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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma misura

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un indagato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia. Il ricorso è stato respinto perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e rigettate dal Tribunale del Riesame. La Corte ha confermato la valutazione del giudice di merito sulla sussistenza di un concreto e attuale rischio di recidiva, ritenendo la misura proporzionata e compatibile con le esigenze lavorative dell’interessato.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: quando la Cassazione non entra nel merito

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Sesta Penale, n. 6262 del 2024, offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa essere definito tale quando si limita a riproporre argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti. Il caso analizzato riguarda l’impugnazione di una misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, confermando l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e critici verso la logica del provvedimento impugnato, piuttosto che una semplice replica.

I Fatti del Caso

Un individuo, indagato per reiterate condotte di resistenza a pubblico ufficiale, era stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria. La difesa aveva presentato un’istanza di riesame al Tribunale di Torino, lamentando sia l’errata valutazione del rischio di reiterazione del reato, sia la sproporzione della misura rispetto alle esigenze lavorative dell’indagato. Secondo la difesa, gli episodi contestati erano frutto di una situazione eccezionale e contingente, non indicativi di una reale pericolosità sociale, tenuto conto anche della sua stabile occupazione lavorativa e del suo radicamento sul territorio. Il Tribunale, tuttavia, aveva rigettato il riesame, confermando la misura.

La Decisione della Corte di Cassazione

Contro la decisione del Tribunale, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali: la natura ripetitiva dei motivi del ricorso e la congruità della motivazione del provvedimento impugnato.

Ricorso Inammissibile: perché è stato respinto

La Corte ha stabilito che il ricorso era una mera ‘pedissequa replica’ dei motivi già presentati al Tribunale del Riesame. Invece di contestare specifici vizi logici o giuridici della decisione del Tribunale, la difesa si è limitata a riproporre la propria interpretazione dei fatti. Questo approccio non è sufficiente in sede di legittimità, dove il compito della Cassazione non è rivalutare il merito della vicenda, ma verificare la correttezza logico-giuridica della decisione impugnata.

La Valutazione del Rischio di Recidiva

La Cassazione ha ritenuto che il Tribunale avesse correttamente e logicamente motivato la sussistenza di un concreto e attuale rischio di recidiva. Tale valutazione non si basava solo sui precedenti penali, ma sulla ‘riscontrata incapacità’ dell’indagato di ‘frenare i propri agiti violenti’, manifestati in più occasioni in un breve lasso di tempo, aggravati dallo stato di ebbrezza e avvenuti in un luogo sensibile come un pronto soccorso. Elementi come l’occupazione stabile, pur considerati, sono stati giudicati non sufficienti a neutralizzare la pericolosità dimostrata.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Cassazione evidenziano un principio fondamentale del processo penale: il ricorso di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. La Corte ha sottolineato come le argomentazioni del Tribunale fossero ‘congrue’ e basate su un’analisi complessiva del contesto. Anche la lamentata sproporzione della misura è stata respinta. Il Tribunale aveva infatti tenuto conto delle esigenze lavorative, disponendo l’obbligo di presentazione in orari serali, rendendolo così compatibile con l’attività professionale dell’indagato.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce che per superare il vaglio di ammissibilità in Cassazione, un ricorso deve andare oltre la semplice riproposizione delle proprie tesi. È necessario individuare e argomentare in modo puntuale le eventuali illogicità, contraddizioni o violazioni di legge presenti nella motivazione del provvedimento che si intende impugnare. In assenza di tali elementi, il ricorso si espone a una quasi certa dichiarazione di inammissibilità, con le conseguenti sanzioni economiche. Questo caso serve da monito sulla necessità di una tecnica difensiva mirata e specifica per il giudizio di legittimità.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, si limita a ripetere pedissequamente i motivi già presentati e respinti nel precedente grado di giudizio (il riesame), senza muovere critiche specifiche alla struttura logica e giuridica del provvedimento impugnato.

Come viene valutato il rischio di commettere nuovi reati per applicare una misura cautelare?
Il rischio di recidiva viene valutato sulla base di elementi concreti che dimostrano la pericolosità del soggetto. Nel caso specifico, sono stati considerati l’incapacità di controllare gli impulsi violenti, la ripetizione degli atti in un breve periodo, lo stato di ubriachezza e il contesto dei fatti, ritenendo questi aspetti più rilevanti di fattori positivi come un lavoro stabile.

Una misura cautelare come l’obbligo di firma deve essere proporzionata all’impegno lavorativo dell’indagato?
Sì, la misura deve essere proporzionata e adeguata. Il giudice deve valutare la sua incidenza sulla vita dell’indagato. In questa vicenda, la misura è stata considerata proporzionata perché l’obbligo di presentazione era stato fissato in orari serali, risultando quindi compatibile con l’attività lavorativa svolta dalla persona.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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