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Ricorso inammissibile: il ‘non motivo’ in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per tentato furto. Il motivo d’appello, basato sulla generica richiesta di proscioglimento, è stato qualificato come ‘non motivo’ per mancanza di specifiche ragioni di fatto e di diritto, evidenziando i requisiti di specificità necessari per qualsiasi impugnazione.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Parla di ‘Non Motivo’

Presentare un’impugnazione in un processo penale è un diritto fondamentale, ma deve seguire regole precise. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce perché un ricorso inammissibile può essere definito un ‘non motivo’, sottolineando l’importanza della specificità e del rigore tecnico nell’atto di appello. Questo principio è cruciale per evitare non solo il rigetto del ricorso, ma anche sanzioni pecuniarie.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputata era stata giudicata colpevole del reato di tentato furto aggravato e condannata a due mesi di reclusione e 300 euro di multa. Non accettando la decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo di impugnazione.

Il Motivo del Ricorso in Cassazione

Il difensore dell’imputata ha basato il ricorso su una presunta violazione di legge, specificamente la mancata pronuncia di una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’articolo 129 del codice di procedura penale. In sostanza, si contestava alla Corte d’Appello di non aver assolto l’imputata, senza però articolare in modo dettagliato le ragioni specifiche che avrebbero dovuto imporre tale decisione.

Le Motivazioni: Perché il ricorso è inammissibile?

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, bollandolo come un ‘non motivo’. Questa qualificazione, apparentemente dura, si fonda su principi consolidati della procedura penale che mirano a garantire la serietà e la funzionalità del sistema delle impugnazioni. La Corte ha spiegato che il ricorso era privo degli elementi essenziali richiesti dalla legge.

La Genericità del Motivo d’Appello

Il punto centrale della decisione è la totale genericità del motivo presentato. La difesa si è limitata a lamentare un’omessa assoluzione, senza indicare quali circostanze di fatto o quali argomenti di diritto avrebbero dovuto condurre i giudici di merito a una conclusione diversa. Un’impugnazione non può consistere in una mera richiesta di una decisione più favorevole; deve invece contenere una critica argomentata e specifica del provvedimento impugnato. Deve, cioè, spiegare perché la sentenza è sbagliata, indicando le norme violate o i vizi logici nella motivazione.

Il Concetto di ‘Non Motivo’ e il suo impatto sul ricorso inammissibile

La Cassazione ha chiarito che un motivo di ricorso che non deduce un’assenza di motivazione, un vizio logico o una violazione di legge, ma si limita a una doglianza generica, costituisce un ‘non motivo’. È come se l’impugnazione fosse stata presentata senza alcuna ragione a supporto. La Corte ha richiamato numerosi precedenti giurisprudenziali, incluse sentenze delle Sezioni Unite, che stabiliscono il contenuto essenziale dell’atto di impugnazione. Questo deve contenere l’indicazione specifica delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta.

Le Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Decisione

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze significative per la ricorrente. In primo luogo, la condanna è diventata definitiva. In secondo luogo, ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. Questa sanzione viene applicata quando non si ravvisa un’assenza di colpa nella causazione dell’inammissibilità, come nel caso di un ricorso palesemente infondato o generico. La decisione ribadisce quindi un monito fondamentale per gli operatori del diritto: ogni atto di impugnazione deve essere redatto con la massima cura e specificità, pena la sua inefficacia e ulteriori conseguenze economiche per l’assistito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato era eccessivamente generico. Si limitava a lamentare la mancata assoluzione ai sensi dell’art. 129 c.p.p., senza fornire le specifiche ragioni di fatto e di diritto che avrebbero dovuto imporre tale decisione al giudice.

Cosa intende la Corte di Cassazione con ‘non motivo’?
Per ‘non motivo’ si intende un motivo di ricorso che, per la sua genericità e mancanza di argomentazioni specifiche, non costituisce una vera e propria censura alla sentenza impugnata. Non deducendo vizi di motivazione o violazioni di legge concrete, è considerato giuridicamente inesistente e non idoneo a introdurre un valido giudizio di legittimità.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile senza che si possa ravvisare una mancanza di colpa da parte del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) da versare alla cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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