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Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di condanna della Corte d’Appello. Il ricorso è stato respinto perché i motivi erano una semplice ripetizione di argomentazioni già esaminate e rigettate nel grado precedente, mancando di una critica specifica alla sentenza impugnata. Inoltre, la Corte ha confermato la correttezza della valutazione sulla pena e sulla mancata concessione della sospensione condizionale, basata sulla personalità e i precedenti dell’imputato.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando Ripetere gli Stessi Motivi Porta al Rigetto

Presentare un ricorso in Cassazione richiede una tecnica precisa e argomentazioni specifiche. Non è sufficiente, infatti, ripetere le stesse lamentele già sollevate in appello. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato, sottolineando l’importanza della specificità dei motivi. Analizziamo questa decisione per comprendere i criteri che governano l’accesso al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la sua condanna per il reato previsto dall’art. 496 del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, ha sollevato due principali motivi di ricorso. Il primo contestava la violazione di legge e il difetto di motivazione in relazione a norme procedurali e sostanziali. Il secondo, invece, lamentava l’errata dosimetria della pena e la mancata concessione del beneficio della sospensione condizionale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su una valutazione critica di entrambi i motivi presentati, ritenuti non idonei a superare il vaglio di ammissibilità richiesto in sede di legittimità.

Le Motivazioni: L’Analisi di un Ricorso Inammissibile

La Corte ha smontato le argomentazioni del ricorrente punto per punto, fornendo una lezione pratica sui requisiti di un ricorso efficace. Le motivazioni si concentrano su due aspetti fondamentali: la genericità del primo motivo e la manifesta infondatezza del secondo.

Il Primo Motivo: La Mera Reiterazione delle Argomentazioni

La Cassazione ha evidenziato come il primo motivo fosse una semplice e “pedissequa reiterazione” di argomenti già presentati e puntualmente respinti dalla Corte d’Appello. Secondo gli Ermellini, un motivo di ricorso non può limitarsi a riproporre le stesse questioni, ma deve svolgere una critica argomentata e specifica proprio contro la motivazione della sentenza che si impugna. In assenza di questa critica mirata, i motivi diventano “non specifici ma soltanto apparenti”, perdendo la loro funzione essenziale. Citando consolidata giurisprudenza, la Corte ribadisce che il ricorso deve contestare le ragioni della decisione appellata, non riproporre semplicemente le proprie tesi. Per questo motivo, il vizio di motivazione denunciato è stato giudicato manifestamente infondato.

Il Secondo Motivo: La Valutazione Discrezionale del Giudice di Merito

Anche il secondo motivo, relativo alla determinazione della pena e alla negata sospensione condizionale, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha sottolineato che la sentenza impugnata aveva fornito motivazioni “logiche e ineccepibili”. In particolare, la decisione di negare il beneficio si basava su una prognosi sfavorevole circa il futuro comportamento del reo, giustificata dai suoi numerosi precedenti penali (si trattava della “quarta condanna a pena detentiva”). La valutazione del giudice di merito, quando non scade nell’illogicità e considera aspetti soggettivi della personalità dell’imputato e la sua capacità a delinquere, non è sindacabile in sede di legittimità. Il giudizio non si era limitato alla gravità astratta del reato, ma aveva esaminato concretamente la personalità dell’imputato, orientando così la decisione in modo corretto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale del diritto processuale penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Per avere successo, un’impugnazione deve contenere censure specifiche, pertinenti e critiche nei confronti della sentenza che si contesta. La semplice riproposizione di doglianze già respinte configura un ricorso inammissibile, con conseguente spreco di tempo e risorse. Inoltre, la decisione conferma l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena e nella concessione dei benefici, a patto che la sua valutazione sia supportata da una motivazione logica, coerente e ancorata a elementi concreti come i precedenti penali e la personalità dell’imputato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché il primo motivo era una mera ripetizione di argomentazioni già presentate e respinte in appello, mancando di una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata. Tali motivi sono stati considerati solo “apparenti” e non specifici.

Su quali basi la Corte ha confermato la decisione di non concedere la sospensione condizionale della pena?
La Corte ha ritenuto logica e ineccepibile la decisione del giudice di merito, basata su una prognosi sfavorevole sulla futura condotta dell’imputato. Questa prognosi era giustificata dai significativi precedenti penali del ricorrente, che era alla sua quarta condanna a una pena detentiva.

Cosa si intende per motivo di ricorso “non specifico” o “apparente”?
Secondo la Corte, un motivo di ricorso è “non specifico” o “apparente” quando omette di assolvere la sua funzione tipica, ovvero quella di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso, e si risolve invece in una semplice riproposizione di argomenti già esaminati e disattesi nel grado precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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