di multa. Non soddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, basandolo su quattro distinti motivi: l’errata applicazione della recidiva, il mancato riconoscimento dell’attenuante per danno di speciale tenuità, il diniego dell’attenuante per la partecipazione di minima importanza e, infine, il rifiuto delle attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato ciascuno dei quattro motivi, concludendo per l’inammissibilità dell’intero ricorso. La decisione si fonda su argomentazioni precise e rigorose, che toccano aspetti sia procedurali che di merito.

La questione della recidiva: un motivo tardivo

Il primo motivo, relativo alla contestazione della recidiva, è stato dichiarato inammissibile per una ragione puramente procedurale. La Corte ha osservato che tale questione non era mai stata sollevata nell’atto di appello. La giurisprudenza è costante nell’affermare che non possono essere introdotte in sede di legittimità questioni nuove, per evitare che un provvedimento venga annullato su un punto che non è stato sottoposto alla valutazione del giudice del grado precedente.

L’analisi del ricorso inammissibile e le attenuanti

Anche gli altri tre motivi, relativi al diniego delle circostanze attenuanti, sono stati giudicati inammissibili.

1. Attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.): La difesa sosteneva che il danno fosse irrisorio. La Corte, tuttavia, ha confermato la valutazione del giudice di merito, che aveva considerato ‘elevato’ il valore dei beni sottratti (circa mille euro ciascuno). È stato ribadito che per questa attenuante non conta solo il valore della merce, ma il ‘danno criminale’ nella sua globalità, ovvero tutti gli effetti pregiudizievoli per la vittima.

2. Attenuante della partecipazione di minima importanza (art. 114 c.p.): L’imputato riteneva che il suo contributo al reato fosse stato marginale. La Cassazione ha respinto questa tesi, evidenziando come l’imputato avesse avuto un ruolo attivo e tutt’altro che trascurabile: era entrato nelle abitazioni, aveva asportato i beni, si era dato alla fuga e si era attivato per rivenderli. Un contributo che, secondo la Corte, ha facilitato in modo decisivo l’attività criminosa.

3. Attenuanti generiche: Infine, il diniego delle attenuanti generiche è stato ritenuto correttamente motivato dalla Corte di Appello. I giudici hanno valorizzato la gravità della condotta e, soprattutto, i numerosi e specifici precedenti penali dell’imputato, considerati indicativi di una ‘personalità negativa’.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione di dichiarare il ricorso inammissibile si basa su principi giuridici consolidati. In primo luogo, il divieto di ‘nova’ in Cassazione, che garantisce la coerenza e la gradualità del processo. Le questioni devono essere affrontate e risolte nei gradi di merito, mentre la Cassazione svolge una funzione di controllo sulla corretta applicazione della legge.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato il principio di autosufficienza del ricorso. Non basta affermare una tesi (come quella del danno irrisorio), ma occorre fornire al giudice tutti gli elementi concreti per poterla valutare. La semplice affermazione apodittica, priva di riscontri, non è sufficiente a scalfire la motivazione della sentenza impugnata.

Infine, riguardo alle attenuanti, la Corte ha ribadito l’ampia discrezionalità del giudice di merito. La valutazione si basa su un giudizio di fatto (art. 133 c.p.) che, se logicamente motivato e privo di contraddizioni, non è sindacabile in sede di legittimità. Anche un solo elemento negativo, come una lunga storia criminale, può essere considerato sufficiente a negare il beneficio.

Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti lezioni pratiche. Anzitutto, evidenzia l’importanza di strutturare una strategia difensiva completa fin dal primo grado di giudizio, articolando tutti i possibili motivi di doglianza già nell’atto di appello. In secondo luogo, dimostra che la richiesta di attenuanti deve essere supportata da argomentazioni solide e concrete, non da mere asserzioni. Infine, conferma come la valutazione della personalità dell’imputato, desunta anche dai suoi precedenti penali, giochi un ruolo cruciale nelle decisioni del giudice in materia di determinazione della pena.

È possibile presentare in Cassazione un motivo di ricorso non discusso in Appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non sono deducibili questioni che non abbiano costituito oggetto dei motivi di appello. Questo per evitare che venga annullato un provvedimento su un punto che è stato intenzionalmente sottratto alla cognizione del giudice precedente.

Quali sono i criteri per la concessione dell’attenuante del danno di speciale tenuità?
La concessione di questa attenuante richiede che il pregiudizio sia lievissimo, quasi irrisorio. La valutazione non si limita al valore della cosa sottratta, ma considera il danno criminale nella sua globalità, includendo tutti gli effetti pregiudizievoli subiti dalla vittima. Un valore di circa mille euro per bene è stato ritenuto elevato e non compatibile con l’attenuante.

Un precedente penale può essere l’unico motivo per negare le attenuanti generiche?
Sì. La Corte ha confermato che il giudice può negare le attenuanti generiche basandosi anche su un solo elemento ritenuto prevalente, come i numerosi e specifici precedenti penali dell’imputato, che sono indicativi della sua personalità negativa e della gravità della condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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