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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un cittadino condannato per non essersi presentato alla polizia come prescritto. La Corte ha ritenuto le motivazioni dell’appello troppo generiche e ha respinto la richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa dei precedenti penali e del disprezzo mostrato per le regole. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara in Cassazione

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più netti e sfavorevoli nel processo penale. Significa che i giudici della Suprema Corte non entrano nemmeno nel merito delle questioni sollevate, bloccando l’appello per vizi procedurali o di contenuto. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità delle argomentazioni e la mancata considerazione delle motivazioni del giudice precedente possano portare a una condanna definitiva e a sanzioni economiche aggiuntive.

L’Oggetto del Contendere: L’Omessa Presentazione alla Polizia

Il caso in esame riguarda un cittadino condannato in primo grado e in appello a quindici giorni di reclusione e 9.000,00 euro di multa. La sua colpa? Non essersi presentato presso il Commissariato di Polizia nei giorni prescritti, violando così le disposizioni di legge (art. 13-bis del D.L. n. 14/2017). La Corte d’Appello di Palermo aveva confermato la condanna, basandosi su prove concrete come annotazioni di servizio e testimonianze che attestavano la sua assenza.

I Motivi del Ricorso Inammissibile in Cassazione

Di fronte alla condanna, l’imputato ha deciso di presentare ricorso in Cassazione, basandolo principalmente su due punti: la presunta carenza di motivazione della sentenza d’appello e la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La Genericità delle Doglianze

Il primo motivo di ricorso è stato liquidato dalla Corte come ‘del tutto generico’. L’imputato si è lamentato della mancanza di motivazione senza però contestare in modo specifico gli elementi probatori che la Corte d’Appello aveva chiaramente indicato come fondamento della sua decisione. In altre parole, non è sufficiente affermare che una sentenza è immotivata; è necessario spiegare perché le prove citate (annotazioni, testimonianze) non sarebbero, a dire del ricorrente, sufficienti a sostenere la condanna.

La Richiesta di Esclusione della Punibilità

Anche la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. è stata giudicata infondata e ‘apodittica’. L’imputato si è limitato a richiamare genericamente le modalità dell’azione, senza confrontarsi con le ragioni già esposte dal giudice di merito per negare tale beneficio. Quest’ultimo, infatti, aveva sottolineato la presenza di precedenti penali a carico dell’imputato, le modalità della condotta che dimostravano un ‘assoluto disprezzo per le prescrizioni’ e l’assenza di elementi attenuanti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno spiegato che le censure non possono limitarsi a criticare il merito della decisione, né possono riguardare condotte diverse da quella specifica oggetto di contestazione (l’omessa presentazione). Il ruolo della Cassazione non è quello di un terzo grado di giudizio in cui si rivalutano i fatti, ma di un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. In questo caso, la motivazione della Corte d’Appello era presente, logica e fondata su prove concrete, mentre il ricorso dell’imputato era vago e non pertinente. L’assoluta genericità delle argomentazioni ha quindi precluso ogni possibilità di esame nel merito.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze dirette e onerose per il ricorrente. In primo luogo, la condanna è diventata definitiva. In secondo luogo, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: un ricorso in Cassazione deve essere preparato con rigore, precisione e pertinenza, attaccando specificamente i vizi logici o giuridici della sentenza impugnata. In caso contrario, il rischio non è solo quello di vedere confermata la propria condanna, ma anche di subire un’ulteriore sanzione economica.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le doglianze erano del tutto generiche e non contestavano specificamente gli elementi di prova (annotazioni di servizio e testimonianze) su cui si fondava la sentenza di condanna della Corte d’Appello.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La richiesta è stata respinta perché formulata in modo apodittico, ovvero senza argomentazioni a supporto. Inoltre, il giudice di merito aveva già motivato il diniego evidenziando i precedenti penali dell’imputato, il suo disprezzo per le prescrizioni legali e l’assenza di attenuanti.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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