LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato in appello per furto aggravato e uso indebito di carta di credito. Il ricorso è stato respinto perché i motivi erano una mera riproduzione di censure già esaminate e rigettate nel precedente grado di giudizio, senza un reale confronto con le motivazioni della sentenza impugnata. Tale decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi Meramente Riproduttivi

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale che questo contenga elementi di novità e critiche puntuali alla sentenza impugnata. Un recente provvedimento ha ribadito un principio cruciale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile se ci si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi precedenti. Analizziamo questa ordinanza per comprendere meglio la logica della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna in primo grado, parzialmente riformata dalla Corte di Appello. L’imputato era stato ritenuto responsabile per un episodio di furto aggravato e per due distinti casi di utilizzo indebito di una carta di credito. Una terza accusa, relativa a un altro furto, era invece caduta in prescrizione.

Non accettando la decisione della Corte territoriale, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due specifici motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e perché è un Ricorso Inammissibile

L’imputato ha contestato la sentenza d’appello su due fronti principali:
1. Motivazione Apparente: Sosteneva che la motivazione della Corte d’Appello riguardo alla sua responsabilità per uno degli episodi di uso indebito di carta di credito fosse solo apparente, e quindi viziata.
2. Insussistenza dell’Aggravante: Contestava la presenza dell’aggravante del nesso teleologico, ovvero il legame finalistico tra i reati.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha stroncato sul nascere queste argomentazioni, definendole indeducibili. Il motivo? Non erano altro che una pedissequa riproduzione delle censure già ampiamente esaminate e respinte, con argomenti giuridici corretti, dal giudice d’appello. La difesa, secondo la Suprema Corte, non si è confrontata con la motivazione della sentenza impugnata, limitandosi a ripetere sé stessa.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su un principio consolidato del nostro ordinamento processuale. Il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo scopo è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza precedente.

Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato che i motivi proposti erano meramente riproduttivi di argomentazioni già valutate e disattese. L’imputato, in pratica, ha ignorato le ragioni fornite dalla Corte di Appello (citate nel provvedimento come presenti alle pagine 9 e 10 della sentenza impugnata) e ha ripresentato le stesse identiche lamentele. Questo comportamento rende il ricorso inammissibile perché non attacca in modo specifico e pertinente la decisione che si intende criticare.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Questa declaratoria comporta automaticamente due conseguenze per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. Il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per scoraggiare ricorsi palesemente infondati o dilatori.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante per chiunque intenda adire la Suprema Corte. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è essenziale che l’atto di impugnazione si concentri sulle criticità giuridiche e sui vizi logici della sentenza di secondo grado, sviluppando argomentazioni nuove e pertinenti. Ripetere semplicemente le difese già respinte non solo è inutile, ma è anche controproducente, portando a un aggravio di spese per il ricorrente e alla cristallizzazione definitiva della condanna.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati dall’imputato erano una mera riproduzione di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte di Appello, senza un reale confronto critico con le argomentazioni giuridiche della sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono “meramente riproduttivi”?
Significa che le argomentazioni presentate nel ricorso per Cassazione sono una semplice copia di quelle già avanzate e rigettate nel precedente grado di giudizio, senza aggiungere nuovi profili di diritto o contestare specificamente la logica della decisione che si sta appellando.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
In base a quanto stabilito nell’ordinanza, la dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati