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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di evasione (art. 385 c.p.). L’imputato sosteneva che un suo grave deficit uditivo avrebbe dovuto escludere il reato e contestava l’applicazione della recidiva. La Suprema Corte ha ritenuto che le motivazioni della Corte d’Appello fossero logiche, coerenti e puntuali, respingendo il ricorso e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione sottolinea come il giudizio di legittimità non possa riesaminare il merito dei fatti già valutati dai giudici precedenti se la loro motivazione è esente da vizi logici.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Decisione Precedente

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del giudizio di legittimità, dichiarando un ricorso inammissibile e confermando la condanna emessa dalla Corte d’Appello. Questo caso offre spunti importanti su come la Suprema Corte valuta le motivazioni dei giudici di merito e quali sono i requisiti per un ricorso efficace. Analizziamo i dettagli della vicenda e le ragioni giuridiche alla base della decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. La sentenza di condanna, emessa in primo grado, era stata confermata anche dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza per tentare di ribaltare l’esito del processo.

I Motivi del Ricorso e il Ruolo della Cassazione

L’imputato ha basato la sua difesa in Cassazione su due argomentazioni principali:

1. Mancata configurazione del reato: Il primo motivo si fondava sulla presunta assenza degli elementi costitutivi del reato di evasione. In particolare, la difesa sosteneva che un “grave deficit uditivo” dell’imputato avrebbe impedito la corretta comprensione degli obblighi a cui era sottoposto, escludendo quindi la sua colpevolezza.
2. Errata applicazione della recidiva: Il secondo motivo contestava la decisione dei giudici di merito di applicare l’aggravante della recidiva, chiedendone la disapplicazione.

È fondamentale ricordare che la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti (ad esempio, stabilire se l’imputato avesse o meno compreso gli ordini), ma verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi e li ha ritenuti infondati, giungendo a una declaratoria di ricorso inammissibile.

Per quanto riguarda il primo motivo, relativo al deficit uditivo, la Corte ha stabilito che la questione esulava dalla sua valutazione di legittimità. I giudici hanno evidenziato che la Corte d’Appello aveva già affrontato questo punto, fornendo una motivazione “logica, coerente e puntuale” (come si legge alle pagine 3 e 4 della sentenza impugnata). In altre parole, il giudice del gravame aveva già spiegato in modo convincente perché il deficit uditivo non fosse tale da escludere il reato, e la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella, ben argomentata, dei giudici di merito.

Anche il secondo motivo, riguardante la recidiva, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che la motivazione della sentenza d’appello era sorretta da un “percorso logico immune da vizi”. Questo significa che la decisione di applicare la recidiva era stata giustificata in modo razionale e conforme alla legge, senza contraddizioni o palesi errori logici che potessero essere censurati in sede di legittimità.

Le Conclusioni della Corte

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, la condanna dell’imputato è diventata definitiva. Oltre a ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti già esaminati nei gradi precedenti. Può avere successo solo se si dimostra un vizio di legittimità, come una violazione di legge o un difetto logico manifesto nella motivazione della sentenza impugnata. In assenza di tali vizi, come nel caso di specie, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con le conseguenti sanzioni economiche per il ricorrente.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello fossero logiche, coerenti e prive di vizi. La Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della decisione impugnata.

Un deficit uditivo può escludere la responsabilità per il reato di evasione?
Secondo questa ordinanza, non automaticamente. La Corte d’Appello aveva già valutato tale circostanza e motivato in modo logico perché non fosse sufficiente a escludere il reato. La Cassazione ha ritenuto tale motivazione valida, senza entrare nuovamente nel merito della questione.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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