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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per guida senza patente. L’appello è stato rigettato perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in secondo grado, senza confrontarsi con la motivazione della sentenza impugnata. La Corte ha confermato la valutazione sulla gravità del fatto, che escludeva la particolare tenuità, data la recidiva e la presenza di un passeggero a bordo.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione e il Principio di Specificità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9579/2024, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della presentazione di motivi generici e ripetitivi. Questo caso, riguardante una condanna per guida senza patente, offre uno spunto prezioso per comprendere i requisiti di un’impugnazione efficace e i limiti della discrezionalità del giudice nella valutazione della gravità di un reato.

I Fatti del Caso: la Guida Senza Patente e il Ricorso in Cassazione

Un automobilista veniva condannato in primo e in secondo grado per il reato di guida senza patente, aggravato dalla recidiva nel biennio. La Corte d’Appello di Palermo confermava la sentenza, respingendo le richieste della difesa relative al trattamento sanzionatorio e all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

L’imputato decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, lamentando un presunto vizio di motivazione da parte della Corte territoriale sia nella determinazione della pena, sia nel diniego della non punibilità.

Il Ricorso Inammissibile Secondo la Suprema Corte

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si fonda su principi giurisprudenziali ormai consolidati che meritano un’analisi approfondita.

La Genericità dei Motivi come Causa di Inammissibilità

Il primo, e decisivo, punto toccato dalla Corte è la natura del ricorso. I giudici hanno evidenziato come l’imputato si sia limitato a riproporre le stesse identiche questioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Questo approccio rende il ricorso generico e non specifico. Secondo la giurisprudenza costante, un’impugnazione è inammissibile non solo quando è indeterminata, ma anche quando manca una reale correlazione tra le argomentazioni della sentenza impugnata e i motivi del ricorso. In altre parole, non basta ripetere le proprie ragioni; è necessario contestare specificamente il ragionamento logico-giuridico del giudice che ha emesso la decisione precedente. Ignorare le motivazioni della sentenza d’appello equivale a presentare un atto privo della specificità richiesta dalla legge (art. 591, co. 1, lett. c, c.p.p.).

La Valutazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

Anche nel merito, la Corte ha ritenuto infondate le censure. Per quanto riguarda la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., i giudici di legittimità hanno confermato la correttezza della valutazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva sottolineato elementi che escludevano la particolare tenuità dell’offesa:

1. La pervicacia: L’imputato era già stato sanzionato per un reato analogo, dimostrando una persistente volontà di infrangere la legge.
2. L’intensità del dolo: La condotta non era occasionale ma rivelava un’intenzione criminosa radicata.
3. Il pericolo concreto: Al momento del controllo, l’imputato trasportava un passeggero, mettendo in pericolo non solo la propria incolumità ma anche quella di terzi.

La Corte ha ricordato che, per escludere la tenuità del fatto, il giudice non deve analizzare tutti i parametri dell’art. 133 c.p., ma è sufficiente che indichi gli elementi ritenuti decisivi per qualificare l’offesa come non lieve.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si estende anche agli altri aspetti sollevati dal ricorrente, confermando la logicità e coerenza della sentenza di secondo grado.

Rifiuto delle Attenuanti Generiche e Dosimetria della Pena

La Corte ha ritenuto legittimo il diniego delle attenuanti generiche. Dopo la riforma dell’art. 62-bis c.p. del 2008, la sola incensuratezza non è più sufficiente per la loro concessione. Il giudice può negarle basandosi sull’assenza di elementi positivi o, come in questo caso, sulla presenza di elementi negativi, quali i precedenti penali specifici dell’imputato.

Infine, riguardo alla dosimetria della pena, la Cassazione ha ribadito che il potere del giudice di merito è discrezionale. La motivazione è sufficiente se fa emergere il percorso logico che ha portato a commisurare la pena alla gravità del reato e alla personalità del reo, senza necessità di un’analitica valutazione di ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole.

Le Conclusioni: le Implicazioni della Sentenza

L’ordinanza in esame è un monito importante: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Presentare un ricorso che si limita a ripetere doglianze già respinte, senza un confronto critico con la decisione impugnata, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione conferma inoltre che la valutazione della gravità di un reato, ai fini dell’applicazione di benefici come la particolare tenuità del fatto, deve tenere conto di tutti gli aspetti concreti della condotta, inclusa la personalità dell’autore del reato.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato inammissibile per genericità?
Un ricorso è inammissibile quando si limita a riprodurre le medesime ragioni già discusse e respinte dal giudice del precedente grado di giudizio, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni contenute nella decisione impugnata.

Quali elementi possono escludere l’applicazione della “particolare tenuità del fatto” in un caso di guida senza patente?
Secondo l’ordinanza, elementi come la recidiva specifica (essere già stato sanzionato per lo stesso reato), la dimostrazione di una particolare pervicacia nella condotta e la messa in pericolo concreto di terzi (come trasportare un passeggero) sono sufficienti a escludere la tenuità del fatto.

Il giudice è obbligato a motivare analiticamente il diniego delle attenuanti generiche?
No, il giudice può legittimamente negare le attenuanti generiche motivando la decisione con la semplice assenza di elementi o circostanze di segno positivo, o, a maggior ragione, con la presenza di elementi negativi come i precedenti penali del reo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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