LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma la condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano generici, ripetitivi di questioni già respinte in appello e non si confrontavano specificamente con la motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, la condanna della ricorrente è stata confermata, con l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la conferma della condanna quando i motivi sono generici

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un’impugnazione mal formulata possa portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente conferma della decisione precedente. Analizzeremo come la Suprema Corte abbia ritenuto i motivi del ricorso manifestamente infondati, generici e meramente ripetitivi di argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di merito, fornendo importanti indicazioni sulla corretta redazione di un ricorso per cassazione.

I Fatti del Caso e il Ricorso in Cassazione

Una persona condannata dalla Corte d’Appello di Venezia ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali. In primo luogo, lamentava presunte violazioni di norme processuali (art. 420 ter c.p.p.), sostenendo un vizio di motivazione. In secondo luogo, contestava la qualificazione giuridica dei reati (artt. 640 e 628 c.p.) e la sussistenza di un’aggravante (art. 61 n. 5 c.p.), denunciando una violazione di legge e un difetto di motivazione. Infine, criticava la mancata concessione delle attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.), anche in questo caso per carenza di motivazione da parte della Corte territoriale.

L’Analisi della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi e li ha giudicati, nel loro complesso, inammissibili. Vediamo nel dettaglio perché ogni punto del ricorso è stato respinto.

Il primo motivo: violazioni processuali smentite

La Suprema Corte ha ritenuto il primo motivo manifestamente infondato. La contestazione riguardava una presunta violazione di norme processuali che, secondo i giudici, era stata palesemente smentita dagli atti del processo. Inoltre, non si trattava di nullità assolute o di inutilizzabilità patologica, gli unici vizi così gravi da poter essere eccepiti in ogni stato e grado. La Corte ha anche sottolineato come questo motivo fosse una semplice reiterazione di questioni già sollevate e puntualmente respinte dai giudici di merito, come indicato a pagina 4 della sentenza impugnata.

Il secondo motivo: reiterazione e mancanza di specificità

Anche il secondo motivo, relativo alla qualificazione giuridica dei reati e all’aggravante, è stato considerato infondato. I giudici di legittimità hanno osservato che le argomentazioni erano una ‘pedissequa reiterazione’ di quelle già presentate in appello e motivatamente respinte. Il ricorso, su questo punto, è stato giudicato non specifico, ma solo apparente, perché ometteva di svolgere una critica argomentata e mirata contro la sentenza d’appello. In pratica, l’imputata non ha spiegato perché la motivazione della Corte d’Appello fosse sbagliata, ma si è limitata a ripetere le sue tesi. La Cassazione ha richiamato le pagine 5, 6 e 7 della sentenza per mostrare dove la Corte d’Appello aveva già risposto a tali questioni.

Il terzo motivo: genericità sulla richiesta di attenuanti

Infine, il terzo motivo, riguardante le attenuanti generiche, è stato definito generico. La ricorrente non si è confrontata con la motivazione specifica fornita dalla Corte territoriale sul punto (pagine 7 e 8 della sentenza impugnata), limitandosi a una doglianza astratta senza attaccare le ragioni concrete che avevano portato i giudici a negare il beneficio.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale della Corte di Cassazione risiede nel principio secondo cui un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la decisione che si impugna. Non è sufficiente riproporre le medesime questioni già valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. Un ricorso che si limita a fare ciò è considerato ‘apparente’, perché non assolve alla sua funzione tipica, che è quella di evidenziare errori specifici (di legge o di motivazione) nella sentenza impugnata. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché ogni motivo presentato mancava di questa specificità, risolvendosi in una sterile ripetizione di argomenti già sconfessati.

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

Questa decisione ribadisce una regola fondamentale del processo penale: per avere successo in Cassazione, non basta essere in disaccordo con la sentenza d’appello, ma è necessario dimostrare, con argomenti precisi e pertinenti, dove e perché i giudici di merito hanno sbagliato. Un ricorso generico o ripetitivo non solo non ha possibilità di essere accolto, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) a favore della Cassa delle ammende, rendendo definitiva la condanna.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato inammissibile?
Un ricorso viene considerato inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, generici, meramente ripetitivi di questioni già respinte nei gradi di merito, oppure quando non si confrontano specificamente con la motivazione della sentenza che si sta impugnando.

È sufficiente riproporre in Cassazione le stesse argomentazioni già presentate in appello?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, la ‘pedissequa reiterazione’ di motivi già dedotti in appello e puntualmente disattesi rende il ricorso non specifico ma solo apparente, e quindi inammissibile. È necessaria una critica argomentata e mirata contro la sentenza d’appello.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati