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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per evasione dagli arresti domiciliari. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano una mera riproduzione di argomentazioni già valutate e respinte correttamente dalla Corte d’Appello, in particolare riguardo la sussistenza del dolo e l’inapplicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude le Porte all’Appello

Un ricorso inammissibile rappresenta uno sbarramento procedurale che impedisce alla Corte di Cassazione di entrare nel merito di una questione. Con la recente ordinanza del 3 marzo 2025, la Suprema Corte ha offerto un chiaro esempio di questa dinamica, confermando una condanna per evasione dagli arresti domiciliari e delineando i confini entro cui un ricorso può essere considerato valido. Questo caso ci permette di analizzare perché un appello può essere respinto ancora prima di essere discusso nel dettaglio.

I Fatti del Caso: Evasione e Appello

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Lecce l’11 marzo 2024. Un individuo era stato riconosciuto colpevole del reato di evasione dagli arresti domiciliari. Non accettando la decisione, l’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, cercando di ribaltare il verdetto di secondo grado.

Il ricorso si basava su una serie di censure volte a contestare la ricostruzione dei fatti e le valutazioni giuridiche effettuate dai giudici di merito.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha emesso una decisione netta: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa pronuncia non significa che la Corte abbia ritenuto l’imputato colpevole o innocente nel merito della questione, ma piuttosto che l’atto di impugnazione non possedeva i requisiti tecnici e giuridici per essere esaminato. La conseguenza diretta è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni: Perché un Ricorso è Stato Ritenuto Inammissibile?

La Corte ha fondato la sua decisione su un principio cardine del processo penale: il ricorso in Cassazione non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di giudizio precedenti. Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato che i motivi del ricorso erano ‘meramente riproduttivi’ di censure già adeguatamente analizzate e disattese dalla Corte d’Appello.

La Suprema Corte ha sottolineato come il giudice di merito avesse fornito argomentazioni ‘giuridicamente corrette e prive di manifeste illogicità’ su due punti cruciali sollevati dalla difesa:

1. La sussistenza del dolo: La Corte d’Appello aveva già ampiamente giustificato la presenza dell’intenzione cosciente e volontaria di commettere il reato di evasione, esaminando puntualmente le deduzioni difensive.
2. L’esclusione della non punibilità: Era stata correttamente esclusa l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che prevede la non punibilità per fatti di particolare tenuità. Anche su questo punto, la motivazione del giudice di merito è stata ritenuta congrua e logica.

Di fronte a una motivazione così solida da parte del giudice precedente, il ricorso è apparso privo di elementi di novità o di reali vizi logico-giuridici, trasformandosi in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, cosa non consentita in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche e Monito

La decisione della Cassazione ribadisce un importante principio: il ricorso per cassazione deve concentrarsi su specifiche violazioni di legge o vizi di motivazione, non sulla riproposizione di questioni di fatto già decise. Un ricorso inammissibile non solo rende definitiva la condanna, ma comporta anche un aggravio di spese per il ricorrente.

Questa ordinanza serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi che identifichino con precisione i vizi della sentenza impugnata, evitando di insistere su argomenti già vagliati. Per i professionisti del diritto, sottolinea l’importanza di una valutazione attenta dei presupposti di ammissibilità prima di adire la Suprema Corte, al fine di evitare esiti sfavorevoli e costi aggiuntivi per i propri assistiti.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione perché l’atto di impugnazione manca dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge. In questo caso, il ricorso era una mera ripetizione di argomenti già respinti in precedenza.

Quali sono state le principali ragioni per l’inammissibilità in questo caso specifico?
Le ragioni principali sono state che i motivi del ricorso si limitavano a riproporre censure già adeguatamente valutate e respinte dalla Corte d’Appello, in particolare riguardo alla sussistenza del dolo e all’esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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