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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per truffa. I motivi sono la mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello e la manifesta infondatezza della critica alla mancata concessione di un’attenuante. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Ordinanza della Cassazione che Spiega i Limiti dell’Appello

Quando una sentenza di condanna viene emessa, l’imputato ha il diritto di impugnarla. Tuttavia, l’accesso alla Corte di Cassazione non è incondizionato. Un recente provvedimento ha ribadito i paletti stringenti per la presentazione di un ricorso, dichiarandolo ricorso inammissibile e condannando l’imputato al pagamento delle spese e di una sanzione. Analizziamo questa ordinanza per capire quali sono gli errori da non commettere.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un individuo condannato per il reato di truffa dalla Corte d’Appello di Napoli. Non accettando la decisione, l’imputato ha presentato ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali: uno relativo alla correttezza della motivazione sulla sua responsabilità penale, l’altro sulla mancata concessione di una circostanza attenuante.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Cassazione

La Corte ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a una conclusione netta: il ricorso è inammissibile. Vediamo nel dettaglio perché.

Primo Motivo: La Mera Ripetizione degli Argomenti

Il primo motivo di doglianza contestava la motivazione della sentenza di condanna per truffa. La Cassazione lo ha liquidato come ‘indeducibile’. Il problema? Il ricorso si limitava a una pedissequa reiterazione delle stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. Secondo i giudici supremi, un ricorso di questo tipo è solo apparentemente specifico, poiché non svolge la sua funzione essenziale: quella di muovere una critica argomentata e puntuale contro la decisione impugnata. In sostanza, un ‘copia e incolla’ dei motivi d’appello non è sufficiente per accedere al giudizio di legittimità.

Secondo Motivo: La Critica Infondata sull’Attenuante

Il secondo motivo riguardava il rifiuto, da parte dei giudici di merito, di concedere l’attenuante del danno di lieve entità (art. 62 n. 4 c.p.). L’imputato lamentava l’illogicità di tale decisione. Anche in questo caso, la Corte ha respinto la censura, definendola ‘manifestamente infondata’. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale: il suo compito non è rivalutare le prove, ma solo verificare la coerenza logica del ragionamento del giudice. Se la motivazione della sentenza d’appello spiega in modo analitico e coerente perché il danno non può essere considerato irrilevante, senza cadere in contraddizioni o violare le massime di esperienza, il giudizio di legittimità si arresta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione di inammissibilità su due pilastri. In primo luogo, la non specificità del primo motivo, che si risolve in una riproposizione di argomenti già vagliati. Questo comportamento processuale non attiva una vera critica alla sentenza, rendendo il ricorso inutile. In secondo luogo, la Corte sottolinea i limiti del proprio sindacato. Citando una celebre sentenza delle Sezioni Unite (Petrella, n. 47289/2003), ricorda che il controllo di legittimità è circoscritto alla verifica dell’esistenza di un ‘logico apparato argomentativo’. Non è possibile, in questa sede, una nuova valutazione del materiale probatorio per verificare se la motivazione sia corretta nel merito; si controlla solo che sia logicamente strutturata e non contraddittoria.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre una lezione chiara sui requisiti di un ricorso in Cassazione. Non basta essere in disaccordo con una sentenza per poterla impugnare efficacemente davanti alla Suprema Corte. È necessario formulare critiche specifiche, nuove e pertinenti ai vizi di legittimità tassativamente previsti dalla legge, evitando di riproporre le stesse difese già esaminate e di chiedere una nuova valutazione dei fatti. La conseguenza di un ricorso inammissibile è severa: non solo la condanna diventa definitiva, ma si aggiunge l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata a tremila euro.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando, ad esempio, si limita a ripetere in modo pedissequo gli stessi motivi già presentati e respinti nel giudizio di appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il suo sindacato è limitato a riscontrare l’esistenza di un apparato argomentativo logico nella sentenza, senza avere la possibilità di verificare la rispondenza della motivazione alle prove acquisite nel processo.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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