LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando una condanna, poiché i motivi presentati dall’imputato erano una mera ripetizione di argomenti già discussi e ritenuti infondati nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha sottolineato che l’appello non presentava vizi logici o giuridici nella sentenza impugnata, ma si limitava a riproporre questioni di fatto sulla credibilità della persona offesa e sull’elemento psicologico del reato, già adeguatamente valutate. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione è Destinato a Fallire

L’ordinanza n. 3912/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un approccio processuale non corretto possa portare a una declaratoria di ricorso inammissibile. Quando un imputato si limita a riproporre le stesse censure già esaminate e rigettate nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare questioni di pura legittimità, il rigetto da parte della Suprema Corte è una conseguenza quasi certa. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i limiti del ricorso in Cassazione.

I Fatti alla Base del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. La sentenza di secondo grado aveva confermato la sua condanna, basandosi su una valutazione dei fatti e delle prove che l’imputato contestava. Non soddisfatto della decisione, l’imputato decideva di adire la Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento.

I Motivi del Ricorso: Una Strategia Difensiva Inefficace

La difesa dell’imputato si fondava principalmente su due argomenti:

1. Inattendibilità della persona offesa: Il ricorrente deduceva un vizio di motivazione sostenendo che le dichiarazioni della vittima del reato non fossero credibili. Si trattava di un tentativo di rimettere in discussione la valutazione delle prove testimoniali, già effettuata sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello.
2. Carenza dell’elemento psicologico: In secondo luogo, si contestava il difetto di motivazione riguardo alla sussistenza dell’elemento psicologico del reato. Anche in questo caso, si trattava di una censura che mirava a una rivalutazione del merito della vicenda, piuttosto che a evidenziare un errore di diritto.

La Decisione della Corte e la Motivazione sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello procedurale, rilevando un difetto fondamentale nella struttura stessa dell’impugnazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che entrambi i motivi di ricorso erano “privi di specificità” e “reiterativi”. In altre parole, l’imputato non ha fatto altro che riproporre le medesime ragioni già ampiamente discusse e ritenute infondate dai giudici di merito. La Corte territoriale, secondo la Cassazione, aveva già confermato con una motivazione congrua e priva di vizi logici o giuridici la sentenza del Tribunale, che aveva analizzato l’attendibilità della persona offesa e ne aveva indicato i riscontri.

Analogamente, anche la censura sull’elemento psicologico del reato è stata considerata una semplice riproposizione di profili di fatto, già adeguatamente esaminati e respinti in appello. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado di merito” e non può riesaminare i fatti o la credibilità dei testimoni, a meno che non emerga un vizio logico manifesto o un errore giuridico nella motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, tali vizi erano del tutto assenti.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La declaratoria di inammissibilità ha comportato due conseguenze dirette per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione deve essere fondato su motivi specifici previsti dalla legge, come la violazione di norme giuridiche o vizi logici evidenti nella motivazione, e non può trasformarsi in un pretesto per ottenere una terza valutazione dei fatti. Per gli avvocati e i loro assistiti, questo serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi mirati e tecnicamente fondati, evitando di riproporre argomentazioni fattuali già respinte.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano meramente reiterativi, ossia riproponevano le stesse argomentazioni di fatto già esaminate e respinte con motivazione logica e corretta sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘privo di specificità’?
Significa che il motivo non identifica un errore specifico di diritto o un vizio logico manifesto nella sentenza impugnata, ma si limita a contestare genericamente la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito, riproponendo le stesse ragioni già discusse.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati