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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorso è stato ritenuto generico e manifestamente infondato, in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in secondo grado. La Corte ha confermato che l’intento criminoso può essere desunto dalle modalità oggettive del fatto e ha respinto la tesi della minima gravità del reato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Respinge l’Appello per Genericità

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non tutte le impugnazioni vengono esaminate nel merito. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato, sottolineando l’importanza di formulare motivi specifici e non meramente ripetitivi. Questo caso evidenzia come la genericità e la manifesta infondatezza delle argomentazioni difensive possano portare a una rapida chiusura del procedimento, con conseguenze economiche per il ricorrente.

Il Caso in Esame: Un Appello contro la Condanna

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro la sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila, che aveva confermato la sua responsabilità penale. La difesa dell’imputato aveva tentato di smontare l’impianto accusatorio contestando la sussistenza stessa del reato, in particolare la mancanza dell’elemento soggettivo del dolo. Sostanzialmente, si affermava che l’imputato non avesse agito con la coscienza e la volontà di commettere il fatto illecito.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 6708/2024, ha respinto il ricorso senza entrare nel merito della questione, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali della procedura penale che ogni difensore deve tenere a mente quando si rivolge al giudice di legittimità.

Genericità e Reiterazione dei Motivi

Il primo motivo di rigetto è stata la natura del ricorso stesso. I giudici hanno rilevato che i motivi presentati erano meramente reiterativi e oppositivi rispetto alla sentenza impugnata. In altre parole, la difesa non ha introdotto nuove e specifiche critiche di legittimità alla decisione della Corte d’Appello, ma si è limitata a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte nel grado precedente. Questo approccio rende il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

La Valutazione del Dolo e della Gravità del Fatto

La Corte ha inoltre condiviso pienamente la valutazione fatta dai giudici di merito riguardo all’elemento psicologico del reato. La sentenza d’appello aveva correttamente desunto la sussistenza del dolo dalle modalità oggettive con cui il fatto era stato commesso. Allo stesso modo, è stata respinta la tesi della particolare tenuità dell’offesa, che la difesa cercava di argomentare sulla base di una presunta breve durata dell’allontanamento e sull’assenza di altri illeciti commessi successivamente. Per la Cassazione, questi elementi sono stati ritenuti irrilevanti o non provati.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte di Cassazione è netta: il ricorso non supera il vaglio preliminare di ammissibilità. La decisione si basa sulla constatazione che l’appello è privo di specificità e si contrappone in modo sterile alla congrua motivazione della sentenza di secondo grado, la quale era fondata su una valutazione complessiva e logica delle modalità del fatto. La Corte ribadisce un principio consolidato: non è possibile utilizzare il ricorso in Cassazione come un terzo grado di giudizio sul merito, ma solo per contestare vizi di legittimità (cioè errori di diritto) della decisione impugnata. La manifesta infondatezza dei motivi, unita alla loro genericità, ha quindi portato inevitabilmente alla dichiarazione di inammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito: un ricorso per cassazione deve essere redatto con estrema perizia tecnica, individuando specifici vizi di legge nella sentenza impugnata e argomentandoli in modo puntuale. La semplice riproposizione delle tesi difensive già sconfitte nei gradi di merito è una strategia destinata al fallimento e comporta non solo la conferma della condanna, ma anche un’ulteriore sanzione economica. In questo caso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, a testimonianza del fatto che l’accesso alla giustizia di legittimità non può essere utilizzato a scopi meramente dilatori o esplorativi.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico, manifestamente infondato e meramente reiterativo di argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare specifiche censure di legittimità.

Come ha valutato la Corte l’argomento della mancanza di dolo da parte dell’imputato?
La Corte ha confermato l’approccio dei giudici di merito, secondo cui la sussistenza del dolo (l’intenzione di commettere il reato) era stata correttamente desunta dalle modalità oggettive del fatto, così come descritte nella sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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