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Ricorso inammissibile: il reato non è prescritto

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un’imputata condannata per spendita di monete false (art. 455 c.p.). I motivi, tra cui la presunta prescrizione del reato e vizi procedurali, sono stati ritenuti manifestamente infondati o non consentiti in sede di legittimità. La Corte ha confermato che il reato non era ancora prescritto e ha ribadito l’inammissibilità di motivi d’appello meramente ripetitivi o introdotti per la prima volta in Cassazione.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello non Bastano

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti necessari per un’impugnazione efficace. Il caso riguardava una condanna per il reato di spendita di monete false, previsto dall’art. 455 del codice penale. L’analisi della Suprema Corte offre spunti fondamentali sulla prescrizione, sui vizi procedurali e sui limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Una persona era stata condannata sia in primo grado sia in appello per essere stata ritenuta responsabile del delitto di spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate. La difesa, non accettando la sentenza della Corte di Appello, ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, basando la propria strategia su quattro distinti motivi di impugnazione.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato punto per punto le doglianze sollevate dalla difesa, rigettandole tutte e giungendo a una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni.

La Prescrizione del Reato

Il primo motivo si basava sull’avvenuta estinzione del reato per prescrizione. La difesa sosteneva che il tempo massimo fosse trascorso. La Cassazione ha ritenuto questo motivo manifestamente infondato. Il delitto di cui all’art. 455 c.p. prevede una pena massima di 8 anni. Di conseguenza, il termine di prescrizione massimo, ai sensi dell’art. 161 c.p., è di 10 anni. Poiché il fatto era stato commesso il 19 maggio 2015, il reato si sarebbe prescritto solo il 19 maggio 2025. La decisione della Corte è intervenuta prima di tale data, rendendo l’argomento della difesa privo di fondamento.

La pretesa Nullità del Decreto di Rinvio a Giudizio

Come secondo motivo, la difesa denunciava una presunta nullità del decreto di rinvio a giudizio per insufficiente determinazione del fatto, sostenendo che la mancata indicazione del numero seriale della banconota falsa rendesse l’accusa generica. Anche questa doglianza è stata giudicata manifestamente infondata. La Corte ha chiarito che la contestazione era chiara e precisa, e l’assenza del numero seriale non inficiava in alcun modo la comprensibilità e la specificità dell’accusa.

Il Limite del Giudizio di Legittimità sul Ricorso inammissibile

Il terzo motivo riguardava la presunta assenza degli elementi costitutivi del reato. La Corte ha dichiarato questo motivo non consentito in sede di legittimità. Si trattava, infatti, di una semplice riproposizione delle stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte di Appello. I giudici di secondo grado avevano fornito motivazioni corrette ed esaustive, e il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge.

Le Attenuanti e i “Motivi Nuovi”

Infine, la difesa lamentava la mancata applicazione delle circostanze attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena. Per quanto riguarda le attenuanti, la Corte ha ritenuto il motivo infondato, poiché la decisione sulla pena era stata adeguatamente motivata in base alla concrete modalità del fatto. Riguardo alla sospensione condizionale, il motivo è stato considerato “nuovo” ai sensi dell’art. 606, comma 3, c.p.p., ovvero sollevato per la prima volta in Cassazione, e come tale inammissibile.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha seguito un percorso logico rigoroso. Ha stabilito che i motivi presentati erano, a vario titolo, privi dei requisiti di legge. Alcuni erano “manifestamente infondati” (come la prescrizione), altri eccedevano i limiti del giudizio di legittimità, tentando di ottenere una nuova valutazione dei fatti già compiuta nei gradi di merito. Altri ancora erano proceduralmente viziati, in quanto sollevati per la prima volta dinanzi alla Suprema Corte.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per Cassazione non è un’ulteriore opportunità per discutere i fatti, ma uno strumento per controllare la corretta applicazione del diritto da parte dei giudici di merito. Un ricorso, per essere ammissibile, deve basarsi su vizi di legge specifici e non può limitarsi a riproporre argomenti già esaminati e respinti. La decisione si traduce nella condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a conferma della serietà con cui l’ordinamento sanziona l’abuso dello strumento processuale.

Quando si prescrive il reato di spendita di monete false (art. 455 c.p.)?
In base a quanto stabilito dalla Corte, la pena massima di 8 anni per questo delitto comporta un termine di prescrizione massimo di 10 anni dalla data di commissione del fatto.

La mancata indicazione del numero di serie di una banconota falsa rende nullo il decreto di rinvio a giudizio?
No. La Corte ha ritenuto che, se la contestazione del fatto è chiara e precisa, l’omissione del numero seriale della banconota è irrilevante e non causa la nullità del decreto.

È possibile riproporre in Cassazione gli stessi motivi di ricorso già respinti in Appello?
No, la pedissequa reiterazione di doglianze già dedotte in appello e motivatamente respinte dalla Corte di merito rende il motivo di ricorso inammissibile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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