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Ricorso inammissibile in appello: i limiti del 599-bis

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30485/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di patteggiamento in appello. Il ricorrente contestava la mancata applicazione delle attenuanti generiche nella massima estensione, ma la Corte ha ribadito che, dopo un accordo ex art. 599-bis c.p.p., i motivi di impugnazione sono limitati a vizi del consenso o a sentenze difformi dall’accordo, escludendo questioni sulla determinazione della pena.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: I Limiti del Patteggiamento in Appello Secondo la Cassazione

L’istituto del concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento fondamentale per la deflazione del carico giudiziario. Tuttavia, la scelta di aderirvi comporta precise conseguenze sulla possibilità di impugnare la decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito, ancora una volta, i confini invalicabili di tale scelta, dichiarando il ricorso inammissibile di un imputato che contestava la misura della pena concordata. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso Processuale

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli, emessa a seguito di un ‘concordato’ tra le parti. L’imputato era stato condannato per un reato previsto dalla normativa sugli stupefacenti (art. 73, commi 1, 4, e 80, comma 2, lett. g, D.P.R. 309/1990). In sede di appello, l’accusa e la difesa avevano raggiunto un accordo sulla pena, rinunciando ai motivi di impugnazione relativi alla responsabilità penale.

Nonostante l’accordo, la difesa ha successivamente proposto ricorso per cassazione, lamentando un unico motivo: la mancata applicazione delle attenuanti generiche nella loro massima estensione. Si contestava, in sostanza, un aspetto relativo alla quantificazione della pena che era stata, però, oggetto dell’accordo stesso.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure la necessità di formalità di rito, applicando l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta con la riforma del 2017, snellisce la procedura per i ricorsi palesemente inammissibili.

La Corte ha stabilito che il motivo addotto dal ricorrente esulava completamente da quelli consentiti dalla legge per impugnare una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. Di conseguenza, oltre a dichiarare l’inammissibilità, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio consolidato e ribadito dalla giurisprudenza: l’accordo sulla pena in appello preclude la possibilità di sollevare in sede di legittimità questioni che sono state oggetto di rinuncia o che riguardano la discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena.

La Corte ha specificato che, in tema di concordato in appello, non sono deducibili in Cassazione:

1. Questioni oggetto di motivi di appello a cui si è rinunciato per raggiungere l’accordo.
2. La mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p.
3. Vizi relativi alla determinazione della pena, a meno che non si traducano in una sanzione illegale (ad esempio, una pena superiore al massimo edittale).

L’impugnazione di una sentenza ex art. 599-bis è ammissibile solo se si contestano vizi specifici che inficiano la validità dell’accordo stesso, quali:

* Difetti nella formazione della volontà della parte di aderire al patteggiamento.
* Vizi relativi al consenso del pubblico ministero.
* Una pronuncia del giudice difforme rispetto a quanto concordato tra le parti.

Nel caso di specie, il ricorrente non contestava nessuno di questi aspetti, ma si doleva di una valutazione discrezionale (l’estensione delle attenuanti) che rientrava pienamente nell’ambito dell’accordo raggiunto. Pertanto, il suo motivo di ricorso non rientrava tra quelli consentiti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma la natura tombale dell’accordo in appello. La scelta di ‘patteggiare’ la pena in secondo grado è una decisione strategica che offre il vantaggio della certezza e della rapidità, ma implica la rinuncia a quasi ogni ulteriore possibilità di impugnazione. Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che, una volta siglato l’accordo e ratificato dal giudice, le porte della Cassazione si chiudono per tutte le questioni relative al merito e alla quantificazione della sanzione. Il ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile per chi tenta di rimettere in discussione, anche solo parzialmente, i termini di un patto processuale liberamente sottoscritto.

Dopo un patteggiamento in appello (art. 599-bis c.p.p.), è possibile ricorrere in Cassazione per contestare la misura della pena?
No, di norma non è possibile. Il ricorso è inammissibile per vizi attinenti alla determinazione della pena, a meno che la sanzione inflitta non sia illegale (ad esempio, perché supera i limiti di legge).

Quali sono gli unici motivi per cui si può impugnare una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
È possibile ricorrere in Cassazione solo per motivi specifici che riguardano la validità dell’accordo, ovvero vizi nella formazione della volontà della parte, problemi legati al consenso del pubblico ministero, oppure nel caso in cui la decisione del giudice sia diversa da quanto pattuito.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione per motivi non consentiti dopo un patteggiamento in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso esaminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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