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Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto aggravato. La decisione si fonda sul fatto che il ricorrente ha semplicemente riproposto la medesima contestazione sul trattamento sanzionatorio, già adeguatamente esaminata e respinta dalla Corte d’Appello, senza sollevare nuove questioni di legittimità.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello Ripete le Stesse Argomentazioni

Il tema del ricorso inammissibile è centrale nel diritto processuale penale e la Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale: non è possibile impugnare una sentenza riproponendo le medesime questioni già esaminate e risolte nel grado precedente. Questo caso, riguardante una condanna per furto aggravato, offre un chiaro esempio delle conseguenze di una tale strategia processuale.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imputato per il reato di furto, aggravato ai sensi degli articoli 624 e 625, n. 7, del codice penale. La sentenza di primo grado veniva confermata dalla Corte d’Appello di Bologna.

Non ritenendosi soddisfatto della decisione, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a un unico motivo: la contestazione del trattamento sanzionatorio ricevuto.

La Strategia Difensiva in Cassazione

L’elemento cruciale della vicenda è che la doglianza sollevata dinanzi alla Suprema Corte era una mera riproposizione di quanto già argomentato e discusso dinanzi alla Corte d’Appello. Il giudice di secondo grado, infatti, aveva già esaminato la questione, fornendo una risposta adeguata e motivata nelle pagine 4 e 5 della sentenza impugnata. L’imputato, tuttavia, sceglieva di insistere sullo stesso punto, senza introdurre nuovi profili di illegittimità della decisione.

Le Motivazioni sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione tanto sintetica quanto netta. Il Collegio ha rilevato che l’unico motivo di ricorso non faceva altro che riproporre una doglianza identica a quella già presentata in appello. La Corte territoriale aveva già fornito una risposta congrua e logica a tale censura, rendendo la riproposizione in sede di legittimità un atto processuale non consentito.

Il giudizio di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di merito dove si possono ridiscutere le valutazioni già operate dai giudici precedenti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso che si limita a ripetere argomenti già respinti, senza evidenziare vizi specifici di legittimità nella decisione d’appello, non ha i requisiti per essere esaminato.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso e ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione priva dei presupposti di legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in commento ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda presentare un ricorso per Cassazione: è necessario formulare critiche specifiche e nuove contro la sentenza d’appello. La semplice reiterazione delle argomentazioni già esaminate e respinte non è sufficiente e conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Questa ordinanza serve da monito: l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a censure che evidenzino reali errori di diritto o vizi logici nella motivazione, non a un tentativo di ottenere una terza valutazione sul medesimo punto già deciso. La conseguenza di un ricorso mal impostato non è solo il rigetto, ma anche l’imposizione di ulteriori sanzioni economiche a carico del ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’unico motivo presentato era la riproposizione di un’identica doglianza già sollevata e adeguatamente respinta dalla Corte d’Appello nella sentenza impugnata.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver presentato un’impugnazione priva dei presupposti di legge.

È possibile presentare in Cassazione gli stessi motivi di ricorso già discussi in Appello?
No, non è possibile limitarsi a riproporre gli stessi motivi. Il ricorso per Cassazione deve contenere critiche specifiche contro la decisione della Corte d’Appello, evidenziando vizi di legittimità (errori di diritto o di procedura) e non può essere una semplice ripetizione di argomentazioni già valutate nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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