LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi erano una mera ripetizione di quelli d’appello. La Corte ha confermato la condanna per reati tributari e ricettazione, sottolineando la mancanza di una critica specifica alla sentenza impugnata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché la Cassazione Non Riesamina il Merito

Presentare un ricorso in Cassazione non significa ottenere un terzo grado di giudizio dove ridiscutere i fatti. La Suprema Corte è un giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge, non riesaminare le prove. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione mal formulata porti a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguenza di rendere definitiva la condanna. Analizziamo insieme questo caso per comprendere gli errori da evitare.

I Fatti di Causa

Un imprenditore, amministratore unico di una società, veniva condannato in primo e secondo grado per due distinti reati. Il primo, di natura tributaria, consisteva nella distruzione o occultamento delle scritture contabili in modo da non consentire la ricostruzione dei redditi (art. 10 del D.Lgs. 74/2000), specificamente in relazione al bilancio di un’annata fiscale risalente al 2009. Il secondo reato era quello di ricettazione (art. 648 c.p.), relativo a un passaporto equino di provenienza illecita.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imprenditore proponeva ricorso per Cassazione, lamentando vizi nella motivazione della sentenza che aveva confermato la sua responsabilità penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle accuse, ma si ferma a un livello procedurale. La conseguenza diretta è che la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello è diventata definitiva. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Il Principio della Specificità dei Motivi del Ricorso Inammissibile

La ragione fondamentale dietro la decisione della Suprema Corte risiede nella modalità con cui è stato formulato il ricorso. I giudici hanno ritenuto che i motivi presentati fossero una mera “pedissequa reiterazione” di quelli già esposti e respinti dalla Corte d’Appello. In altre parole, l’imputato non ha formulato una critica specifica e argomentata contro la sentenza di secondo grado, ma si è limitato a ripetere le stesse argomentazioni difensive.

La Mera Ripetizione degli Argomenti d’Appello

Il ricorso per Cassazione deve attaccare la logica giuridica della sentenza impugnata, evidenziando errori di diritto o vizi di motivazione (come la sua mancanza o manifesta illogicità). Non può essere una semplice riproposizione delle questioni di fatto già discusse. La Corte ha sottolineato che i motivi del ricorrente erano “non specifici ma soltanto apparenti”, poiché omettevano di assolvere alla tipica funzione di una critica argomentata. In sostanza, mancava un vero e proprio confronto con le ragioni addotte dalla Corte d’Appello per confermare la condanna.

La Congruità della Motivazione della Corte d’Appello

La Cassazione ha rilevato che, al contrario di quanto sostenuto dal ricorrente, la Corte d’Appello aveva motivato in modo congruo e puntuale su entrambi i capi d’accusa. Aveva spiegato chiaramente perché l’imprenditore, in qualità di amministratore unico, avrebbe dovuto predisporre le scritture contabili necessarie per il deposito del bilancio. Allo stesso modo, aveva argomentato in maniera sufficiente sulla provenienza delittuosa del documento relativo all’animale. Poiché il ricorso non era riuscito a scalfire la coerenza di queste motivazioni, è stato giudicato inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per Cassazione è uno strumento tecnico che richiede un’elevata specificità. Non è una terza istanza di merito. La difesa non può limitarsi a riproporre le medesime doglianze, ma deve individuare e sviluppare critiche puntuali e pertinenti ai vizi di legittimità della sentenza impugnata. Un ricorso che si risolve in una mera ripetizione di argomenti già vagliati è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguenza non solo di rendere definitiva la condanna, ma anche di aggravare la posizione del condannato con ulteriori spese e sanzioni pecuniarie.

Perché un ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una ‘pedissequa reiterazione’, ovvero una semplice ripetizione, delle argomentazioni già dedotte e respinte nel giudizio d’appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono ‘non specifici ma soltanto apparenti’?
Significa che, pur essendo formalmente esposti, i motivi non adempiono alla loro funzione essenziale, che è quella di criticare in modo ragionato la decisione del giudice precedente. Si limitano a riproporre le stesse difese senza confrontarsi con le motivazioni specifiche fornite nella sentenza d’appello.

Qual è la conseguenza di un ricorso dichiarato inammissibile?
La conseguenza principale è che la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva e non può più essere messa in discussione. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati